putin soldi

LE SANZIONI ALLA RUSSIA FUNZIONANO O NO? - NELLA SOSTANZA MOSCA E’ ISOLATA DAL MONDO MA IL DANNO ALLA SUA ECONOMIA VIENE AMPIAMENTE COMPENSATO DALL'EXPORT DI IDROCARBURI DI CUI ITALIA E GERMANIA HANNO DRAMMATICAMENTE BISOGNO - DELLE 773 AZIENDE STRANIERE OPERATIVE IN RUSSIA, SE NE SONO RITIRATE SOLO 252 - E NON MANCANO TENTATIVI DI RAGGIRARE L'EMBARGO TRIANGOLANDO VERSO PAESI TERZI: I DATI DOGANALI REGISTRANO AD ESEMPIO UN IMPROVVISO AUMENTO DI EXPORT VERSO ARMENIA E KAZAKISTAN DEI BENI VIETATI - L’ANALISI DI MILENA GABANELLI  

Milena Gabanelli e Simona Ravizza per il “Corriere della Sera”

 

IL FRONTE DEL NO ALLE SANZIONI ALLA RUSSIA

Quanto pesano davvero su Mosca le sanzioni fatte scattare dal 24 febbraio, e per tappe, da Ue, Usa, Canada, Regno Unito, Svizzera, Islanda, Giappone, Corea del Sud, Singapore, Australia e Nuova Zelanda? Lo vediamo dopo avere consultato decine di database, statistiche, documenti dell'Ofac, l'Office of foreign assets control statunitense, della Commissione europea, e con l'aiuto dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) e dell'Osservatorio conti pubblici italiani (Ocpi). I Paesi sanzionatori sono in totale 37, ma rappresentano il 59% del Pil mondiale. Fra i 193 che non applicano le sanzioni ci sono Cina, India, Emirati Arabi, Iran e Turchia.

 

BLOCCO DELLE TRANSAZIONI

la russia dopo le sanzioni 9

È sospesa l'operatività con 10 banche russe su titoli, prestiti, investimenti, pagamento dei debiti e incasso dei crediti, che tutte insieme fanno all'incirca il 70% degli attivi del sistema bancario russo. Il Tesoro Usa stima che le banche russe effettuino transazioni in valuta estera per l'equivalente di circa 46 miliardi di dollari al giorno a livello globale, l'80% delle quali in dollari statunitensi, e che la stragrande maggioranza di quelle transazioni sia danneggiata dalle sanzioni.

 

la russia dopo le sanzioni 8

Poi c'è il blocco dello Swift, ossia la stringa alfanumerica da 8 a 11 caratteri dov'è specificata la banca e il Paese di provenienza, usato per velocizzare i pagamenti sui mercati internazionali. Questo blocco colpisce Rossiya, più altre 6 banche già colpite dalla sospensione dell'operatività, mentre sono escluse Sberbank e Gazprombank, autorizzate ad incassare i pagamenti delle esportazioni di gas, petrolio, carbone (che consente quindi di far arrivare comunque quasi 1 miliardo di dollari al giorno).

 

LE RISERVE DELLA BANCA CENTRALE

Le sanzioni hanno scatenato corse agli sportelli, fughe di capitali e fatto crollare il rublo. In risposta la Banca Centrale russa ha alzato il costo del denaro e messo mano alle riserve ufficiali, che in un mese sono scese da 643 miliardi di dollari a 604. Poca roba, perché anche qui le sanzioni hanno congelato il 60% delle riserve, e cioè la quota denominata in euro, dollari, sterline, e yen, pari all'incirca 350 miliardi di dollari.

joe biden annuncia sanzioni contro la russia 2

 

Dal 24 marzo gli Usa hanno imposto lo stop anche sui 133 miliardi di riserve in oro. La Russia però può disporre della quota di riserve nelle valute dei Paesi non sanzionatori, tra cui la Cina con 83 miliardi in yuan. Per stringere la corda, dal 5 aprile, il Tesoro americano ha vietato alla Russia i pagamenti del debito sovrano con i suoi dollari presenti nelle banche Usa. Vuol dire che già il 27 maggio alla scadenza di una cedola da 101 milioni potrebbe aprirsi la procedura di fallimento dello Stato.

 

I DANNI DELL'EMBARGO

la russia dopo le sanzioni 11

L'embargo pesa anche sui Paesi sanzionatori che non possono più esportare in Russia tecnologia per uso civile, militare e telecomunicazioni, logistica e beni di lusso, come dispositivi elettronici di valore superiore a 750 euro, auto sopra i 50.000 euro, orologi e loro parti, oggetti d'arte. Vietato dall'Ue invece l'import di ferro, acciaio, carbone, legno, materiale per l'edilizia, gomma. Usa e Uk hanno bloccato le loro importazioni di petrolio e carbone, che in tutto valgono complessivamente poco più di 12 miliardi. Mentre il carbone Ue ne vale 4,3.

 

QUANTO PESA SULLA RUSSIA

la russia dopo le sanzioni 1

Dai calcoli dell'Ispi le sanzioni bloccano il 12% dell'import russo, che nel pre-pandemia valeva complessivamente 247 miliardi di dollari, e il 7% del suo export, equivalente a 427 miliardi di dollari. Da parte sua la Russia ha bloccato le forniture di grano, mais, fertilizzanti. L'impatto maggiore invece dovuto al mancato export ed import lo subiscono i Paesi della Ue, anche considerando che le stesse misure sono applicate alla Bielorussia, in quanto Paese fiancheggiatore, e al Donbass, poiché si ritiene che gli acquisti vadano a finanziare la guerra.

vladimir putin 1

 

I più colpiti dal mancato import di siderurgia e gomma da Bielorussia e Donbass sono soprattutto Italia e Spagna, molto meno Francia e Germania. Non mancano tentativi di raggirare l'embargo triangolando verso Paesi terzi: i dati doganali registrano ad esempio un improvviso aumento di export verso Armenia e Kazakistan proprio dei beni vietati. Si possono invece esportare in Russia tutti gli altri beni, da alimentari alla manifattura, ma l'economia di guerra ha ridotto la domanda, con un impatto globale stimato in 30 miliardi (circa il 20%).

 

CHI SE NE VA E CHI RESTA

la russia dopo le sanzioni 13

Dal database di Yale risulta che a oggi su 773 aziende operative in Russia, se ne sono ritirate 252, fra cui colossi internazionali come Apple H&M, Ikea McDonald's, Microsoft e Netflix e le quattro italiane Assicurazioni Generali, Eni, Ferragamo, Yoox. Hanno sospeso le attività in 237, fra cui le compagnie internazionali di container MSC, Maersk e CMA, e le italiane Ferrari, Iveco, Leonardo, Moncler e Prada. Hanno ridotto l'attività in 62, tra cui Enel, Ferrero e Pirelli. In 91 prendono tempo, come Barilla e Maire Tecnimont. Restano in 131: Acer, Auchan-Retail, Lenovo, e le 11 italiane Buzzi Unichem, Calzedonia, Campari, Cremonini Group, De Cecco, Delonghi, Geox, Intesa Sanpaolo, Menarini Group, UniCredit, Zegna Group.

 

vladimir putin.

I BENI DEGLI OLIGARCHI

Le liste dei miliardari a cui congelare le proprietà sono disallineate. L'Ue ha stilato un elenco di 1.110 nomi, la Gran Bretagna di 989, gli Usa di 407. E quindi succede che fra i 20 oligarchi e funzionari più ricchi della Russia sanzionati da Ue e Regno Unito, ma non dagli Usa, ci sono l'industriale di fertilizzanti Andrey Igorevich Melnichenko, Roman Abramovich, il fondatore di Alfa-Bank Mikhail Fridman, il produttore di acciaio Viktor Rashnikov.

 

Sanzionato invece da Usa e Uk, ma non dall'Ue, c'è il produttore di materie prime Victor Vekselberg. Mentre nessuno dei tre ha sanzionato il presidente e principale azionista della società russa del gas Novatek Leonid Mikhelson, e il magnate dell'acciaio Vladimir Lisin. Nessuna sanzione neanche per il presidente del gigante petrolifero Lukoil Vagit Alekperov, considerato meno vicino a Putin del presidente di Rosneft Igor Sechin che mira a prendersi Lukoil per diventare il padrone assoluto del petrolio russo (sanzionato invece sia da Ue e Uk che dagli Usa).

 

vladimir o. potanin e vladimir putin

Fra gli intoccati c'è infine il magnate dei metalli Vladimir Potanin, considerato dagli Stati Uniti tra i 210 individui strettamente associati al presidente russo. La scelta di sanzionare alcuni e non altri è frutto di valutazioni politiche ed economiche dei singoli Paesi, poiché, secondo quanto riportato da Forbes , il «predominio della Russia nelle esportazioni di petrolio, gas e materie prime ha collegato il destino dei produttori e delle imprese occidentali con quello delle imprese russe e dei loro proprietari, ovvero gli oligarchi». Atlantic Council stima che oligarchi e funzionari nascondano circa 1 trilione di dollari (tanti quanti ne possiede l'intera popolazione russa) nei paradisi fiscali, per cui scovare le loro proprietà non è facile. Nella Ue, ad oggi, sono stati congelati asset per 29 miliardi.

vladimir lisin con putin

 

SPORT E CULTURA

Sanzioni anche per il mondo dello sport e della cultura. Fuori atleti e squadre dalle gare olimpiche, di tennis, dal mondiale di calcio, dalla Coppa del mondo di sci e mondiali juniores di nuoto. Si terranno fuori dalla Russia la finale di Champions League e il circuito del gran premio di Formula 1. Fuori dall'Eurovision 2022, e Warner Bros, Disney e Sony hanno sospeso l'uscita dei film nelle sale russe.

 

Tirando le somme: le sanzioni nel loro complesso stanno isolando Mosca e provocando qualche danno alla sua economia, ma ampiamente compensato dall'export di idrocarburi di cui Italia e Germania hanno drammaticamente bisogno. La partita cruciale alla fine può giocarla l'Unione europea decidendo se ci fa più paura la barbarie e la fine dello stato di diritto, o un periodo di forte austerità. Nella risposta la soluzione.

vladimir lisin 7

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…