conte mattarella

SENZA MAGGIORANZA E MOLLATO DAI “RESPONSABILI”, CONTE VA ALLA CONTA - ANDRÀ PRIMA ALLA CAMERA, LUNEDÌ: DOVREBBE OTTENERE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA. POI AL SENATO, MARTEDÌ: NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI DOVRÀ ACCONTENTARSI DI QUELLA SEMPLICE, UN VOTO IN PIÙ DEGLI AVVERSARI, GRAZIE ALL’ASTENSIONE DI ITALIA VIVA - MATTARELLA NON CHIEDE CHE L'ESECUTIVO TOCCHI QUOTA 161 AL SENATO: LA COSTITUZIONE PERMETTE UNA MAGGIORANZA SEMPLICE. MA…

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

alessandra locatelli con sergio mattarella e giuseppe conte

L'operazione è semplice: me o il diluvio. Giuseppe Conte avverte un' aria strana. Pessimismo sui numeri, costruttori che si danno alla macchia. Fino a venerdì sera stava trattando anche la grafica per il simbolo del nuovo gruppo liberale ed europeista del Senato: niente, marcia indietro dei responsabili, «si è persa un' occasione». Adesso, semmai, c' è chi pretende poltrone. È come se l' avvocato avvertisse sussurri, scricchiolii, quelli che a volte preludono al tradimento.

 

E quindi decide di tenere la rotta. Rilanciare, giocare "il tutto per tutto". Niente dimissioni, nessuna pausa di riflessione o nuovi tavoli con Italia Viva «dopo quello che hanno fatto, perderemmo tutti la faccia» - niente di niente. Cercherà i voti in Parlamento, anche se non ha ancora in mano un gruppo di responsabili. Questo esecutivo, o il baratro di una crisi al buio. Per convincere gli incerti.

 

renzi conte

Il percorso è segnato, ormai. Andrà prima alla Camera, lunedì: dovrebbe ottenere la maggioranza assoluta, anche se la conta è sul filo. Poi al Senato, martedì: nella migliore delle ipotesi dovrà accontentarsi di quella semplice. Un voto in più degli avversari, prendere o lasciare. Ieri, a sera, la conta di Palazzo Chigi si fermava a 155, forse 156. Se tutto andrà come previsto, nelle settimane successive il premier cercherà di allargare l'area giallorossa e raggiungere quota 161 a Palazzo Madama.

 

«Servirà rafforzarsi per governare meglio», il ragionamento di queste ore. Per farlo, rallenterà sulla nascita del "ter", come pure sul rimpasto. Anzi, manterrà l' interim in modo da gestire posti utili - quelli di governo e sottogoverno - a convincere qualche incerto a entrare in squadra. La speranza, neanche troppo solida, è che presto arrivino rinforzi. Uno dopo l'altro, soprattutto dalla sponda renziana.

 

giuseppe conte sergio mattarella 1

È il giorno dei sospetti. E di potenziali responsabili che voltano le spalle a Palazzo Chigi. L'Udc tratta, tratta come sempre per giocare al rialzo, ma viene rimessa in riga da Silvio Berlusconi che blocca un'operazione già fatta. Il sostegno centrista passerebbe solo da dimissioni che favoriscano un Conte ter, ma chi si fida? L'avvocato preferisce non sperimentare il brivido, semmai offrirà loro l'Agricoltura, ma dopo aver incassato la fiducia.

 

Anche Matteo Renzi si muove, spargendo fumogeni lungo il cammino del premier: promette l'astensione, ma nel frattempo fa sapere che Conte potrebbe aprire la crisi e ragionare sul ter. Dice che Pd e Movimento ci starebbero, è la stessa tesi di Clemente Mastella. Per adesso, però, la maggioranza sembra reggere.

 

conte franceschini

E poi altri problemi, il capogruppo dem Andrea Marcucci che spinge per ricucire con il leader di Rignano. E Riccardo Nencini che cambia di nuovo idea, vuole tenersi stretto il simbolo, e nel frattempo pare ambisca a un ministero. Ecco, Conte capisce che così non andrà lontano. Che è meglio rilanciare, mettendo il suo corpo tra la sopravvivenza del governo e quella della legislatura.

 

Per questo, ripone nel freezer lo schema forse preferito fino a metà pomeriggio: prevedeva dimissioni dopo il discorso alla Camera (forse senza neanche farsi votare la fiducia in quel ramo del Parlamento), poi l'auspicato reincarico, nuova fiducia stavolta anche al Senato. Era il progetto più solido, a patto di avere almeno un gruppo riconoscibile a Palazzo Madama. In assenza di questo paracadute, meglio lanciarsi nel vuoto sperando che qualche costruttore lo segua. Glielo consiglia anche i vertice del Nazareno.

giuseppe conte sergio mattarella

 

Concorda le mosse con Nicola Zingaretti e Dario Franceschini. Senza forzare la mano, Palazzo Chigi perderebbe prima di martedì altri potenziali voti, altro che allargamento, e scenderebbe sotto quota 155. Al momento, infatti, la conta recita proprio 155-156. Sono i 151 che abitualmente votano la fiducia (tra loro Mario Monti e Elena Cattaneo), più un paio di senatori a vita (Liliana Segre e Carlo Rubbia, probabilmente), oltre a due o tre tra renziani e berlusconiani. Forse pure l'ex grillino Ciampolillo.

 

marcucci zingaretti

Non è esattamente un voto blindato. E neanche lo scenario che lascia più tranquillo Sergio Mattarella. Il presidente non chiede - e non potrebbe neanche pretendere - che l' esecutivo tocchi quota 161 al Senato: la Costituzione permette una maggioranza semplice, molti precedenti lo certificano. Ma avrebbe preferito vedere nascere un gruppo, per favorire la stabilità. O quantomeno una componente del Misto.

 

Eppure, Conte sente di essere costretto a forzare. In vista del discorso potrebbe anche cambiare strategia e picchiare duro in Parlamento, in modo da polarizzare e dunque raccogliere qualche consenso ballerino. Una strategia che prevede ovviamente anche una variabile: l' atteggiamento di Renzi. Il leader dice che si asterrà. Un modo per evitare la diaspora di diversi senatori, tra cui Comencini, Conzatti e, forse, Carbone. Ma se cambiasse idea? Da Palazzo Chigi giurano che gli esploderebbe il gruppo in mano.

 

conte mattarella

C' è però anche da considerare che il centrodestra compatto gode già di 139 voti. A cui vanno aggiunti almeno nove senatori del Misto: 148. Se Renzi strappa, e porta con sé 13-14 voti su 18, può far cadere l' esecutivo. Ragionamenti che Conte considera. Anzi, che considera probabili in futuro, senza il rafforzamento della maggioranza. Fuori, intanto, la pandemia continua a mordere con altri 3.408 morti nell' ultima settimana.

«Questa crisi - confida a sera Roberto Speranza - mi sembra distante dalla vita delle persone».

renzi marcucci

Ultimi Dagoreport

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UNA DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIASI SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...

malago meloni abodi fazzolari carraro

DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI FUOCO” DEL SABATO FASCISTA, È STATO LAMPANTE NELLA VICENDA DEL CONI - QUANDO, ALLA VIGILIA DELL’ELEZIONE DEL SUO CANDIDATO LUCIANO BUONFIGLIO ALLA PRESIDENZA DEL CONI, QUEL DEMOCRISTIANO IN MODALITÀ GIANNI LETTA DI GIOVANNINO MALAGÒ SI È FATTO INTERVISTARE DA “LA STAMPA” ANNUNCIANDO DI ESSERE UN “PATRIOTA” CHE “FA IL TIFO PER IL GOVERNO MELONI”, HA INVIATO AI MUSCOLARI CAMERATI DISDEGNOSI DELLE REGOLE DELLA POLITICA (DIALOGO, TRATTATIVA, COMPROMESSO) IL SEGUENTE MESSAGGIO: ORMAI È TARDI PER FAZZOLARI DI INCAZZARSI CON ABODI; DA TEMPO VI HO DETTO CHE AVETE SBAGLIATO CAVALLO QUANDO AVEVATE A DISPOSIZIONE UNO CHE È “PATRIOTA” E “TIFA MELONI”, CHE HA ALLE SPALLE IL SANTO PATRONO DEGLI INTRIGHI E COMBINE, ALIAS GIANNI LETTA, E DOPO DODICI ANNI ALLA GUIDA DEL CONI CONOSCE LA ROMANELLA POLITICA COME LA SUA FERRARI…(SALUTAME 'A SORETA!)

giorgia meloni matteo salvini difesa riarmo europeo

DAGOREPORT - SALVATE IL SOLDATO SALVINI! DA QUI ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, SARANNO GIORNI DA INCUBO PER IL PIÙ TRUMPUTINIANO DEL BELPAESE - I DELIRI DEL “BIMBOMINKIA” (COPYRIGHT FAZZOLARI) SU UE, NATO, UCRAINA SONO UN OSTACOLO PER IL RIPOSIZIONAMENTO DELLA DUCETTA VERSO L'EURO-CENTRISMO VON DER LEYEN-MERZ, DESTINAZIONE PPE – AL VERTICE DELL’AJA, LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” HA INIZIATO INTANTO A SPUTTANARLO AGLI OCCHI DI TRUMP: SALVINI È COSÌ TRUMPIANO CHE È CONTRARIO AL RIARMO E PROFONDAMENTE OSTILE AI DAZI... - MA SE DA AJA E BRUXELLES, SI SCENDE POI A ROMA, LA MUSICA CAMBIA. CON UNA LEGA SPACCATA TRA GOVERNATORI E VANNACCI, SALVINI E' UN'ANATRA ZOPPA. MA UN ANIMALE FERITO È UN ANIMALE PERICOLOSO, CAPACE DI GETTARE ALLE ORTICHE IL SUO GOVERNATORE ZAIA E TENERE STRETTO A SE' PER ALTRI DUE ANNI IL POTERE IN LOMBARDIA - IL BIG BANG TRA I DUELLANTI È RINVIATO ALL’ESITO DELLE REGIONALI (E CALENDA SI SCALDA PER SALIRE SUL CARRO DELLA FIAMMA...)

FARE SESSO A 40 GRADI (ALL’OMBRA): COSA SUCCEDE AL NOSTRO CUORE? - IL SALVA-VITA DEL PROF. COSIMO COMITO: “IN CONDIZIONI NORMALI E CON LA GIUSTA TEMPERATURA, UN RAPPORTO SESSUALE EQUIVALE A FARE 2-3 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. LO STESSO RAPPORTO IN UN AMBIENTE CALDO-AFOSO, LO SFORZO EQUIVALE A FARE 4-5 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. IN TAL CASO, GLI UOMINI CHE HANNO PIÙ DI 50 ANNI COME FANNO SCIENTIFICAMENTE AD ESCLUDERE LA POSSIBILITÀ DI AVERE UN INFARTO O UN ICTUS AL POSTO DELL’ORGASMO? (ATTENZIONE ALL’”AIUTINO”)…”