de luca zaia

SAPETE PERCHÉ VENETO E CAMPANIA NON SONO DIVENTATE ZONE ARANCIONI O ROSSE? NON HANNO COMUNICATO TUTTI I DATI! TRA I 21 PARAMETRI PER STABILIRE IL GRADO DI RISCHIO CE NE SONO ALCUNI OGGETTIVI, TIPO LA PERCENTUALE DI RIEMPIMENTO DELLE TERAPIE INTENSIVE, MA ALTRI TOTALMENTE FLUTTUANTI - PIÙ FACILE PASSARE IN LOCKDOWN CHE TORNARE INDIETRO

 

 

Una fotografia e un film. Anzi, una fotografia che ferma nel tempo una scena di due settimane fa. E un film capace di far vedere quello che accadrà nei prossimi giorni. È proprio questa differenza a spiegare non tutte ma gran parte delle contraddizioni tra le due cartine che abbiamo tutti davanti: quella con il numero dei positivi regione per regione e quella del lockdown a bassa intensità, con le zone rosse, arancioni e gialle che dividono l'Italia. Perché la Calabria è finita in lockdown se ha «solo» 4.244 positivi e 11 persone in terapia intensiva?

 

meme vincenzo de luca 2

Perché la Campania è invece gialla se quasi 4 mila positivi sono solo quelli di ieri, mentre i ricoverati in rianimazione sono 174? E ancora, perché per la Lombardia non ci sono mai stati dubbi sul rosso ma ieri i ricoveri in rianimazione, già sopra quota 500, sono saliti di 15 unità? Certo, ogni numero va pesato sulla popolazione della regione ci cui stiamo parlando. E i dati usati dal governo sono ormai già vecchi perché risalgono al periodo che va dal 19 al 25 ottobre. Ma il motivo principale resta la differenza tra fotografia e film.

 

Sono 21 gli indicatori utilizzati per valutare il livello di rischio. Alcuni sono comprensibili a tutti, come il numero di casi sintomatici o la percentuale di occupazione dei posti in terapia intensiva. Cinque sono opzionali, come quello sulla distribuzione delle check list nelle rsa. E già questo rende tutta l'operazione meno omogenea. Altri ancora sono più raffinati, come i casi di infezione non associati a catene di trasmissione note. Ma il più importante resta l'Rt, che indica la velocità di trasmissione del contagio. Per capire torniamo in Calabria. I dati usati dal governo per metterla nella zona rossa dicono che l'Rt era a 1,66. «Un valore molto alto anche se a prima vista la situazione poteva sembrare sotto controllo», spiega Giovanni Rezza, direttore della prevenzione al ministero della Salute.

giuseppe conte regioni

 

Il 20 ottobre in tutta la Calabria il totale dei positivi era solo di mille. Ma già allora il virus correva veloce, tant' è che nella sola giornata di ieri i nuovi casi sono stati 358. Il film aveva previsto la foto di oggi. I dati vengono trasmessi dalle Regioni alla Protezione civile. Poi vengono valutati dalla cabina di regia dove ci sono i ministri della Salute degli Affari regionali, e poi rappresentanti di Regioni, Province e Comuni. Il guaio è che in quelle tabelle ci sono troppi buchi. Anche se il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, dice di «escludere ogni ipotesi di dolo per costruire scenari più favorevoli». C'è un problema di completezza, cioè mancanza di alcune voci, che riguarda cinque regioni: Abruzzo, Basilicata, Liguria, Veneto e Valle d'Aosta. E poi un problema di stabilità della trasmissione, cioè alcune voci arrivano a singhiozzo.

 

E qui c'è di nuovo la Valle d'Aosta, che proprio per questo doppio guaio è finita nella zona rossa, e poi Campania, Sicilia, Marche e Friuli-Venezia Giulia. Il «ritardo di notifica della Campania» potrebbe portare a un aumento dei casi nei prossimi giorni. Ma forse, nell'evitare la zona rossa, il governo ha tenuto conto delle misure aggiuntive decise dalla Regione, a partire dalla chiusura delle scuole. Mentre per la Liguria si sospetta una parziale sottostima del Rt, che però il governatore Giovanni Toti respinge: «Avevamo chiesto un confronto prima della decisione, ne potevamo discutere lì». E poi ci sono zone grigie più sottili, come il caso del numero dei ricoverati all'ospedale di Cosenza: dato trasmesso 14, dato pubblicato 2. In molti si sono lamentati del fatto che i 21 parametri non fossero stati spiegati.

spostamenti tra regioni

 

Sono stati fissati con un decreto del ministero della Salute il 30 aprile scorso. Ma sulla Gazzetta ufficiale di allora ci sono solo poche righe, «sono stati adottati i criteri relativi alle attività di monitoraggio...». Per trovarli bisognare cercare con pazienza sul sito del ministero della Salute. E qui ci sono anche gli algoritmi per la valutazione del rischio, che non è una volta per sempre. Il monitoraggio è settimanale, oggi dovrebbero arrivare i dati nuovi. Purtroppo è più facile scivolare verso il lockdown che non uscirne. «Se in una regione l'Rt scende da 2 a 1,8 - spiega Rezza con un esempio - è vero che le cose vanno meglio. Ma il virus corre ancora veloce e quindi bisogna restare prudenti». Se invece l'Rt passa da 1,3 a 1,6, siamo su livelli più bassi, ma il principio di precauzione suggerisce una stretta prima possibile. Anche se la cabina di regia valuta. Ma a decidere è poi il governo.

 

 

Ultimi Dagoreport

camille cheneaux mieli mario draghi

FLASH! - DALLO SPORT ALLA POLITICA, IL PASSO È BREVE. DOPO L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO SILVIA SALIS, UN’ALTRA EX ATLETA SALE ALLA RIBALTA, L’ITALO-SVIZZERA CAMILLE CHENAUX - DOTATA DI UN DOTTORATO DI RICERCA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI, LA NEO-POLITOLOGA HA STREGATO PAOLINO MIELI CHE A OTTOBRE HA PRESENTATO A ROMA IL SUO LIBRO: "CRISI DELLO STATO-NAZIONE E POPULISMI EUROPEI" - OGGI È STATA LA VOLTA DI MARIOPIO DRAGHI, PREMIATO ALLA FONDAZIONE PRIMOLI, DI CONOSCERE LA FATALE CAMILLE…

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?