donald trump colin powell

SE È TRUMP, GLI SI PUÒ ANCHE DARE DELL'''IDIOTA'' (CON TRE PUNTI ESCLAMATIVI) - IL PORTAVOCE DEL PARLAMENTO EUROPEO IN ITALIA, MAURIZIO MOLINARI (OMONIMO), SI LASCIA ANDARE SU TWITTER CONTRO IL PRESIDENTE, DANDOGLI DELL'INCOMPETENTE E GODENDO PER L'OPPOSIZIONE DI BUSH E POWELL - MA CI VUOLE ''FAMIGLIA CRISTIANA'' PER RIMETTERE AL LORO POSTO QUESTI FAN DEL DUO CHE PORTÒ GLI USA (E L'OCCIDENTE) IN GUERRA CONTRO L'IRAQ: ''LE MENZOGNE SULLE ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA CAUSARONO CENTINAIA DI MIGLIAIA DI MORTI. POWELL DOVREBBE TACERE''

 

Daniele Capezzone per ''la Verità''

 

COLIN POWELL E GEORGE W BUSH

Maurizio Molinari contro Donald Trump. Attenzione, però: non si tratta del neodirettore di Repubblica, e a lungo nella sua carriera corrispondente da Washington, ma di un suo più giovane e meno noto omonimo. Sta di fatto che quest' altro Maurizio Molinari, attraverso il suo account Twitter @maurimol79, ha sparato a palle incatenate contro il presidente Usa, giungendo all'offesa personale diretta. Tutto nasce dal fatto che tre figure del passato del Partito repubblicano americano hanno annunciato che non sosterranno Trump nella sua corsa alla rielezione: si tratta di George W. Bush, già presidente, di Colin Powell, già segretario di Stato, e di Mitt Romney, già candidato alla Casa Bianca.

 

A onor del vero, non si tratta di notizie del tutto sorprendenti: la volta scorsa, alle primarie repubblicane, Trump travolse Jeb Bush, il fratello di George W., e dunque non desta sorpresa il fatto che a casa Bush The Donald non sia amatissimo; così com' è noto lo scambio di colpi verbali con Romney in tutti questi anni; e, su un altro piano, è altrettanto assodato lo storico dissenso di Trump nei confronti delle guerre in Medio Oriente di cui Powell fu uomo simbolo, a partire dalla celebre scena della provetta sulle presunte armi di distruzione di massa, episodio spesso criticato da Trump. Morale: tre esponenti del vecchio establishment Gop vogliono prendersi una vendetta nei confronti dell'attuale inquilino della Casa Bianca. Ma cosa c'entra Maurizio Molinari?

 

MAURIZIO MOLINARI PARLAMENTO EUROPEO

C'entra perché @maurimol79 ha pensato bene di rispondere così a un tweet di @realdonaldtrump contro Powell: «Non solo lui (ndr, Powell), ma anche George W. Bush e Romney non voteranno per te! Questa è una buona notizia! Stanno dimostrando di essere saggi. Tu hai dimostrato più e più volte di essere un idiota e un incompetente». Tutto questo in inglese, con abbondanza sovreccitata di punti esclamativi, e soprattutto con l'insulto finale («an idiot»).

 

Direte voi: ma ci sono migliaia di persone, tra militanti di sinistra, antitrumpisti ossessivi, odiatori vari, che dissentono da Trump. Dov' è la notizia? La notizia sta nel fatto che questo Maurizio Molinari, ritratto nella foto su Twitter con un bellissimo cane lupo, è capo ufficio stampa e capo ufficio di Milano di @PE_Italia, cioè dell'ufficio in Italia del Parlamento europeo. Nella sua autopresentazione, Molinari ci fa sapere che «qui» (sul suo account) ci sono «solo opinioni personali». Per carità: nessuno può togliere a @maurimol79 il diritto alle sue opinioni.

 

Ma in quale Paese il titolare di un delicato incarico istituzionale potrebbe abbandonarsi a un insulto così greve nei confronti del presidente americano? Nessuno ha nulla da obiettare? È opportuno questo modo di fare? Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli non ha nulla da eccepire?Ieri sera il tweet era ancora lì (malinconicamente senza retweet e senza cuoricini), e dubitiamo che Trump saprà mai chi sia questo Molinari. Ma lo sconcerto resta, per chiunque abbia ancora un minimo di senso delle istituzioni.

ROMNEY TRUMP

 

 

2. POWELL CONTRO TRUMP, SFIDA TRA BUGIARDI

Fulvio Scaglione per www.famigliacristiana.it

 

Cronache americane. George W. Bush e Colin Powell, che furono l’uno Presidente degli Usa (2001-2009) e l’altro segretario di Stato (2001-2005), annunciano che non voteranno per Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali perché Trump “mente sempre”. Siamo nel pieno delle polemiche sull’assassinio di George Floyd da parte dei poliziotti di Minneapolis e Trump sta giocando su questa crisi drammatica per costruirsi un’immagine “legge e ordine” da proporre all’elettorato bianco. Cinico e spietato, non c’è dubbio. In più, Trump non è certo la bocca della verità. E anche quando non spaccia frottole, è così ondivago e umorale da spiazzare anche l’uditore meglio disposto.

 

romney alla protesta black lives matter

Detto questo, ci sono persone che proprio non dovrebbero parlare. Non di Trump, ma di nulla che riguardi la politica e la verità. E tra queste ci sono appunto George Bush e il suo segretario di Stato Colin Powell. In un mondo migliore e più giusto, in un mondo cioè in cui politica e verità riuscissero a stare nella stessa frase senza imbarazzo, Bush e Powell dovrebbero essere sottoposti al giudizio di un tribunale internazionale.

 

Nel 2003, infatti, Bush fu il Presidente che, dopo gli attentati delle Torri Gemelle, volle e assolutamente volle invadere l’Iraq accusando Saddam Hussein, dittatore fin che si vuole ma estraneo a quegli attentati, di essere un complice di Al Qaeda (falso, e infatti furono epurati gli agenti dei servizi segreti Usa che sapevano e sostenevano il contrario) e di possedere un arsenale di armi di distruzione di massa pronte all’uso. E Colin Powell, prestigioso ex generale e primo nero ad arrivare così in alto sulla scala del potere esecutivo Usa (superato, finora, solo da Barack Obama), il 5 febbraio del 2003 si prestò a mentire all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sostenendo di avere le prove dell’esistenza dell’arsenale e della volontà di Saddam di servirsene.

DICK CHENEY CON IL SUO PACEMAKER

 

Dei due casi, il peggiore è forse quello di Powell. Bush era chiaramente un figlio di papà, messo lì perché aveva fatto politica (era stato governatore del Texas) e sapeva parlare. Ma a quei livelli gli Usa li governavano il suo vice Dick Cheney e il ministro della Difesa Donald Rumsfeld. Powell no. Lui era stato consigliere per la Sicurezza nazionale con Ronald Reagan. A 52 anni (record assoluto tuttora imbattuto) era diventato capo dello stato maggiore congiunto delle forze armate americane, la più alta posizione possibile nella gerarchia militare. Aveva gestito l’invasione di Panama e l’Operazione Desert Storm nella guerra del Golfo del 1991. Powell sapeva che cos’era una guerra e sapeva quali sono le informazioni e le precauzioni da prendere prima di intraprenderne una.

 

GEORGE BUSH E COLIN POWELL

Invece scelse di andare davanti ai 193 Paesi dell’Onu e raccontare frottole, perché Saddam non aveva alcun rapporto con Al Qaeda e non aveva armi di distruzione di massa. Scelse di dare una copertura a quelle frottole. Disse all’Onu: “Ogni affermazione che farò è sostenuta da prove, prove concrete… Porterò fatti e conclusioni basati su un profondo lavoro di intelligence… Nella mia mente non ci sono più dubbi”. Menzogne che contribuirono a far partire un’invasione immotivata, in seguito alla quale sono morte centinaia di migliaia di persone. Che ha provocato disastri immani. Che ha generato un’onda lunga di guerre e terrore arrivata fino ai giorni nostri, con le feroci imprese dell’Isis, movimento nato appunto tra i terroristi iracheni.

 

Il sito The Intercept (quello che di recente ha smascherato gli intrighi del presidente brasiliano Bolsonaro) ha molto lavorato su quella prodezza di Powell (https://theintercept.com/2018/02/06/lie-after-lie-what-colin-powell-knew-about-iraq-fifteen-years-ago-and-what-he-told-the-un/) e ha concluso che l’ex segretario di Stato mentì sapendo di mentire. Nel 2008, a sua volta, Powell ha pubblicato un libro in cui sostiene di essere stato ingannato (ma da chi?) e chiede scusa per quelle menzogne.

COLIN POWELL MOSTRA ALL'ONU LE (FINTE) ARMI CHIMICHE DI SADDAM

 

Chiedere scusa per una strage di immense proporzioni pare un po' poco. Un lungo silenzio sarebbe stato forse più consone alle dimensioni del problema. Anche perché Powell, per tutta una vita repubblicano e arrivato al vertice con le amministrazioni repubblicane, ha cambiato parere anche in questo. È diventato un sostenitore dei candidati democratici, prima di Hillary Clinton e ora di Joe Biden. Nulla di male, ovviamente, ma un po’ tanto banderuola.

 

Il risalto che viene dato al parere dei Bush e Powell, e la totale assenza di critiche nei loro confronti, dipende da due fattori. Uno, più che legittimo, è il dissenso rispetto alle politiche di Trump, un Presidente divisivo se mai ce n’è stato un altro. L’altro è la dannata abitudine a credere nel detto “il nemico del mio nemico è mio amico”. Grosso errore, perché spesso il nemico del mio nemico non vede l’ora di sbarazzarsi di lui per poi fare i conti con me. Che, tra l’altro, è proprio ciò che successe con Saddam Hussein: che era amico degli Usa finché era nemico dell’Iran. Quando l’Iran non fu più una minaccia, toccò a lui diventare il nemico degli Usa. In altre parole: potrei anche voler attaccare Trump ma non vorrei mai avere Bush e Powell al mio fianco. Non riuscirei a fidarmi, con quei precedenti.

 

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)