salvini di maio selfie

E SE IL CASO SIRI FOSSE SOLO UN PRETESTO? - DI MAIO E I CINQUESTELLE SI STANNO CONVINCENDO CHE IL MURO CONTRO MURO DELLA LEGA SUL SOTTOSEGRETARIO SIA PARTE DI UN PIANO AVVIATO DA SALVINI PER FAR CADERE IL GOVERNO E TORNARE INSIEME A BERLUSCONI E AL CENTRODESTRA DOPO LA PARENTESI DI UN GOVERNO TECNICO A CUI AFFIDARE LA PROSSIMA, ROGNOSISSIMA, FINANZIARIA…

Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”

 

tria di maio salvini conte

Una doppia ombra che si allunga: quella del Consiglio dei ministri di domani, che potrebbe segnare uno spartiacque nella storia dell' esecutivo legastellato, e quella - parallela - dei sospetti. Luigi Di Maio e i Cinque Stelle si stanno convincendo che il muro contro muro della Lega sul caso Siri sia dettato da motivazioni che vanno oltre la vicenda personale del sottosegratario. Secondo il Movimento c' è un piano avviato da Matteo Salvini per far cadere il governo e tornare insieme a Silvio Berlusconi: un ritorno al voto con il «vecchio centrodestra» (dopo una parentesi tecnica per la Finanziaria).

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

L' idea ormai si sta trasformando in una convinzione condivisa sia dai parlamentari sia dallo stesso Di Maio, che parlando ai suoi ha detto: «Ci sono fin troppi segnali».

Un elenco nei dettagli. «L' intervista di Rixi ieri, poi Giorgetti, la minaccia sull'ultimo avviso e poi le dichiarazioni di Berlusconi, che ha parlato di nuova maggioranza in Italia e subito dopo ha chiesto al Ppe di allearsi con Salvini. È fin troppo evidente», è il ragionamento del capo politico M5S. Che non pare ansioso di chiarimenti: «Se la Lega vuole tornare con Berlusconi che lo facciano, lo dicano chiaramente, poi i conti li faranno con gli italiani e con i loro elettori».

 

ARMANDO SIRI MATTEO SALVINI

A dare ulteriore forza a questa tesi - a detta dei Cinque Stelle - è il silenzio della Lega su una legge sul conflitto di interessi chiesta a più riprese dal Movimento. I vertici Cinque Stelle mostrano più di un dubbio nei confronti dell'alleato. C'è chi tira fuori aneddoti. «In questi giorni in Transatlantico abbiamo sentito dire a molti leghisti che non vogliono arrivare alla Finanziaria, ma vogliono far cadere tutto prima per far salire un altro governo tecnico e dare a questo il peso di una manovra che sarà complicata».

 

Gli sfoghi nell'ala governista del Movimento si sprecano e vanno ben oltre i toni dello scontro da campagna elettorale. Di Maio è preoccupato dall' ipotesi di una crisi di governo a breve termine. Non è un caso che intervistato da Povera Patria (Rai2) dica: «Mi auguro che dopo il 26 maggio la Lega torni su posizioni ragionevoli».

ARMANDO SIRI

 

Le considerazioni sui numeri (bassi) del Movimento ci sono, ma il vicepremier si dice convinto che «il M5S tornerà a salire e la Lega tornerà a sgonfiarsi» nei sondaggi. E gli ultimi dati danno una risalita dei pentastellati dello 0,9% (e un calo della Lega analogo). A infastidire il leader è la situazione economica attuale. «Un atto di tale irresponsabilità porterebbe il Paese in condizioni di estrema fragilità», avrebbe confidato al suo inner circle . E punta già il dito contro il ministro dell' Interno: «Non posso credere che Salvini sia pronto a sacrificare il Paese solo per qualche sondaggio. D' accordo il confronto, anche lo scontro, ma questo sarebbe troppo».

 

Nel Movimento sono convinti che i tentativi di dialogo timidamente impostati nelle ultime settimane siano naufragati proprio in vista di questo scenario. «Ora si spiegherebbe perché hanno sfidato Conte sulle tasse e continuano a dire di voler fare la flat tax per tutti subito. Sanno di non poterlo fare e la sparano alta solo per fare le vittime in un secondo momento. Useranno il caso Siri come scusa per la prima rottura irreversibile, ma noi non ci facciamo intimorire», commenta un altro dirigente M5S. C' è chi lascia trasparire anche una certa stizza e ripete: «Noi siamo leali verso gli italiani».

 

GIORGETTI E SALVINI

Quello che è certo è che ora i nodi stanno arrivano al pettine. Di Maio ripete che «è troppo facile abbassare le tasse nei comizi elettorali, bisogna lavorare veramente ed è quello che la Lega non ha mai fatto ed ora vuole far saltare tutto prima che le loro bugie vengano a galla». Ma per il leader le prossime settimane sono senza un dubbio un banco di prova complicato: oltre alle questioni governative, Di Maio dovrà affrontare le tensioni interne e il problema delle donazioni per la campagna elettorale ormai in rampa di lancio.

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...