matteo salvini giorgia meloni

SALVINI LE SPARA, MELONI DEVE TROVARE I QUATTRINI – COME FINANZIARE FLAT TAX, PENSIONI A QUOTA 41 E ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE? IL CAPITONE LA FA FACILE: “BASTA TAGLIARE UN PO' DI SPRECHI E TRUFFE DEL REDDITO DI CITTADINANZA CHE COSTA 9 MILIARDI” – IN REALTÀ IL GOVERNO HA PROMESSO INTERVENTI PER 30 MILIARDI E AL MOMENTO HA SOLO UN TESORETTO DA 9,5 MILIARDI LASCIATO DA DRAGHI – LA DRAGHETTA VUOLE ELIMINARE I “BONUS INUTILI” E CONVOCA I SINDACATI PER MERCOLEDI’

1 – FLAT TAX, CUNEO, PENSIONI A QUOTA 41: IL GOVERNO DEVE TROVARE 10 MILIARDI

Andrea Ducci per il “Corriere della Sera”

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

Tre aggettivi che dovranno fare i conti con l'esigenza di reperire quasi 10 miliardi di euro. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, illustrando l'approccio del governo alla legge di Bilancio ha spiegato che sarà «prudente, realistico e sostenibile». Un messaggio diretto a Bruxelles che, però, sul fronte interno obbliga l'esecutivo a tagli, revisioni di spesa o individuazione di maggiori entrate. La manovra, per ora, vale 21 miliardi, ottenuti grazie al deficit fissato per il 2023 al 4,5%, come pubblicato nel quadro programmatico della NaDef (Nota di aggiornamento Documento di economia e finanza) diffuso ieri dal ministero dell'Economia.

 

SALVINI AL PAPEETE

Ma l'intero importo è già destinato alle misure per mitigare i rincari delle bollette, come detto dalla premier Giorgia Meloni: «Concentreremo le risorse, oltre 30 miliardi, di cui 9,1 miliardi per il 2022 e 21 miliardi per il 2023, per aiutare gli italiani a far fronte all'aumento del costo dell'energia, senza disperdere risorse in bonus inutili».

 

Un segnale ben accolto dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: «È positivo che si mettano tutte le risorse sull'energia». Fuori dai 21 miliardi restano dunque le promesse annunciate in campagna elettorale dal centrodestra come, per esempio, la flat tax, quota 41 in materia di pensioni, la proroga del cuneo fiscale, lo stralcio delle cartelle esattoriali.

 

Tra gli interventi da finanziare ci sono poi quelli segnalati dalla premier Meloni nel suo intervento programmatico alla Camera, la riduzione delle imposte sui premi di produttività, l'innalzamento della soglia di esenzione dei fringe benefit, il taglio dell'Iva al 5% su prodotti e beni primari. Il costo complessivo per un pacchetto di misure del genere in legge di Bilancio richiederà, insomma, coperture per una decina di miliardi. La modalità per reperirle è stata ribadita dal ministro Giorgetti: tutto ciò che non riguarda i provvedimenti legati al caro energia non potrà avere come copertura il deficit, ma dovrà prevedere tagli di spesa o maggiori entrate fiscali.

 

GIANCARLO GIORGETTI

Negli ultimi giorni il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, interrogato su dove verranno presi i soldi per andare in pensione in anticipo con 41 anni di contributi e per alzare la platea di partite Iva beneficiarie della flat tax al 15%, è stato chiaro: «Basta tagliare un po' di sprechi e truffe del reddito di cittadinanza che costa 9 miliardi».

 

Un'indicazione che all'atto pratico sarà di difficile applicazione, garantendo risorse limitate. Il reddito di cittadinanza costa circa 8,8 miliardi all'anno e la stretta preconizzata da Salvini e condivisa da Meloni muove dall'idea di separare le platee di percettori del sussidio tra abili (circa 660 mila persone) e non abili al lavoro, con questi ultimi che continueranno a beneficiare del sostegno. Ma anche per gli abili al lavoro servirà una soluzione soft e quindi in termini di risparmi pare arduo ottenere più di un miliardo.

 

valditara locatelli salvini giorgetti calderoli

Un'altra fonte a cui attingere sono i bonus edilizi, introducendo un giro di vite sugli incentivi per le ristrutturazioni e l'efficientamento energetico. Una provvista potrebbe arrivare dalla riforma della tassa sugli extra profitti delle imprese energetiche, un'imposta che finora ha garantito 2 miliardi anziché i 10 miliardi attesi dal governo Draghi. Sul fronte fiscale nel governo si ragiona sull'ipotesi di aprire le porte a una norma sulla voluntary disclosure per la regolarizzazione dei contanti non dichiarati.

 

salvini papeete

Tra i tagli una delle poche certezze è, invece, la sforbiciata alle spese dei ministeri che per il 2023 vale 800 milioni. Le prossime settimane serviranno a capire quanto «prudente, realistico e sostenibile» sarà il cammino della manovra. Nel frattempo mercoledì prossimo la premier Meloni ha convocato i sindacati a Palazzo Chigi.

 

 

2 - MELONI CHIAMA I SINDACATI SU BOLLETTE E PENSIONI: “ORA BASTA BONUS INUTILI”

Paolo Baroni per “La Stampa”

 

maurizio landini manifestazione cgil

La telefonata, alla fine, è arrivata ieri mattina: per mercoledì pomeriggio Giorgia Meloni ha invitato a palazzo Chigi i vertici di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Sbarra e Bombardieri. Incontro che arriva quasi in extremis alla vigilia del varo del nuovo decreto aiuti da 9 miliardi annunciato venerdì dalla premier e con una legge di bilancio di fatto già impostata con l’approvazione della Nota di aggiornamento. I sindacati puntano ad un confronto stabile, duraturo, trasparente e soprattutto preventivo a tutto campo su tutti i temi più caldi: il caro energia e l’inflazione, la tutela del potere d’acquisto di salari e pensioni, la riforma della previdenza, la lotta alla precarietà e la questione sicurezza.

 

Il ministro del Lavoro Marina Calderone ieri ha auspicato un confronto «di ampio respiro lungo tutto l'arco della legislatura per definire le priorità» assicurando che l’incremento del potere d’acquisto e la riduzione del cuneo fiscale «sono obiettivi da raggiungere in tempi brevi».

maurizio landini manifestazione cgil 4

 

Tra i sindacati non mancano, però, i distinguo. «Se tutte le risorse vengono concentrate sull’emergenza energia, per tutto il resto, dal taglio del cuneo fiscale alle pensioni, cosa rimane, non c’è nulla? Voglio capire cosa pensano di fare» ha spiegato ieri Maurizio Landini a margine dell'assemblea di Federmeccanica. Oltre a questo il leader della Cgil ha osservato di non aver sentito nulla sugli extraprofitti e soprattutto sulla necessità di intervenire su una riforma fiscale.

 

«Non ci preoccupa il fatto che si agisca in deficit – sostiene invece Pierpaolo Bombardieri della Uil -. Abbiamo sempre detto che è necessario chiedere all'Europa un nuovo programma Sure, ma se è necessario salvare imprese e lavoratori, di necessità si fa virtù». Quello che serve e che il sindacato si appresta ad esigere, come dice Luigi Sbarra (Cisl), è comunque una «visione che conduca ad un progetto-Paese per assicurare riforme capaci di garantire coesione, crescita e partecipazione sociale».

 

giuseppe conte maurizio landini manifestazione pace roma

Che quello delle risorse sia un problema oggettivo lo ammette indirettamente la stessa Meloni che ieri sui social ha spiegato che coi prossimi interventi il governo «concentrerà le risorse a disposizione per aiutare gli italiani a far fronte all'aumento del costo dell'energia, senza disperdere risorse in bonus inutili».

 

Secondo il vicepresidente di Confindustria con delega alle relazioni industriali, Maurizio Stirpe, in questa fase tanto delicata «è sbagliato per le parti sociali presentarsi separate al tavolo col decisore politico, col rischio che poi non si accontenta né una parte né l’altra. Bisognerebbe mettersi attorno ad un tavolo, per scegliere 5-6 punti assieme e porli al governo come visione delle parti sociali».

 

giorgetti piantedosi meloni

Però, ha aggiunto scherzando, «non chiamiamolo patto perché porta male. Ogni volta che parliamo di un patto poi succederà qualcosa». «Non ci siamo mai sottratti al confronto» replica subito a caldo Bombardieri. «Facciamo un patto: non parliamo più di patto – aggiunge Landini . Disponibilissimi a discutere: se troviamo un’intesa bene». «Condivido il metodo – sostiene invece Sbarra -. Occorre definire le priorità».

 

Carlo Bonomi prima esprime apprezzamento per la decisione del governo di mettere tutte le risorse sulla crisi dell’energia, sul “gas release” e sulla volontà di mantenere barra dritta sulla finanza pubblica, quindi riprende il tema del rapporto coi sindacati e si toglie qualche sassolino dalle scarpe.

 

CARLO BONOMI

«Se si parla di alleanza, Confindustria ha sempre dato la massima disponibilità, ma ci vuole la volontà di farla veramente. Il problema non è chiamarlo patto o non patto, ma è quale futuro vogliamo disegnare per il Paese. Se vogliamo discutere nel merito siamo pronti, è due anni che siamo pronti» ha poi aggiunto, salvo poi lanciare frecciate contro chi «coi governi precedenti ha pensato di poter avere dei vantaggi parlando direttamente, perché magari c'era qualche ministro ideologicamente spostato da quella parte», e contro «battaglie corporative» come quella sul cuneo fiscale.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

Bonomi non cita direttamente Landini ma l’idea del segretario della Cgil di destinare interamente ai lavoratori i benefici del cuneo fiscale non è accettabile: per Confindustria un terzo dei 16 miliardi che le imprese propongono di tagliare devono, infatti, andare alle imprese che in questa fase hanno subito l’aumento spropositato dei costi dell’energia e delle materie prime e solo i restanti due terzi ai lavoratori. Ricordando che «se non ci sono imprese non c’è lavoro». Patto o alleanza che sia, con queste premesse, parte già in salita.

 

 

 

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