renzi zingaretti di maio conte

SCENARI DEL POST VOTO - LA MAGGIORANZA GIALLOROSSA È DESTINATA A FIBRILLARE COMUNQUE VADA E CONTE, IN CASO DI BATOSTA PD-M5S ALLE REGIONALI, NON AVRÀ PIÙ IL PALLINO GONFIATO - IL REFERENDUM E I PROBLEMI DI LEADERSHIP NEL M5S, IL PD E L’ASCESA DI BONACCINI E DE LUCA, LA ROGNA DELLA LEGGE ELETTORALE E LE GRANE DEI RENZIANI, LO SCONTRO SALVINI-MELONI SU CHI COMANDERÀ IN FUTURO. INSOMMA, IL PEGGIO DEVE ARRIVARE…

Francesco Verderami per “il Corriere della Sera”

 

Conte Zingaretti

Giunta a metà del suo percorso, la legislatura viene posta davanti a un bivio, tra un'affannosa stabilità e una caotica crisi dell'intero quadro politico. Le urne decideranno per un verso le sorti del governo, per l'altro influenzeranno le strategie future delle forze di maggioranza e opposizione.

 

È chiaro che una netta affermazione del centrodestra alle Regionali scardinerebbe l'alleanza giallorossa e la linea Maginot costruita a difesa dell'esecutivo, aprendo la strada verso l'ignoto: l'impossibilità di andare subito alle elezioni e la difficoltà di trovare in tempi rapidi un nuovo punto di equilibrio in Parlamento, metterebbero a dura prova l'intero sistema dei partiti e insieme le istituzioni.

giuseppe conte luigi di maio

 

Probabilmente una sconfitta per 4-2, con la perdita della Puglia ma non della Toscana, consentirebbe alla coalizione di governo di resistere alla spallata, ma la costringerebbe ad affrontare problemi politici di non poco conto.

 

Con le regioni guidate a grande maggioranza dal centrodestra, infatti, l'esecutivo sarebbe chiamato a gestire una fase di maggiore conflittualità sia nel rapporto con i territori sia nell'attività alle Camere.

 

E la pressione si farebbe sentire su materie come l'Autonomia regionale, ma soprattutto sulle decisioni da assumere per l'emergenza virus e sulle scelte di indirizzo per le risorse europee del Recovery fund. Un risultato di parità garantirebbe invece a Conte la permanenza a Palazzo Chigi, pur senza sciogliere il nodo legato alla capacità dell'esecutivo di saper affrontare e risolvere i problemi del Paese. Sarebbe insomma la vittoria del premier, che pure non si è speso nel test elettorale.

 

Conte Zingaretti

Ma non assicurerebbe automaticamente la stabilità, perché la sopravvivenza di Conte finirebbe comunque per gravare sulle spalle delle forze che lo sorreggono e che mostrano un forte grado logoramento.

 

I Cinquestelle, per esempio: fuori gioco nelle Regionali, potrebbero trarre temporaneo giovamento da un successo convincente del Sì al referendum. Che da solo però non basterebbe al Movimento per riavviare la spinta propulsiva persa da tempo, e che potrebbe non risultare sufficiente ad arrestare il processo di balcanizzazione in atto, provocato dalla necessità di decidere cosa fare del proprio futuro, sul tema degli assetti interni e su quello delle alleanze.

 

renzi bonaccini

Sono gli stessi problemi del Pd: perché «arrestare le destre» in Toscana e Puglia non basterebbe per trovare la quadratura del cerchio negli equilibri di partito. Anzi, l'eventuale vittoria di De Luca in Campania, dopo il successo di Bonaccini in Emilia, già prefigura una nuova «stagione dei governatori» che vorranno contare a Roma sugli assetti di vertice e sulla linea nazionale.

 

Sono questioni che inevitabilmente finiranno per scaricarsi sulla politica di governo, sui rapporti con M5S e con il premier. Cartina di tornasole di questo confronto sarà la legge elettorale: puntare sul proporzionale vorrà dire mettere anzitempo tra parentesi la premiership di Conte, con le conseguenze che questa scelta potrà anche avere sul governo. Perciò il premier sta operando una resistenza passiva, trovandosi (per ora) Renzi come alleato.

vincenzo de luca

 

Ma se la maggioranza è destinata a fibrillare, nel centro-destra è prevista un'intensa attività bradisismica. Non è sfuggito come Salvini, durante la campagna elettorale, in ogni comizio abbia ripetuto «quando diventerò premier».

 

È stato un modo per sottolineare un primato che oggi è esposto a una fase di logoramento, e che un'affermazione in Toscana potrebbe se non interrompere almeno rallentare. Si rivela così la fragilità dell'intero quadro politico. La verità è che nessuno è pronto e che solo un pareggio offrirebbe agli attuali protagonisti, di maggioranza e opposizione, quel tempo di cui hanno estremamente bisogno.

 

salvini e meloni

 

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...