taglio parlamentari

SAPETE PERCHÉ NON CI SARANNO ELEZIONI ANTICIPATE? PERCHÉ IL 37% DEI PARLAMENTARI PERDEREBBE LA POLTRONA – SENALDI: “DA SETTIMANE LA LORO ATTIVITÀ PRINCIPALE È STUDIARE LA STRATEGIA CHE SPINGA PIÙ IN LÀ IL GIORNO FATALE” – TUTTO RUOTA INTORNO AL COMBINATO DISPOSTO TRA LA DATA DI APPROVAZIONE DELLA NORMA CHE RIDUCE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI E L’EVENTUALE CADUTA DEL GOVERNO. ANDREBBE BENE SOLO A DEPUTATI E SENATORI LEGHISTI

 

 

Pietro Senaldi per “Libero Quotidiano”

 

votazione per ddl costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari 1

Camera ardente. Il Parlamento come un romanzo di Agatha Christie, dove mille piccoli indiani (in realtà sono 945, 630 deputati e 315 senatori) attendono che la grande mietitrice ne segni la sorte con la sua falce. Sono freschi freschi, appoltronati da poco più di un anno, eppure sono tutti ossessionati dalla data di scadenza che hanno impressa sotto la giacca, un po' come i replicanti di Ridley Scott in Blade Runner.

 

La maggior parte di loro sa che morirà e da settimane l' attività principale degli ospiti di Montecitorio e Palazzo Madama non è sfornare leggi, quando mai, bensì studiare la strategia che spinga più in là possibile il giorno fatale.

 

luigi di maio matteo salvini giuseppe conte

Tutto ruota intorno al combinato disposto tra la data di approvazione definitiva della norma che riduce del 37% i parlamentari, portando i deputati a 400 e i senatori a 200 e l' eventuale caduta del governo prima che il taglio diventi legge. Poiché la decurtazione degli onorevoli implica una modifica della Costituzione, perché passi è necessaria una doppia votazione in entrambe le Camere.

 

L' 11 luglio scorso c' è stata la seconda a Palazzo Madama, manca l' ultimo passaggio a Montecitorio e il gioco è fatto. La votazione è fissata per il 9 agosto, venerdì, giorno della chiusura dei lavori, ed è facile prevedere che verrà slittata a metà settembre.

GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY

 

QUESTIONE DI TEMPI

Se il governo non sarà caduto per allora, in 350 perderanno il posto, nella migliore delle ipotesi alla scadenza della legislatura, nel 2023. Se invece il governo cadrà entro settembre, il numero di scranni resterà invariato, ma in caso di elezioni anticipate molti dei loro occupanti dovranno cedere la poltrona a colleghi di altri schieramenti, perché in quest' ultimo anno c' è stata una rivoluzione nei rapporti di forza tra i partiti.

 

Ai miracolati e nominati entrati nel Palazzo, di qualunque schieramento siano, la questione preme più dell' autonomia, della legge di bilancio, dell' elezione del successore di Mattarella nel 2022 e di ogni altra cosa.

 

votazione per ddl costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari 2

Al momento gli unici tranquilli sono i leghisti. La riduzione viene più che compensata dal raddoppio dei consensi del partito, quindi il drappello salviniano nel prossimo Parlamento sarà comunque numericamente superiore. Ciò significa che onorevoli e senatori del Carroccio sono i soli che possono permettersi una crisi di governo ed elezioni anticipate anche dopo l' approvazione della legge taglia-poltrone.

 

SALVINI MANGIA LA NUTELLA

Tutti gli altri sono fritti. Perché allora votano sì come tanti capponi frettolosi e felici di festeggiare il Natale? Non è un istinto suicida, come sembrerebbe a prima vista, bensì di sopravvivenza. M5S deve farlo perché lo promette da dieci anni ai propri elettori e non è nelle condizioni di deludere quelli che gli sono rimasti, i quali peraltro sono i più anti-Casta. A questa motivazione specifica i grillini ne aggiungono un' altra, che condividono con le altre forze, eccezion fatta come detto per la Lega.

 

Poiché l' approvazione del taglio dei parlamentari in prospettiva manda a casa almeno l' 80% dei parlamentari non salviniani, essa diventa la garanzia della durata della legislatura fino alla scadenza naturale. Far cadere il governo senza averne già uno con il quale sostituirlo e portare il Paese al voto sarebbe infatti un suicidio collettivo per la nostra classe politica, dove non abbondano i kamikaze disposti al sacrificio per un interesse superiore della patria.

 

riccardo fraccaro

LA RISSA QUOTIDIANA

In questo contesto si ambienta l' ultimo capitolo della rissa quotidiana tra Lega e Cinquestelle.

 

L' argomento è sempre l' autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che Conte vuole annacquare togliendo alle Regioni la possibilità di gestire i soldi che risparmiano e che i governatori leghisti non sono disposti a firmare alle condizioni del premier.

 

La questione è scivolosa perché l' autonomia è nel contratto, l' ira dei governatori e dei cittadini che essi rappresentano è dura da ignorare perfino per un leader che ha potere assoluto nel suo partito come Salvini ed M5S non riuscirebbe mai a far digerire ai propri elettori meridionali un cedimento su questo fronte. Insomma, la curva è pericolosa e il governo può cadere.

LUIGI DI MAIO MANGIA UNA MOZZARELLA

Di Maio ha paura che Salvini strappi e perciò lo attacca: «Vogliono far saltare il governo per sabotare il taglio dei parlamentari» dice.

 

La tesi non sta in piedi, visto che la Lega è l' unica forza alla quale la riduzione non tange, però è suggestiva e i grillini se la spenderebbero in campagna elettorale, dove l' importante è dire qualcosa che colpisca e a cui chi vota può abboccare, indipendentemente dal fatto che essa sia vera o falsa. Le contraddizioni d' altronde non preoccupano Di Maio.

 

Mentre attacca l' alleato leghista accusandolo di essere poltronaro, il leader M5S fa la prima mossa per eliminare uno dei cavalli di battaglia della propaganda grillina: il tetto massimo dei due mandati per candidarsi. Ha iniziato con i consiglieri comunali per aprire le porte poi a senatori e deputati.

votazione per ddl costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari

La teoria del sabotaggio è quindi l' ultima àncora di salvataggio di Di Maio, perché se è vero che se la Lega fa saltare il tavolo forse ci smena, qualora Mattarella non porti il Paese alle urne, è certo che il leader grillino sarebbe finito sia che si votasse sia che si andasse incontro a un ribaltone.

 

Nel primo caso, Cinquestelle lo sostituirebbe. Nel secondo, il governo Pd-M5S al quale Gigino si oppone, si farebbe, perché il piano c' è già e il vicepremier di Pomigliano d' Arco non ne fa parte.

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