zaia giorgetti fedriga salvini

SALVINI E’ INDEBOLITO: E’ COSTRETTO A RICOMPATTARE LA LEGA - INCONTRO NELLA SEDE DELLA LEGA A MILANO TRA IL “CAPITONE” E I SUOI COLONNELLI - ZAIA HA GIA’ FATTO CAPIRE CHE LE PIROETTE CONTRO DRAGHI HANNO ROTTO IL CAZZO: “LA LEGA È UN PARTITO DI GOVERNO. ADESSO È IMPOSSIBILE FARE LA POLITICA DEI DUE FORNI, FARE IL BARRICADERO DA UNA PARTE E IL GOVERNATIVO DALL'ALTRA” - MA SALVINI NON VEDE L’ORA DI USCIRE DALLA MAGGIORANZA - “REPUBBLICA”: “LO DICONO IN TANTI NEL PICCOLO MONDO ROMANO, ASPETTA SOLTANTO L'OCCASIONE PROPIZIA PER ANDARSENE ALL'OPPOSIZIONE. UN INCIAMPO POTREBBE ESSERE DATO DALLO IUS SCHOLAE”

fedriga salvini giorgetti

1 - SALVINI RIUNISCE I VERTICI LA PROSPETTIVA DI ZAIA: NOI PARTITO DI GOVERNO, NO A POLITICA DEI DUE FORNI

Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”

 

Tutti al Pirellone prima. E poi nel pomeriggio appuntamento in via Bellerio. Per «stringere i bulloni» Matteo Salvini vuole vedere tutti di persona, altro che streaming e collegamenti da remoto. Quando il gioco si fa duro, in Lombardia come sul piano del governo nazionale, bisogna parlarsi francamente guardandosi in faccia.

 

salvini giorgetti

In mattinata, nella sede della Regione Lombardia, il segretario vuole provare a mettere la parola fine sulla querelle della ricandidatura di Attilio Fontana, insidiata e rimessa in discussione dalla disponibilità a scendere in campo di Letizia Moratti. Ma su questo punto non dovrebbero emergere novità. La Lega, anche se non tutti sono convintissimi, fa quadrato su Fontana. Almeno per ora. Poi se in Sicilia non dovesse essere ricandidato l'uscente Nello Musumeci (il Carroccio non lo vuole), anche questa opzione oggi blindata potrebbe tornare in discussione. Ma adesso la Lega è concentrata sul fronte nazionale.

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

Perché il calo lento ma costante dei consensi, i mormorii e le lamentele nei confronti delle scelte del leader ancora confinati nei corridoi, il dilemma sul comportamento da tenere rispetto al governo Draghi impongono una franca discussione. Si sa che mentre Salvini rimane fedele allo schema «un po' dentro e un po' fuori», la componente ministeriale e i governatori esprimono un afflato molto più draghiano.

luca zaia matteo salvini massimiliano fedriga attilio fontana

 

E lo conferma anche un'intervista del presidente veneto Luca Zaia al Giornale di Vicenza : «La Lega è un partito di governo - precisa - Ha 800 sindaci e i governatori». Con una sottolineatura che lancia un preciso messaggio a Salvini (pur dietro la precisazione: «è il nostro segretario, punto»): «adesso è impossibile fare la politica dei due forni, fare il barricadero da una parte e il governativo dall'altra».

 

Il prudente governatore veneto usa parole simili a quelle di Giorgetti e del suo collega Fedriga. La loro convinzione è che in questo momento il modo migliore per riguadagnare consensi (o arrestare l'emorragia) sia sostenere il governo nel perseguimento dei suoi obiettivi.

 

fontana salvini zaia

Con un'azione di pungolo e di sollecitazione sui temi cari alla platea elettorale del Carroccio (su questo c'è sintonia con il segretario), ma evitando di inseguire i 5 Stelle sulla strada della guerriglia quotidiana. Salvini, che in occasione dell'ultimo Consiglio federale di un mese fa ha invitato tutti a metterci la faccia (a partire dai ministri e dai governatori, oggi tutti presenti tranne Fedriga assente per impegni istituzionali), è chiamato a fare sintesi. Il fuoco di sbarramento contro le «fughe in avanti» degli alleati-avversari su ius scholae e cannabis è condiviso. Ma è opinione diffusa negli ambienti leghisti che ci si debba concentrare su Fisco e lavoro perché all'orizzonte si profila un autunno molto difficile. E le posizioni troppo politiche rischiano di non essere comprese dagli elettori.

 

2 - "TAGLIANDO A DRAGHI" SALVINI PROVA A RICOMPATTARE LA LEGA

Concetto Vecchio per “la Repubblica”

LUCA ZAIA MATTEO SALVINI ATTILIO FONTANA

 

È l'altro fronte del malumore nella maggioranza: quello della Lega. Un malumore doppio, per come vanno le cose dentro al partito e all'interno del governo.

Matteo Salvini è in difficoltà. Perciò oggi riunirà i colonnelli a Milano, in via Bellerio, nel tentativo di coinvolgere gli amministratori governisti dentro una gestione più collegiale. Due gli incontri. Di mattina il leader vedrà gli assessori lombardi per blindare la ricandidatura di Attilio Fontana alle Regionali del 2023, stoppando così le ambizioni di Letizia Moratti. Salvini e Giorgetti gliel'hanno promesso.

 

zaia salvini

Nel pomeriggio il capo vedrà i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, il capo delegazione della Lega a Strasburgo, Marco Campomenosi, i tre vice Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana, Andrea Crippa, i ministri Erika Stefani e Massimo Garavaglia, e i governatori, Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli, e Luca Zaia, presidente del Veneto. In teoria quest' ultimi due erano i più attesi, ma rischiano di non esserci entrambi: Fedriga è impegnato in una missione istituzionale negli Usa; la tragedia sulla Marmolada potrebbe tenere lontano anche Zaia.

 

Ricompattare il partito, dopo l'esito deludente delle amministrative. Questa la prima priorità per Salvini, che rischia di finire laddove aveva iniziato la sua ascesa, nel 2013: a un partito sotto il dieci per cento. «Al governo serve un tagliando » dice deciso il deputato Edoardo Rixi, responsabile del dipartimento Infrastrutture, esprimendo l'umore prevalente.

matteo salvini gianfranco cuttica di revigliasco riccardo molinari

 

«C'è troppa gente scontenta per come vanno le cose. Draghi deve fare una sintesi, proponendo una serie di argomenti sui quali possiamo convergere, altrimenti il nostro carniere piange. In cima c'è l'autonomia. Così com' è il Pd non la vota. Ma nemmeno noi possiamo votare per la depenalizzazione della cannabis. È una proposta divisiva.

C'era l'impegno iniziale a non presentarle. Ora invece l'istinto elettorale fa premio sui buoni propositi.

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 6

Il malumore riguarda anche i governisti, se Zaia e Fontana non portano a casa l'autonomia alla lunga diventano nemici del governo. I parlamentari sono scontenti, sentono di avere le mani legate e la base rumoreggia. Giorgetti ha i suoi motivi di lagnanza per l'automotive e l'Ilva. Sulle grandi opere siamo indietro. Sulle cartelle esattoriali serve un intervento, lì non si può essere ideologici. Se Draghi non ci mette mano, ponendo delle priorità, consentendo a tutti di portare a casa un risultato scoppia l'incendio. E va fatto subito, dobbiamo concentrarci sul fronte interno, sulla guerra se la vedranno gli Usa e la Russia, da lì a noi vengono addosso solo i guai».

 

RICCARDO MOLINARI MATTEO SALVINI

Salvini, lo dicono in tanti nel piccolo mondo romano, aspetta soltanto l'occasione propizia per andarsene all'opposizione. Un inciampo potrebbe essere dato dallo ius scholae. Non può arrivare alle politiche stando al governo, perché fornirebbe un vantaggio enorme a Giorgia Meloni, che opera nel suo stesso campo.

 

Quindi la riunione di oggi ha il duplice obiettivo di avviare una riflessione interna, ma allo stesso di decidere insieme una strategia d'attacco. Fedriga però non vuole uscire dal governo. «Noi ci conosciamo tutti da trent' anni», ragiona Rixi. «Queste cose le decidiamo insieme, non siamo i Cinquestelle. Salvini non farà certo fughe in avanti. Però serve una discontinuità».

 

Oggi Giuseppe Conte vedrà Mario Draghi. Ed è il campo principale dei malumori. Ma l'altro andrà in scena in via Bellerio. Salvini vuol capire cosa ha in mente Conte, e viceversa. I due campi, insomma, si parlano.

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