berlusconi bindi merkel

LO SCIUPAFEMMINE SILVIO CADE SEMPRE SULLE DONNE - DA "ROSPY" BINDI A ANGELA MERKEL, DA ILDA "ROSSA DI PROCURA" BOCCASSINI FINO A VERONICA LARIO, IL TALLONE D’ACHILLE DEL CAV E’ SEMPRE STATO IL CONFLITTO CON LE DONNE ALFA – MAI PRIMA DELLA MELONI SI ERA VISTO BERLUSCONI ACCONCIARSI A UNA CANOSSA COSÌ SPETTACOLARE, PUBBLICA, AMARA. QUALCOSA DI MOLTO SIMILE AL LEGGENDARIO DRAGO INFILZATO A SORPRESA DALLA FANCIULLA...

Flavia Perina per “la Stampa”

 

berlusconi bindi

Nel fantasy di riferimento di Giorgia Meloni è una donna, Eowyn, che invera le profezie e compie l'impresa fallita da ogni uomo prima di lei: schiantare l'invulnerabile capitano dell'esercito nemico e il suo spaventoso drago.

 

Dovevano avvertirlo, Silvio Berlusconi. Raccontargli almeno la trama. Magari sarebbe riuscito a evitare la Canossa che gli è toccata ieri, salire le scale di via della Scrofa, accomodarsi nella stanza che fu dell'odiato Gianfranco Fini, baciare la pantofola della premier in pectore rovesciando lo spettacolo di vassallaggio che per venticinque anni abbiamo visto ripetersi ad Arcore o a Palazzo Grazioli. Un inedito assoluto nella storia, e però, a guardar bene, in perfetta sintonia con le biografie politiche dei due personaggi.

 

Il confronto e conflitto con le donne Alfa è da sempre il tallone d'Achille del Cavaliere, che nella sua vita ne ha incrociate molte, sempre rimanendo scottato. Sono quasi tutte donne - Rosy Bindi, Ilda Boccassini, Angela Merkel, Giulia Bongiorno, senza contare la ex moglie Veronica Lario - quelle che gli hanno tenuto testa, rifiutando le lusinghe in cui il fondatore di Fi è stato gran maestro. Sono quasi tutte donne quelle che invece di calcolare i vantaggi di un accomodamento, invece di ridere alle sue battute, invece di incassare le sue prepotenze, lo hanno mandato pubblicamente a quel paese.

berlusconi boccassini

 

Allo stesso modo, Giorgia Meloni è cresciuta sulle spalle di una serie di Uomini Alfa che l'hanno sottovalutata, mai sfiorati dal sospetto che la figurina scelta dal mazzo per sedare una lite interna, rinfrescare un'immagine, conservare il potere attraverso una marionetta da palco comiziale, potesse emanciparsi coltivando innanzitutto gli interessi della sua carriera. Sono stati loro a costruire la scala su cui Meloni si è arrampicata, convinti di favorire una "fedelissima" che avrebbe sempre giocato la loro partita.

 

BERLUSCONI MELONI VIA DELLA SCROFA

Uno dopo l'altro sono stati duramente disillusi: basti pensare alla disinvoltura con cui Meloni scaricò Gianfranco Fini che ne aveva fatto un personaggio, alla velocità con cui scartò il suo vecchio mentore Fabio Rampelli dal triumvirato di FdI preferendo Ignazio La Russa, alla scioltezza con cui pure La Russa è stato avvicendato dal giro tutto nuovo di consiglieri che oggi determinano liste, strategie, incarichi.

 

C'era insomma una predestinazione fatale alla sconfitta, un karma avverso, nello scontro avviato dal Cavaliere la settimana scorsa col pizzino esibito sul banco del Senato per ricordare a Meloni il dovere della riconoscenza e della sottomissione.

 

berlusconi merkel

In quel biglietto la frase chiave, oltre l'invettiva sulla supponenza, prepotenza, arroganza della leader di FdI, era il giudizio finale: «Una con cui non si può andare d'accordo».

 

Altre volte è stato pensato, scritto, detto, a proposito di altre donne Alfa, quasi sempre con risultati catastrofici. Rosy Bindi trasformò l'insulto berlusconiano («Lei è sempre più bella che intelligente») prima in una replica fulminante («Non sono una donna a sua disposizione») e poi in una campagna, persino in una t-shirt indossata da molte donne in Parlamento, dando la stura alla polemica sul sessismo del Cavaliere che nel gennaio 2010 sarebbe sfociata nelle colossali manifestazioni di Se Non Ora Quando.

 

berlusconi veronica lario

Da uno di quei palchi, a Roma, applauditissima, parlò pure Giulia Bongiorno, e anche lei risultò una con cui era impossibile accordarsi. «Toglietemela dai piedi, non voglio vederla», diceva Berlusconi, mentre lei da presidente della Commissione Giustizia spazzava dai tavoli la legge blocca-processi e le norme bavaglio sulle intercettazioni faticosamente acchittate da Niccolò Ghedini a misura del suo capo. E poi Ilda Boccassini, Ilda la Rossa, sbeffeggiata nelle gare di burlesque dalle ragazze del Presidente: vai a pensare di ritrovarsela sul banco della pubblica accusa proprio nell'inchiesta sulla minorenne di Arcore, il cosiddetto Rubygate, con la sua scia processuale che ancora oggi minaccia di decadenza il Cavaliere (a causa di una legge firmata da un'altra donna, Paola Severino).

 

L'elenco potrebbe continuare con Angela Merkel, che il Cavaliere, appena diventato premier del suo ultimo governo, credeva di addomesticare lasciandola impalata ad aspettarlo sul ponte sul Reno, alla cerimonia per i 160 anni della Nato, mentre lui telefonava passeggiando sui prati. Pure lei era una troppo rigida, troppo rigorosa, pure lei una «con cui non si può andare d'accordo», ma alla fine fu Berlusconi a rimanere pietrificato dalla sfiducia europea nella crisi dello spread, e anche quella partita fu persa mentre Angela restò al potere, amatissima, per altri dieci anni.

silvio berlusconi veronica lario 1

 

E tuttavia, nella galleria degli scontri con le «supponenti, prepotenti, arroganti» che si è trovato davanti nella sua infinita carriera, mai in precedenza si era visto Berlusconi acconciarsi a una Canossa così spettacolare, pubblica, amara. Un atto di riconoscimento della nuova leader-premier che stupisce soprattutto per un motivo: comunque vada a finire su ministeri, incarichi, ruoli, Berlusconi non riavrà indietro la parte protagonista a cui ambiva, la corona del fondatore indiscusso e del patriarca imprescindibile della coalizione. Comunque si riassestino gli equilibri del centrodestra, questa giornata racconterà un'altra storia, farà di lui un altro personaggio: qualcosa di molto simile al leggendario drago infilzato a sorpresa dalla fanciulla.

berlusconi meloni

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...