mario draghi come dracula per la bild 1

NELLA SCELTA DEL SUO STAFF, MALGRADO I CONSIGLI DI GIULIANO AMATO, DRAGHI HA COMMESSO UN UNICO ERRORE: LA NOMINA DEL CAPO DI GABINETTO, ANTONIO FUNICIELLO. FRUTTO DELL’ASSALTO AL COLLO DI GENTILONI. COME ROBERTO GAROFOLI E' BY ENRICO LETTA - DRAGHI HA CHIUSO LA BOCCA A TUTTI I CONSULENTI DELLA SANITÀ: NON POSSONO PIÙ FARE I PREZZEMOLINI IN TV E SUI GIORNALI. DOMENICO ARCURI È GIÀ STATO DEMANSIONATO, E SI ATTENDE LA SCADENZA DEL SUO MANDATO DI COMMISSARIO (MARZO) PER RISPEDIRLO A CASA - CON DRAGHI QUANTA INTELLIGENCE DELL’EPOCA CONTE RIMARRÀ AL SUO POSTO? AGOVINO ASPIRA ALL'AISI MENTRE MARIO PARENTE MIRA A PRENDERE IL POSTO DI VECCHIONE AL DIS - SULLA CUCCAGNA DELLE NOMINE, I PARTITI POSSONO METTERSI L’ANIMA IN PACE E LE UNGHIE A RIPOSO: LA VIA DI MARIOPIO È COMPETENZA E CAPACITÀ. ERGO: LE NOMINE SARANNO AFFIDATE AI “CACCIATORI DI TESTE” (LE SOCIETÀ CHE CERCANO I MANAGER PIÙ ADATTI PER UN INCARICO)

DAGOREPORT

MARIO DRAGHI GIULIANO AMATO

Finora, nella scelta del suo staff, malgrado i consigli di Giuliano Amato, Draghi ha commesso un unico errore: la nomina del capo di gabinetto, il vispo tuittarolo Antonio Funiciello, che dal 2016 al 2018 è stato capo dello staff dell'allora premier Paolo Gentiloni.

 

Infatti, un attimo dopo aver ricevuto il mandato a formare il governo da Mattarella, Mariopio ha subito l’assalto al collo da “Er Saponetta” che, in qualità di commissario europeo a Bruxelles, ha avuto varie occasioni di incontrarlo.

ANTONIO FUNICIELLO

 

E’ andata meglio con l’altro “assalitore”, Enrico Letta, che più volte andò a trovarlo a Francoforte, che gli ha suggerito il suo ex segretario Generale della Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, uno che sa bene come fare il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

 

ENRICO LETTA PAOLO GENTILONI

Con la scelta di Paola Ansuini (arriva da Bankitalia dove era Vice capo del Servizio Segreteria particolare del Direttorio e comunicazione) come portavoce, Draghi ha cassato la comunicazione con banchetto in piazza in modalità Casalino: lo stile Bankitalia prevede nessun social, pochi spin, zero retroscena, una comunicazione molto istituzionale e asciutta. Insomma, l’Ansuini sarà una “porta-silenzi”.

ROBERTO GAROFOLI

 

Buona la scelta del viterbese Carlo Deodato a capo dipartimento affari giuridici e legislativi. Ottimo il trasloco da Berlino a Palazzo Chigi dell’ambasciatore Luigi Mattiolo, come nuovo consigliere diplomatico che sarà anche lo "sherpa" per il G7 e il G20.

 

Per quanto riguarda la nomina dell’autorità delegata ai Servizi Segreti, malgrado il grande attivismo di Piero Benassi per restare attaccato alla poltrona, Draghi avrebbe in mente un gesto di discontinuità rispetto al suo predecessore Conte. Oggi sulla stampa è trapelato il nome del capo della polizia Franco Gabrielli ma l’ex direttore del SISDE e dell'AISI è impegnato nella riforma della Polizia, ed è molto importante che rimanga al suo posto.

paola ansuini

 

Con il governo Draghi quanto rimarrà al suo posto dell’epoca Conte? Durante la formazione del governo, Draghi ha tenuto i suoi incontri riservati nella foresteria pariola del quartier generale dell’Arma dei Carabinieri, in viale Romania, grazie al suo buon rapporto con il neo comandante generale dell’Arma Teo Luzi.

 

L’eventuale passaggio del generale dei carabinieri Angelo Agovino, attuale vice direttore dell’AISE alla poltrona in scadenza di Mario Parente, numero uno dell’AISI, dipende dal pensiero di Luzi e di quanto potere Draghi darà a Di Maio che ha “ingoiato” Luzi a capo dei Carabinieri (trainato dal Pd su spinta di Guerini e dal Colle su input dell’ex comandante Leonardo Gallitelli che hanno preferito l’erede di Nistri a Gaetano Maruccia).

mario parente

 

Da parte sua il generale Mario Parente aspira a prendere il posto di capo del Dis di Gennaro Vecchione. “Orfano” del suo mentore Giuseppe Conte, Vecchione sa bene che il capo dell’Intelligence può essere nominato e revocato quando vuole il presidente del Consiglio.

 

angelo agovino

Nel suo discorso al Senato Draghi ha messo al primo posto dell’azione del governo la pandemia e i vaccini. Intanto ha chiuso la bocca a tutti i consulenti della Sanità: non possono più fare i prezzemolini logorroici in tv e sui giornali. Secondo: il contestato Domenico Arcuri è già stato demansionato, e si attende la scadenza del suo mandato di commissario all’emergenza sanitaria (fine marzo) per rispedirlo a casa a fare le mascherine.

 

Arcuri Conte

Da alcuni giorni sui giornali molte pagine sono occupate dalle 500 nomine che dovrà fare il premier tra marzo e aprile nelle aziende a partecipazione statale: da Cdp alla Rai, dalle Ferrovie all’Anas, etc.

 

Non solo: fra un mese il Tribunale di Milano emetterà la sentenza sul processo Eni-Nigeria dove sono imputati l’attuale ad Claudio Descalzi e l’ex presidente Paolo Scaroni. Di più: in bilico c’è anche l’ad di Leonardo, Alessandro ex Magno Profumo, condannato sempre dal Tribunale di Milano a 6 anni per il caso Monte Paschi.

ALESSANDRO PROFUMO

 

Non basta: tra Mariopio e Profumo c’è una vecchia ruggine innescata dalla contrarietà dell’ex governatore di Bankitalia all’operazione Unicredit-Capitalia: ‘’Arrogonce” preferì dare ascolto alle sirene di Cesare Geronzi e dal quel giorno in poi Unicredit non si è più ripresa.

 

Sulla cuccagna delle nomine, comunque, i partiti possono mettersi l’anima in pace e le unghie a riposo: la sua via è competenza e capacità. Ergo: sarà affidato ai “cacciatori di teste”. A seguire il pensiero di Draghi “l’ammazza-boiardi”…

Paolo Scaroni AFP

 

 

500 NOMINE SUL TAVOLO DI DRAGHI, DA CDP A FS AFFIDANDO AI «CACCIATORI DI TESTE» LA SELEZIONE DEI CANDIDATI MIGLIORI

Estratto dell’articolo di Paolo Baroni per “La Stampa”

 

(…)

 

giuseppe conte gennaro vecchione 1

Se Draghi riuscirà a tenere a freno gli appetiti dei partiti, che potrebbero trovare in questa nuova partita di nomine un modo per recuperare terreno (e potere) rispetto alla composizione dell’attuale esecutivo, ci si aspetta una decisa sterzata all’insegna della competenza dei nuovi candidati.

 

E per la stessa ragione si può anche ipotizzare che nel fare le sue scelte Draghi punterà anche a valorizzare le tante risorse interne, anche confermando una serie di figure dal profilo più tecnico. È stato infatti proprio il nuovo premier, in qualità di direttore generale del Tesoro, ad esigere a suo tempo che anche nel pubblico si utilizzasse lo stesso strumento impiegato nel settore privato, affidando ai «cacciatori di teste» la selezione dei candidati migliori.

 

Antonio Catricala Cesare Geronzi

Rispetto alle precedenti tornate, questa volta le scelte sono però più complicate, perché rispetto agli ultimi due governi sono ben sei i partiti della coalizione, con Lega e Forza Italia che si sono aggiunti a M5S, Pd, Iv e Leu, per cui sarà più difficile accontentare tutti.

 

(…)

 

DRAGHI, «L’AMMAZZA-BOIARDI»

Roberto Ippolito per “La Stampa” del 30 aprile 1997

 

d alema premier ciampi ministro del tesoro mario draghi direttore generale

Cammina cammina. Finché un bel giorno d'aprile arriva sul Colle. Al Quirinale Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro, si toglie una soddisfazione insolita per un superburocrate: lo riceve il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. L'udienza sembra la ciliegina su una carriera da protagonista nell'economia italiana. Una carriera sempre più al centro delle attenzioni e anche delle invidie.

 

Tanto che ormai si parla di Draghi in termini quasi leggendari. Perfino al segretario del pds Massimo D'Alema è attribuita una battuta sul direttore del Tesoro di cui però non esistono le prove che sia mai stata pronunciata: «Su cinque nomine nelle aziende pubbliche quattro le fa Draghi» avrebbe osservato D'Alema.

 

MARIO DRAGHI E CARLO AZEGLIO CIAMPI

Autentica o no la battuta, è un fatto che nei palazzi del potere si discuta sul ruolo di questo professore di economia che a settembre compirà cinquant’anni: la scelta dei manager pubblici dipende da lui? E' l'uomo che fa tremare i boiardi? O che addirittura, secondo i maligni, li... ammazza per la gioia del governo di Romano Prodi? A provocare le domande è il caso di Fabiano Fabiani, dimissionario da presidente della Finmeccanica dopo che l'In (azionista di controllo) ha annunciato un piano di riorganizzazione indigesto.

 

mario draghi 11

Piano che rispecchierebbe la filosofia dello «spezzatino» di Draghi: creazione di società distinte nella Finmeccanica e vendita separata. Avallata da Prodi, dal sottosegretario alla presidenza Enrico Micheli, dai ministri del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi e dell'Industria Pierluigi Bersani e dal Pds, la riorganizzazione ha come regista Draghi? Nelle ali estreme del Parlamento, a destra come a sinistra, c'è chi lo sostiene.

massimo d'alema

 

Molto aspro, Nerio Nesi, responsabile economico di Rifondazione, è convinto che il caso Fa¬ biani «dipenda da un funzionario del Tesoro come questo Draghi assolutamente non idoneo per decidere in questioni industriali» ma «eccellente in materia di politica monetaria». Per l'opposizione il capogruppo di Alleanza nazionale, Giuseppe Tatarella, vede dietro la vicenda Fabiani «la costituzione di veri e propri gruppi di potere: i più noti attualmente fanno capo a Micheli da una parte e Draghi dall'altra».

 

Cossiga e Fabiano Fabiani

Quando Ciampi è venuto a conoscenza degli attacchi paralleli di Rifondazione e An si è preoccupato di rasserenare Draghi: «Lasci perdere, non se la prenda» gli ha detto. Del resto lo stesso ministro ci tiene a non rinunciare alle proprie prerogative: il potere di nomina nelle società controllate dal Tesoro spetta personalmente a Ciampi. «Draghi - spiegano al ministero - è un funzionario dello Stato che esegue al meglio delle sue possibilità le indicazioni che vengono dal governo nel rispetto dei compiti assegnati dalla legge».

 

MARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTO

Se le cose stanno così, com'è nato il mito di Draghi-terrore dei boiardi? Forse perché il direttore ha un piede in infinite faccende: è consigliere di amministrazione di Iri, Eni e Bnl. E istruisce tutte le pratiche per le nomine: contatta i cacciatori di teste (le società che cercano i manager più adatti per un incarico), seleziona i papabili, prepara il curriculum di un candidato.

 

E' un lavoro nell'ombra? A volte è Ciampi a farlo svolgere sotto i riflettori: fu lui a inviare Draghi dal ministro dei Trasporti Claudio Burlando per le nomine alle Ferrovie. Alle Fs, all'Enel o alla Stet il governo Prodi in meno di un anno ha cambiato i vertici. Una rivoluzione che ha scosso molti equilibri: qualcuno non gradisce.

 

mario draghi 2mario draghi 5cesare romiti mario draghi MARIO DRAGHImario draghi carlo azeglio ciampi

 

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