ciriaco de mita

SCUDOCROCIATO, TRESSETTE E “RAGIONAMENDI” – CECCARELLI E GLI ANNI D’ORO DEL "CIRIACOSAURO" DE MITA: LE GUERRE A CRAXI, IL RAPPORTO CON SCALFARI E NAPOLI CONDANNATA A ESSERE “AVELLINO MARITTIMA” – “SI POTEVA PERMETTERE UNA CERTA QUOTA DI BORIA PERCHÉ FU L'ULTIMO GRANDE LEADER INTELLETTUALE. DE MITA RIDIEDE CUORE, SENSO, GRINTA E SMALTO A UNA DC CHE SENZA MORO AVEVA PERSO L'ANIMA" - EBBE CAUSE GIUDIZIARIE CON MONTANELLI E CON I COMUNISTI (" SI È ARRICCHITO COL TERREMOTO"). FU SBEFFEGGIATO PER LA PRONUNCIA, PER L'ATTENZIONE ALLA PROPRIA TERRA MA...

Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”

 

gianni agnelli luciano lama ciriaco de mita

Dagli anfratti dei cassetti e dai fondali della memoria riemerge una maschera, di cartoncino lucido e con tanto di elastico, che raffigura Ciriaco De Mita. La disegnò nella seconda metà degli anni 80 Giorgio Forattini e venne acclusa in dono da Panorama per le centinaia di migliaia di lettori, a riprova dell'eccezionale popolarità del leader democristiano. Eppure De Mita non fu mai una maschera, se non nell'accezione, per molti versi drammatica e a suo modo preveggente, che ne aveva dato dieci anni prima Pasolini osservando al telegiornale i potenti democristiani. Per un settennato al potere nella Dc - se il potere ha un valore, cosa di cui si è autorizzati a dubitare - egli fu l'uomo più potente d'Italia.

 

ciriaco de mita e giulio andreotti

Di questo ebbe certo consapevolezza, ma strenuamente e contraddittoriamente si opponeva a questo destino, nel suo intimo assegnando il primato, più che al comando, al pensiero, anzi al Pensiero, alle cui virtù tributò di continuo dedizione, ma di cui fece anche sfoggio e forse abuso, sconfinando a tratti nella superbia e indulgendo talvolta al disprezzo. Detta in modo meno aulico: De Mita dava i voti a tutti, forse anche a se stesso, ma in modo più sommesso, anche se intimamente doloroso, vedi la foto stravaccato su un divano con la mano sulla testa dopo la sconfitta elettorale del 1983.

 

In qualche modo si poteva permettere una certa quota di boria perché fu l'ultimo grande leader intellettuale all'altezza di un tempo in cui la politica e la cultura non si erano ancora separate. Sul piano politico, di quel suo settennato, si potranno dire le cose più varie, ma è innegabile che De Mita ridiede cuore, senso, grinta e smalto a una Dc che senza Moro aveva perso l'anima. Detta anche qui in termini più brutali: regalò allo scudo crociato altri dieci anni di vita.

 

bettino craxi e ciriaco de mita

Poi, prima di mollare il doppio osso della segreteria e di Palazzo Chigi, illuso poi fatto secco da quegli stessi alleati che da giovane aveva anche duramente contrastato (Gava e Andreotti, un po' meno Forlani con cui sentiva un'affinità generazionale), ecco, nessuno più lucidamente di lui teorizzò cosa avrebbe significato la fine della Dc per l'Italia, il venir meno di quel biblico e mitologico contenimento, fra katechon e vaso di Pandora, un blocco sociale senza cui sarebbero dilagati la mafia, il giustizialismo, la reazione, il berlusconismo, il populismo e così via.

 

Ma non fu mai compreso quanto lui avrebbe voluto (cioè tantissimissimo). Peggio: più lui si impegnava nei "ragionamendi" sui massimi sistemi, a volte davvero alti e preziosi, irti com' erano di salti e ribaltamenti; più si esaltava sulla limpidezza della politica, più si sforzava a delineare una "nuova statualità" immaginata fin dagli anni della Cattolica e dalle lotte sotterranee con i vescovi nella sua terra (gli impedirono di candidarsi) e della lunga azione per il centrosinistra, più un potente campo magnetico lo incatenava all'immagine del figlio del sarto di Nusco fattosi boss di provincia e circondato da fedelissimi adoranti. Compiuto manager della miseria, progressista a Roma e clientelare nella sua Irpinia. Fortunata la definizione di Pannella: "Il clan degli avellinesi".

 

mariano rumor e ciriaco de mita

Fu il suo cruccio, ma non il suo camposanto. Ebbe cause giudiziarie con Montanelli e con i comunisti ("De Mita si è arricchito col terremoto"). Fu sbeffeggiato, più che accusato, per la pronuncia impropria e cantilenante, per l'attenzione spasmodica alla propria terra (Napoli condannata a essere "Avellino marittima"), per certi scivoloni da parvenu, la casa faraonica dell'ente pubblico e una famiglia un pochino ingombrante.

 

Nulla, s' intende, rispetto a quello che si sarebbe visto poi. Ma lui, tignoso come pochi, seguitò a dare i voti, ad alzare gli occhi al cielo, a declamare autori conosciuti e reconditi e a far la guerra a Craxi lasciando che il Pci rimanesse nel limbo della sua crisi imminente, piccolo grande capolavoro tattico e magari autolesionista, ma così va il mondo per queste faccende.

 

arnaldo forlani giovanni spadolini ciriaco de mita

Arrivato a presiedere il governo dopo averne creati, tollerati e sabotati diversi, si contornò del fior fiore della cultura di governo laico-lamalfiana (Maccanico & Manzella) e forte del suo rapporto privilegiato con Eugenio Scalfari rispose da par suo, e quindi dall'alto, a chi lo combatteva sfottendolo per l'ossessiva mania anti-stress del tressette spizzichino: erano session talvolta superiori alle 10 ore di seguito, sparring partner un signore promosso presidente dell'Iacp di Avellino, Tonino Pagliuca, detto "Sputazzella".

 

Il punto è che i leader di solito non se ne rendono conto, ma il sole comincia a tramontare a mezzogiorno, e a Palazzo Chigi Ciriaco era già cotto a puntino. Eppure aveva dato al suo partito, al suo paese e in fondo a se stesso tutto quel che poteva e doveva per avere la coscienza a posto. Ebbe fastidi da Tangentopoli, ma oltre a riuscirne indenne, con qualche immaginazione si può pensare che negli ultimi trent' anni, lui così innamorato di una politica che nel frattempo si era immiserita e poi desolatamente degradata, s' impegnò a diventare saggio. A parlarci, in lunghe telefonate di allegra pignoleria, risultava curioso e spiritoso (lo era più di quanto sembrasse), però mai distaccato, con che la via della sapienza gli restava preclusa, a differenza dal nonno che pure Ciriaco nipote ricordava nei congressi (ed è una delle poche cose che restano impresse in discorsi che duravano anche quattro cinque ore).

anna maria scarinzi e ciriaco de mita

 

La maschera di Forattini dice fino a che punto De Mita incrociò la mediatizzazione della politica. Eccolo: la coccia pelata, le basette, il naso a patata, la bocca sottile. La fisiognomica dell'intelligenza trasmette un messaggio agrodolce. I ricordi, anche personali, lasciano una tenerezza che vale più del potere. La povertà del presente ci ricorda che uomini così si possono salutare addirittura con riconoscenza.

filippo ceccarelli foto di baccociriaco de mita giulio andreotticiriaco de mita CIRIACO DE MITA CIRIACO DE MITA E CLEMENTE MASTELLA CIRIACO DE MITA E CLEMENTE MASTELLA matteo renzi e ciriaco de mitaciriaco de mita e bettino craxide mitaDE MITADe Mita Mattarellaciriaco de mita e gianni agnelliCIRIACO DE MITA gianni agnelli cesare romiti ciriaco de mitaCIRIACO DE MITA E SERGIO MATTARELLACIRIACO DE MITA E FRANCESCO COSSIGAPAOLO CIRINO POMICINO DE MITAeugenio scalfari ciriaco de mita gianni lettaciriaco de mita 90 anni de mita con la mogliede mita con la moglieciriaco e giuseppe de mitascalfari de mitaCiriaco De Mitaciriaco de mita e signoragianni agnelli ciriaco de mita e cesare romiti nel 1989 inaugurazione fiat cassinoCIRIACO DE MITACIRIACO DE MITAmattarella de mitaMEME SU CIRIACO DE MITAde mitamancino de mitaenrico berlinguer eugenio scalfari ciriaco de mita

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...