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SENZA RIFORME, NIENTE VACANZE - DRAGHI NON RISPONDE ALLE DOMANDE DEI MINISTRI SULLE VACANZE E SPINGE SUI TEMPI DELLE RIFORME - IL PREMIER VUOLE CHE L’ESECUTIVO LAVORI A PIENO RITMO PER TUTTO LUGLIO E AGOSTO PER RISPETTARE I TEMPI DI APPROVAZIONE DEI PROVVEDIMENTI CONCORDATI IN EUROPA SUL RECOVERY - C'È CHI SCOMMETTE SULLE DUE SETTIMANE A CAVALLO DI FERRAGOSTO, “CHE HO GIÀ PRENOTATO”

FRANCESCO VERDERAMI per il Corriere della Sera

Mario Draghi a Santa Maria Capua Vetere

 

Per sapere quando andranno in ferie i ministri dovranno attendere, perché Draghi non ha risposto quando è stata sollevata la questione. Ovviamente l'argomento «vacanze» non è mai stato iscritto all'ordine del giorno di un Consiglio, però è parso subito chiaro al premier di cosa si stesse parlando quando - in una delle ultime riunioni - gli è stato accennato il tema della «programmazione del lavoro per le settimane a venire».

 

Perché dopo luglio c'è agosto e «programmare» l'attività dell'esecutivo avrebbe significato poter «programmare» anche la villeggiatura. Niente da fare, Draghi ha glissato. Tra i ministri c'è chi l'ha presa stoicamente, «in fondo come si fa con questa situazione d'emergenza». E c'è chi ha usato le pregresse esperienze, scommettendo sulle due settimane a cavallo di ferragosto «che ho già prenotato».

draghi e cartabia a santa maria capua vetere 10

 

L'unica concessione del presidente del Consiglio è arrivata dopo la richiesta di Patuanelli di «stabilire almeno un giorno fisso della settimana per le riunioni di governo, in modo da organizzare le nostre agende». «Ma quando volete», ha replicato prontamente Draghi: «La mia agenda è sempre libera per voi, sono qui a vostra completa disposizione».

 

mario draghi

All'apparenza era stata solo una risposta cortese, se non fosse che i ministri hanno ormai imparato a capire quando il premier si lascia andare alle battute, che sono un misto di umorismo britannico in salsa romanesca, sempre pronunciate con un tono della voce basso e monocorde.

 

Così sono partite le occhiate tra colleghi. E l'argomento si è chiuso. L'incertezza sulle ferie governative ha una motivazione politica: rispettare i tempi di approvazione dei provvedimenti concordati in Europa sul Pnrr. Su questo punto Draghi non è incline a scherzare, come hanno constatato i leader della maggioranza che sono andati a trovarlo. E siccome la riforma della giustizia «scade» a settembre, il premier chiede che Montecitorio approvi il testo entro agosto in modo da ottenere il voto definitivo di Palazzo Madama alla ripresa dei lavori.

 

Perciò ha dato disposizione al sottosegretario alla Presidenza Garofoli e al ministro D'Incà di informare i capigruppo della Camera. E a nulla sono valse le obiezioni sui «tempi troppo stretti», data la mole di decreti ancora da approvare. «Tempi stretti rispetto a cosa?», ha chiesto Draghi.

mario draghi al senato

 

Ovvio, le vacanze: i deputati pensavano di andarci la prima settimana di agosto, mentre sembra che debbano lavorare anche la seconda.

 

E se il timing sulla giustizia è davvero un fattore decisivo per il premier, sarebbe bene allora che il ministero della Giustizia evitasse certe distrazioni, perché trasmettere «per errore» al Parlamento un testo diverso da quello varato dal governo - com' è accaduto l'altro ieri - potrebbe compromettere l'iter stabilito da Draghi insieme al Guardasigilli: portare la riforma in Aula il 23 luglio per incardinare il provvedimento, e farlo approvare in agosto con i tempi contingentati.

intervento del ministro stefano patuanelli foto di bacco (2)

 

Lo verrà a sapere formalmente anche Conte appena verrà ricevuto a Palazzo Chigi. Ora, è chiaro che la tempistica ha valenza politica. Infatti nel Pd c'è chi ha provato a consigliare una diversa soluzione: far partire il dibattito sulla riforma a luglio per arrivare al voto della Camera a settembre.

 

Velocizzare la pratica - a loro giudizio - è «un errore», rischia di far salire troppo la temperatura nel Movimento fino al punto di mandarlo in ebollizione. Ecco il nodo che aggroviglia la data delle ferie di ministri e parlamentari. Il fatto è che Conte, nella prossima veste di avvocato del popolo grillino, è pronto a far «sentire la voce dei Cinquestelle» con una serie di emendamenti sulla giustizia, siccome ai suoi occhi l'attuale testo somiglia al presepe di casa Cupiello.

 

roberto garofoli

Chissà se durante l'incontro Draghi ricorderà a Conte che l'origine della crisi del suo governo fu l'assenza di maggioranza in materia di giustizia, che il Guardasigilli Bonafede evitò il voto del Senato sulla «Relazione annuale» perché non aveva i numeri, che in tema di prescrizione le norme scritte ai tempi del gabinetto gialloverde erano contestate dal Parlamento nei giorni del gabinetto giallorosso. Di certo gli spiegherà che mira a far approvare subito la sua riforma, varata d'intesa con i ministri grillini. Che come gli altri attendono di sapere quando poter andare in ferie.

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