di maio e pizzarotti

SCISSIONE A CINQUESTELLE - NON DITE A DI MAIO CHE I DISSIDENTI M5S SI SONO VISTI A CENA PER PIANIFICARE LA SCISSIONE, CON L’OBIETTIVO DI SCROLLARSI DI DOSSO IL CONTROLLO DELLA CASALEGGIO ASSOCIATI E DELLA PIATTAFORMA ROUSSEAU - A FARE DA LEADERINO ALLA NUOVA FORMAZIONE POTREBBE ESSERE IL SINDACO DI PARMA, FEDERICO PIZZAROTTI, CHE A NOVEMBRE PORTA A CONGRESSO LA SUA “ITALIA IN COMUNE”…  

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

DI MAIO E PIZZAROTTI

Due cene. Una di dodici dissidenti, ormai con un piede fuori dal M5S. Un'altra, della fronda di tredici, tra arrabbiati e insoddisfatti di ogni tipo, che pensano ancora di poter agire dall' interno per svuotare il potere di Luigi Di Maio e liberarsi dalla camicia di forza delle regole della Casaleggio Associati e della sua piattaforma Rousseau. Ieri avrebbe dovuto prendere forma il primo bocciolo del futuro gruppo dei fuoriusciti del M5S, a ridosso tra l'altro della festa a Napoli che quest' anno celebrerà i 10 anni di vita della creatura di Beppe Grillo.

 

La legge che riduce i parlamentari e restringe la rappresentanza per solo alcune regioni, doveva essere l'occasione della ribalta. Non è stato così fino in fondo. In undici soltanto si sono assentati. Altri, che pure assicurano di essere determinati ad andare fino in fondo e a voler lasciare il M5S, non hanno trovato il coraggio necessario, spaventati dal contraccolpo mediatico che si sarebbe scatenato dietro le urla dei colleghi. Molto ha pesato anche l'avvertimento fatto trapelare in mattinata da Luigi Di Maio, tramite i suoi uomini in Parlamento: «Chi è contro la legge si assuma le proprie responsabilità»

 

DI MAIO E PIZZAROTTI

Ne parleranno stasera a cena, dodici dissidenti, pronti alla scissione che dovrà concretizzarsi nelle prossime settimane. Una cena in una casa privata di Roma, dove si ritroveranno anche alcuni tra coloro che ieri hanno abbandonato l'Aula. Contemporaneamente il deputato Giorgio Trizzino, riunirà «un gruppo di amici» in un ristorante al centro di Roma per capire come organizzare le prossime mosse per mantenere la rivolta nel perimetro interno del Movimento. Gli uomini vicini a Di Maio in queste ore fanno circolare una considerazione: «Per una scissione ci vuole un leader».

 

La storia insegna che non è sempre così. Ma comunque un leader potrebbe anche spuntare presto. L' idea della scissione non nasce oggi ma a luglio. E da allora ne è informato anche Federico Pizzarotti, ex grillino, sindaco di Parma riconfermato senza il simbolo del M5S e animatore di Italia in Comune che a fine novembre andrà a congresso. In queste ore si è tenuto in contatto con Roma, per capire quanto questa volta siano concrete le opportunità di una frattura organizzata nel Movimento. Gli hanno assicurato che almeno una quindicina di persone sono pronte all' addio.

 

DI MAIO E PIZZAROTTI

A Pizzarotti non sfugge che per partire serve un gruppo autonomo, con venti deputati e finanziamenti propri. A quel punto potrebbe diventare attrattivo e giocarsi le sue chance di sopravvivenza su diversi tavoli. Come virtuale partito di Giuseppe Conte, piantato nello spazio politico di centro in competizione con Matteo Renzi e capace di attrarre anche fuori dall' area della maggioranza, e agganciare Italia in Comune e tutte quella rete di amministratori che nell' area di centro sinistra vogliono valorizzare i territori.

 

riccardo fraccaro

Anche per questo motivo la legge sul taglio dei parlamentari rappresentava un'ottima occasione di lancio. Perché le principali lamentele sono arrivati da sardi, abruzzesi e altri che hanno visto evaporare la rappresentanza della propria regione a favore del Trentino, terra del sottosegretario Riccardo Fraccaro, padre della legge.

 

Il lavoro che faticosamente stanno portando avanti i registi di questa duplice fronda è iniziato in estate, quando cioè l'insoddisfazione aveva radici nella difficile convivenza con Matteo Salvini. Il governo è cambiato. Ma le dinamiche decisionali dentro il M5s restano le stesse.

 

Ieri, in mattinata, il ministro dei rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà ha avuto un'incrinatura nelle proprie certezze: «Io credo che la riforma passerà. Nel caso in cui non ci fosse un esito favorevole oggi ne prenderemo le dovute conseguenze. Per quel che mi riguarda dovremo assolutamente fare una riflessione interna». D'Incà è sempre stato un grillino sensibile ai tormenti di chi nel M5S comincia a non sentirsi più a proprio agio. Sa quello che sta avvenendo. Ecco perché «una riflessione interna» va fatta, prima che sia troppo tardi.  

Pizzarotti - autopesce d'aprile

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…