SEMPRE PIÙ ''HOMELAND'' - SILVIA ROMANO CITA IL CORANO SU FACEBOOK: ''COLUI DAL QUALE TI DIVIDEVA L'INIMICIZIA, DIVENTERÀ UN AMICO AFFETTUOSO''. SONO LE PRIME PAROLE PUBBLICHE DA QUANDO È TORNATA A CASA. GLI IMAM D'ITALIA SE LA LITIGANO, ANCHE SE C'È CHI METTE IN GUARDIA DALLO STRUMENTALIZZARLA, VISTA LA CONVERSIONE DURANTE LA PRIGIONIA

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Giuliano Guzzo per “la Verità”

 

SILVIA ROMANO SILVIA ROMANO

«Colui dal quale ti divideva l' inimicizia, diventerà un amico affettuoso». Sono le parole con cui ieri su Facebook Silvia Romano, la cooperante milanese di 25 anni rapita in Kenya nel novembre 2018 e rimpatriata il 10 maggio, ha scelto di rompere il suo silenzio. Più che di parole, per la verità, trattasi di versetti coranici, come la stessa Aisha - questo, come noto, il nome scelto dalla giovane dopo la sua conversione all' islam - ha tenuto a precisare: «Il Corano, capitolo "Esposti chiaramente", verso 34-35».

 

Ora, non serve esser fini islamologi per sapere che i versetti cari ai musulmani vanno maneggiati con cura, se non altro perché contengono tutto e il loro contrario, inclusi inquietanti inviti alla violenza quali, ad esempio, il fin troppo esplicito: «Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate. Questa è la ricompensa dei miscredenti» (Sura 2:191). Ciononostante, la citazione coranica di Romano è stata subito salutata da più fonti come lodevole invito alla distensione. D' altra parte, la canonizzazione mediatica della giovane procede a tappe forzate e il mondo islamico fa letteralmente a gara per contendersela.

 

SILVIA ROMANO E GIUSEPPE CONTE SILVIA ROMANO E GIUSEPPE CONTE

La vuole Maher Kabakebbji, presidente della moschea Mariam, l' associazione di Cascina gobba, alle porte di Milano, non distante dall' abitazione della giovane cooperante: «Aspetto Silvia Romano a braccia aperte, per farle conoscere la realtà della comunità islamica in Italia e farle da supporto spirituale». Di tenore analogo le parole di Ali Abu Shwaima della moschea di Segrate - «Se Silvia vuole venire in moschea, sarebbe la benvenuta» - e dell' imam di Milano Yahya Pallavicini: «Sarei disponibile e contento di accoglierla».

 

Ma a battere tutti sul tempo è stata l' Ucoii, l' Unione delle comunità e organizzazioni islamiche cui fanno capo circa 80 moschee e 300 luoghi di culto, che già nelle ore successive all' atterraggio di Aisha in Italia ha diffuso una nota con cui, nel darle il benvenuto, stigmatizzava i «pesanti e vigliacchi attacchi a Silvia», descritti come segno di «un certo tipo di razzismo islamofobo». Ora, è evidente come la nostra connazionale sia reduce da un' esperienza tragica, come un rapimento inevitabilmente è, motivo per cui è opportuno abbassare i toni.

lilian sora 1 lilian sora 1

 

Tuttavia, nel momento in cui, da una parte, la giovane diviene giorno dopo giorno sempre più la beniamina di certo mondo islamico, e dall' altra, è la stessa Romano a fare esternazioni appoggiandosi a passaggi coranici, qualche considerazione appare doverosa. Soprattutto in relazione a un dato di fatto centrale che in tanti sembrano aver già dimenticato, ossia l' identità dei sequestratori della cooperante.

 

Infatti, anche volendo omettere ogni valutazione sull' effettiva spontaneità della conversione all' islam di Aisha - sulla quale ha espresso perplessità, tra gli altri, perfino qualche imam, come Mahmoud Asfa -, va ricordato come ad averla rapita siano stati i guerriglieri di Al Shabaab, gruppo jihadista tra i più sanguinari del mondo, autore di attentati di ferocia inaudita. Come quello dell' ottobre 2017 con cui, in Somalia, con l' esplosione di due automezzi carichi di esplosivo furono uccise in un solo giorno quasi 600 persone e oltre 300 rimasero ferite.

SILVIA ROMANO SILVIA ROMANO

 

 

Per non parlare dei cristiani, verso cui Al Shabaab ha sempre mostrato la massima crudeltà. Lo si rammenta, si badi, non per gusto del macabro, ma perché sono appunto i militanti di quella sigla ad aver convertito Romano. Il che dovrebbe consigliare a tutti maggior prudenza nel magnificare quanto dice o fa una giovane tornata dall' inferno, con tutte le immaginabili conseguenze del caso.

 

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