conte taverna

IL SENATO TRASFORMATO IN TAVERNA - "SE SEMO ROTTI, C'HO PURE GLI ATTIVISTI CHE ME SCRIVONO TUTTI I GIORNI, DALLA SCISSIONE DI LUIGI DI MAIO IN POI, A “TUTTO STO CAZZO DE CASINO CHE STA SUCCEDENDO”, C'È SOLO UNA CONSEGUENZA: "MO' LI SFONNAMO” – PAOLETTA, LA PASIONARIA GRILLINA A CUI SI AFFIDA CONTE, SENTE DI AVERE IL CONTROLLO DELLE TRUPPE DI PALAZZO MADAMA: È IL TEMPO DELL'ALL-IN. ANZI, “DE GIOCASSE TUTTO” – RITRATTONE

Fed. Cap. per la Stampa

paola taverna foto di bacco (1)

Questa crisi di governo, a guardarla bene, evolve di pari passo con il vocabolario di Paola Taverna: più le cose peggiorano, più nella pasionaria grillina riemergono le radici della periferia di Roma est. Sembra non ce la faccia davvero più a indossare i panni ingessati della vicepresidente del Senato, costretta a soffocare l'accento romano strascicato, cercare termini forbiti, evitare le scurrilità.

 

L'anima della borgata romana infiammata da un «vaffa», nascosta forse con un pizzico di vergogna in questi anni di governo, sta riemergendo impetuosa. Ed è un ritorno che coincide con la voglia dei Cinque stelle di sfasciare tutto, riassaporare l'opposizione, magari le urne.

 

È lei a guidare i falchi M5S di palazzo Madama, che da settimane spingono Giuseppe Conte a consumare lo strappo definitivo con Mario Draghi. In fondo la spiegazione di questa crisi, sintetizzata da Taverna, ha il pregio della linearità romana: «Se semo rotti», e non solo i parlamentari M5S, «c'ho pure gli attivisti che me scrivono tutti i giorni». Insomma, dalla scissione di Luigi Di Maio in poi, a «tutto sto caz.. de casino che sta succedendo», evidentemente c'è solo una conseguenza: «Mo' li sfonnamo».

 

PAOLA TAVERNA ALLA SENATO

Eppure, oltre le parole che prendono la forma di blocchi di pietra grezza, Taverna cerca di giocare la sua partita politica. Come fosse seduta al tavolo da poker, da un lato spinge per la crisi, dall'altro cerca di fare sue le posizioni dell'ala moderata che chiede, prima di saltare giù dal burrone, di avere ben chiaro il percorso politico dei prossimi mesi. Taverna in queste ore prova a rassicurare chi chiede prudenza e al tempo stesso serra i ranghi del Senato. Sente di avere il controllo delle truppe di palazzo Madama e forse per la prima volta questa sua sensazione si avvicina alla realtà. Le partite giocate finora, dal rinnovo del capogruppo di palazzo Madama alla nomina della presidenza della commissione Esteri, quando assicurava a Conte numeri che non aveva, non sono andate come sperava. Ma adesso è il tempo dell'all-in. Anzi, «de giocasse tutto». Ed è vicina alla vittoria. 

 

TAVERNA

Francesco Specchia per Libero Quotidiano

 

 

«Oggi li sfonnamo de brutto!». Li sfonnamo. Li mortacci sua. Ahò. Eccetera.

PAOLA TAVERNA STEFANO PATUANELLI

Così, tutta presa in una raffinata analisi tecnica della crisi e con una prosa rispettosa degli avversari politici e della cornice di Palazzo Madama, Paola Taverna veniva spietatamente dipinta da Fabrizio Roncone sul Corriere della sera. Fabrizio resocontava sugli sghignazzi, i sorrisi, i rutti istituzionali con cui i 5 Stelle plaudivano al killeraggio di Draghi, seppur inconsapevoli del fatto di stare apparecchiando la loro stessa tomba. Uno spettacolo tristissimo.

LA TESTA DI PONTE Ma è proprio lì, nel sarcasmo della Taverna - la quale, smesso l'abitino da vicepresidente del Senato è tornata a parlare come in un film di Bombolo- ; è lì che, nei cronisti, a quel punto, sorgeva l'interrogativo. Perché mai l'avrà fatto? Com' è riuscita la Taverna che era la testa di ponte dell'ala oltranzista, a convincere il mentore Conte (maestro del galleggiamento, «uno che ragiona da sughero» come dice Maurizio Gasparri) a buttare a mare tutto il lavoro e il lavorio d'una vita? La politica è davvero una taverna, con dei tipacci al bancone e un pugno di bari sparsi tra i tavoli.

PAOLA TAVERNA BEPPE GRILLO

 

E la Paola Taverna, diamine, era riuscita a smarcarsi da un destino pasoliniano, da lei sempre astutamente descritto come pietra di paragone del proprio riscatto. L'appartamento di cinquanta metriquadri nella borgata di Torre Maura da dove si respirano gli umori del "popolo"; il padre morto per un aneurisma alla orta, che lei aveva appena diciassette anni; il diploma di perito aziendale e corrispondente in lingue estere e il primo lavoretto da grafica editoriale; e il secondo come segretaria in un poliambulatorio per le analisi cliniche; l'accidentata maternità; l'incontro col grillismo da barricadera spinta; la doppia elezione dalle viscere del popolo tutt' altro che fregnone. Tutto, nella narrazione della Taverna era -per dirla con Rino Formicasangue e merda. Sangue, merda, e polvere da sparo.

 

Era talmente immersa, Paola, nell'odio per i parlamentari che, nel 2013, dall'emiciclo di Palazzo Madama gridava ai colleghi, peraltro alleati: «Gnente!

Siete gnente!», dimenticandosi di essere ella stessa parte di quel "gnente" parlamentare.

Ma il suo era un riflesso antisistema pavloviano. Lo stesso silenzio imposto di quando, eletta, vietò, in un servizio delle Iene, di chiamarla "senatrice".

 

«Ma, scusi, senatrice, lei è senatrice...», risposero quei carognoni dei ragazzotti in nero, facendole notare il lauto stipendio che il ruolo le concedeva.

Mortacci loro. La senatrice si rinchiuse in uno stizzito silenzio che neanche Zaccagnini.

conte taverna

Il medesimo silenzio oppsto alla risposta che un medico donna anestesista diede al furore antivaccinista della pentastellata: «Cara senatrice, per fare il mio lavoro occorrono anni di studio, per il suo basta prendere i voti, Parlare sui social, Avere fortuna. Essere nel momento giusto con le persone giuste, al posto giusto. E questo non è giusto...». E Paoletta, che solo poche primavera aveva in tasca le stesse parole, be', lì, chinò il capo. Certo, il fatto che avesse per tutta la vita apostrofato i politici come ladri e fancazzisti non giovava alla causa.

Ma questa era la Taverna degli esordi, quella che andava in bici con Di Battista; che si vestiva con gli abiti sbagliati; che se ti avvicinavi troppo e parlavi e male della Roma e a le era rimasta la pajata della sera prima sullo stomaco, be' capace che ti assestasse una craniata da staccarti il setto nasale.

 

Ecco. Quella era la Taverna naif, a spregiudicato uso di popolo. Negli ultimi anni, ascesa alla vicepresidenza del Senato e -di fatto- a braccio destro armato di Conte, per Paoletta era tutto cambiato. Un outfit più raffinato, per quanto rimanga un uso spregiudicato dei colori; una laurea in Scienze Politiche presa nei ritagli di tempo (almeno lei ce l'ha); incarichi istituzionali accumulati più di Di Maio; l'intervento, da vera "lei-non-sa-chi -sono -io" a favore della madre, una verace signora a rischio di sfratto dalla casa popolare in cui viveva, in quanto, parrebbe, «comproprietaria di immobili».

mario turco giuseppe conte paola taverna

 

Ogni sua nuova tranche de vie dava, insomma, l'impressione della sua perfetta integrazione nel sistema che aveva preso a mazzate per un'intera esistenza. Comoda nel suo scranno, Taverna stava dunque raccogliendo i frutti di una luminosa carriera politica. Certo la popolarità borgatara era calata notevolmente, ma valeva lo scotto.

 

L'OMICIDIO DEL PREMIER E allora, per tornare a bomba, perché puntare in modo così accanito, sull'assassinio politico di Draghi; e, conseguentemente, sul suicidio dei rimasugli di un Movimento Cinque Stelle che, una volta al voto verrà decimato dai suoi stessi elettori (me compreso)? C'è chi parla di richiamo ancestrale all'anima del popolo. Anche perché Taverna, al secondo mandato, come tutti i revenant "duri e puri" non potrà più rientrare in Parlamento. E allora, prima di andarsene a fare la segretaria con laurea, meglio incendiare il Palazzo. Muoia Bombolo con tutti i filistei... 

paola taverna alessandra todde mario turco giuseppe conte paola taverna michele gubitosi riccardo ricciardi mario turco giuseppe conte paola taverna paola taverna campagna no euro 1paola taverna urla nun so politicopaola taverna contro i vaccini nel 2015 alessandra todde mario turco giuseppe conte paola taverna michele gubitosi 2

 

paola taverna contro i vaccini nel 2015 paola taverna contro i vaccini nel 2015paola taverna campagna no euro

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)