mario draghi giuseppe conte marco travaglio beppe grillo

SERVIVA L’INDAGINE SU BEPPE GRILLO PER TRASFORMARE I GRILLINI IN SPONSOR DI “MARIOPIO” AL QUIRINALE – LA TRAGICA GIORNATA DI CONTE: PRIMA I TWEET A RETI UNIFICATE CON LETTA E SPERANZA, POI LA CASALINATA E LA RETROMARCIA – LO STRANO SILENZIO DI TRAVAGLIO: PERCHÉ DA DUE GIORNI SI OCCUPA SOLO DI GIULIANO AMATO? E COME MAI L’INDAGINE SU BEPPE-MAO FA PIACERE A DRAGHI? - DAGOREPORT

1 - DAGONOTA

GRILLO CRIMI DRAGHI

Movimento 5 Draghi. Da 24 ore circa i grillini sono impegnati in un difficile esercizio ginnico: con una super-capriola sono diventati i primi e più forti sponsor della candidatura di “Mariopio” per il Quirinale.

 

giuseppe conte e rocco casalino

Cosa è successo di così importante da aver fatto cambiare loro idea? Semplice, è arrivata tra il capo e il collo di Beppe Grillo la mazzata dell’indagine su Moby.

 

Ecco spiegato il cambio repentino di Conte, che ieri preso dal panico ha prima twittato a reti unificate con Letta e Speranza, poi fatto uscire (via Casalino) una velina a favore della permanenza di Draghi a Chigi, e infine fatto una clamorosa retromarcia al tg3: “Non poniamo veti”.

 

grillo travaglio felici

Di certo, i lettori del “Fatto quotidiano” avranno notato una stranezza: da due giorni il loro idolo Marco Travaglio, nel suo editoriale, si occupa in lungo e in largo di Giuliano Amato.

 

Come mai? E perché non si trova (quasi) traccia delle vicende marittime di Beppe Grillo?

 

mario draghi

Ultima domanda: perché il faldone su Moby è uscito proprio ora, a qualche giorno dal voto quirinalizio?

 

C’è chi dice che Beppe Grillo negli ultimi giorni stesse pensando di prendere posizione sul Quirinale, esponendosi pubblicamante a favore della permanenza di Draghi al governo…

amato, l'uomo senza dita editoriale di travaglio 19 gennaio 2022

 

 

 

 

 

 

2 - DAGOREPORT! COME MAI GRILLO INDAGATO A POCHI GIORNI DAL VOTO FA PIACERE A DRAGHI?

Estratto dell'articolo di Dagospia del 19 gennaio 2022

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-come-mai-grillo-indagato-pochi-giorni-voto-fa-piacere-296744.htm

 

 

(...) Ahi! ‘sto Quirinale quanti casini scatena… Il Beppe Grillo indagato, per traffico di influenze illecite assieme a Vincenzo Onorato, poteva tranquillamente esplodere un anno fa come fra sei mesi: il faldone era lì tranquillo che giaceva nei cassetti della Procura di Milano. Invece la bomba viene sparata a una settimana dal voto quirinalizio. Come mai, gli “addetti ai livori” che si fanno sempre la fatidica domandina “a chi giova?”, rispondono: il Grillo azzoppato fa piacere a Mario Draghi?. Ah, non saperlo…

Giuliano Amato al Circolo Tennis Orbetello, il 23 settembre 1999 con Tom e Jerry

 

3 - EFFETTO GRILLO SU CONTE

Roberta D'Angelo per "Avvenire"

 

L'unico punto fermo, a fronte di un calendario che si fa sempre più stretto per trovare un candidato per il Quirinale, è ormai diventato uno slogan che accomuna il centrosinistra, Iv e Lega: «Garantire la fine ordinata della legislatura ».

 

E su questo si ritrovano a casa di Giuseppe Conte alle 8,30 di ieri mattina, Enrico Letta e Roberto Speranza.

 

Una chiave di lettura di un processo che stenta a mettersi in moto per un clima di totale sfiducia e confusione all'interno dei gruppi, sempre meno governabili dai rispettivi leader.

amato e le prove d'amore editoriale di marco travaglio 20 gennaio 2022

 

Così l'incontro annunciato dei giallo-rossi raggiunge l'obiettivo di accreditare un'unità di intenti e un reciproco riconoscimento, specie dopo lo 'scivolone' di Goffredo Bettini, guru del Pd molto vicino a Conte ai tempi di Palazzo Chigi, che nei giorni scorsi aveva irritato il capo dei 5 stelle definendolo migliore come premier che come leader di partito.

 

Una frase da cui Letta aveva preso subito le distanze, sottolineando di non avere bisogno di mediazione con l'avvocato pugliese, al quale lo lega una stima vicendevole.

 

E il 'tweet fotocopia' uscito dall'incontro sembra accreditare il comune sentire. Vale a dire che gli alleati di centrosinistra sono pronti a valutare tutte le ipotesi che formuleranno gli avversari, appena Berlusconi sgombererà il campo, consapevoli che comunque «non esiste un diritto di prelazione del centrodestra » (come dimostrerebbero i numeri dei grandi elettori), ma determinati a trovare un nome condiviso.

RIUNIONE DEL CENTRODESTRA A VILLA GRANDE

 

L'unità di intenti e di tweet, però, dura pochi minuti, poi dai 5 stelle viene fatta circolare una velina - attribuita malignamente al portavoce di Conte, Rocco Casalino - secondo la quale M5s non vuole rinunciare a Draghi premier, perché vede troppe «difficoltà a proseguire in un quadro di maggioranza di governo, che senza di lui difficilmente potrebbe reggere».

 

GIUSEPPE CONTE ROCCO CASALINO E IL TAVOLINO MEME

Al Nazareno i telefoni sono roventi. Che nessuno dei partiti, e soprattutto i 5 stelle, siano uniti e che per i leader sia difficile tenere la barra è evidente (e non solo nel centrosinistra), ma che sia stato proprio il braccio destro di Conte a ritrattare la linea appena trovata non piace al Pd.

 

Conte smentisce e a sera nega di avere riserve a un passaggio dell'ex capo della Bce al Quirinale.

 

 

 

lo stesso tweet di conte letta e speranza sul quirinale

Ma la voce lascia spazio al clima di sospetti incrociati. Il segretario del Pd continua il suo lavoro di tessitura e riunisce le capogruppo di Camera e Senato Debora Serracchiani e Simona Malpezzi per fare il quadro dei parlamentari dem, che comunque hanno dato mandato a trovare una soluzione condivisa.

 

Ma se la segreteria è favorevole al trasloco di Draghi al Quirinale (sempre nell'ambito di un accordo per salvaguardare la legislatura), sono in molti i dem che non si fidano e voterebbero una soluzione alternativa, puntando su Pier Ferdinando Casini, su cui anche i 5 stelle potrebbero convergere.

 

E c'è chi teme che sotto sotto al segretario Pd non dispiacerebbe se si andasse a elezioni anticipate. Sono però molti di più i 5s in ordine sparso.

 

E Conte sa di non poterli governare. L'ex premier, dopo il vertice con gli alleati, va alla Farnesina da Luigi Di Maio, da molti considerato il vero leader, che non ostacolerebbe affatto il passaggio di Draghi al Quirinale. Una linea che lascia ottimista Letta.

GIUSEPPE CONTE VENDITORE DI CALDARROSTE

 

Convinto che alla fine - in assenza di una disponibilità di Mattarella a restare - il nome su cui si potrebbe trovare il massimo della convergenza e il più autorevole sarebbe proprio quello del premier.

 

Ma per lui deve esserci una maggioranza almeno pari (meglio se più ampia) a quella che sostiene il suo esecutivo. Perché sia in sicurezza Draghi, ma anche la stessa legislatura. Poi, se si vorrà rafforzare il governo con figure politiche, il Pd non si metterà certo di traverso.

mario draghi sergio mattarella

 

4 - PRIMA ESULTAVANO PER I NEMICI INDAGATI ORA I GRILLINI SCOPRONO IL GARANTISMO

Lodovica Bulian per "il Giornale"

 

È il 18 dicembre 2018 quando diventa legge la cosiddetta «Spazzacorrotti», che comprende le modifiche introdotte al reato di traffico di influenze illecite che oggi colpisce Beppe Grillo nell'inchiesta milanese. Il Movimento cinque stelle scende a festeggiare davanti a Montecitorio.

BEPPE GRILLO E ALFONSO BONAFEDE

 

«Bye Bye corrotti», il cartello sventolato da Luigi Di Maio. «Aspettavamo questa legge dai tempi di Mani pulite. Nulla sarà più come prima - le sue parole - oggi diamo gli strumenti alle forze dell'ordine per prendere chi mette le mani nella marmellata. E obblighiamo i partiti a rendicontare tutti i soldi che prendono, così sapremo per chi governano il giorno dopo le elezioni».

 

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

Accanto ad applaudire anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, volto della vittoria più importante del M5s al governo. La legge anticorruzione è dedicata «a tutti i cittadini onesti, oggi è una giornata storica».

 

È ricordando oggi quella piazza che la dichiarazione garantista del leader del M5s Giuseppe Conte suona come una sconfessione di fatto di tutti i mantra grillini: «Esprimo vicinanza a Grillo, sono fiducioso - ha detto ieri - Ho visto che molti giornali hanno enfatizzato la notizia di questa indagine», ma «sono assolutamente fiducioso che le verifiche in corso dimostreranno la legittimità del suo operato».

 

enrico letta e giuseppe conte 2

Poche parole che certificano il l'inversione di rotta dopo le feroci battaglie contro gli avversari colpiti dalle inchieste. Senza riavvolgere il nastro agli anni ruggenti delle liste di proscrizione al grido di «ecco tutti gli indagati del Pd» rilanciate da Grillo, solo pochi mesi fa quando la Procura di Firenze ha chiuso le indagini sulla Fondazione Open che coinvolgono Matteo Renzi e altre undici persone per finanziamento illecito ai partiti, i cinque stelle erano andati all'attacco così: «13 domande a tutela del confronto democratico #RenziRispondi», titolava il lungo post pubblicato dal M5s.

 

MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME LUKAKU E IBRA

«Queste domande sono poste nell'interesse di tutti i cittadini, a garanzia dei principi di piena trasparenza e accountability, che devono contraddistinguere l'operato di tutti i politici e che sono fondamentali per alimentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella classe politica. Su questi aspetti il M5s non è disponibile ad arretrare di un millimetro. È questione di etica pubblica. Senza coscienza morale, il nostro Paese non ha futuro».

 

E ancora quando il padre di Renzi, Tiziano, rinviato a giudizio nell'inchiesta Consip proprio per traffico di influenze illecite l'hashtag è diventato #Renziconfessa. Di Maio ricordava che sotto indagine c'erano «il padre e il braccio destro» dell'ex presidente del consiglio (Tiziano Renzi e Luca Lotti) e che l'imprenditore arrestato questa mattina (Romeo ndr) finanziava la Fondazione con cui Matteo Renzi sta girando l'Italia e sta facendo campagna elettorale per le primarie Pd».

renzi conte

 

Quando nel 2016 l'inchiesta per traffico di influenze illecite travolse l'allora ministra Federica Guidi, costringendola alle dimissioni, la campagna grillina anticorrotti fu martellante. Il tenore dei commenti: «Io non ho più parole per dire quanto ribrezzo mi diano questi schifosi al Governo.

 

Gentaglia che mette gli interessi personali, spesso illeciti, davanti alla salute e al benessere degli italiani», scriveva Manlio Di Stefano su Facebook. Oggi tra i destinatari delle chat di Grillo con le presunte pressioni ipotizzate dai pm per favorire Moby ci sarebbe anche Danilo Toninelli, l'ex ministro dei Trasporti che ha combattuto ferocemente contro Autostrade fino alla revoca della concessione, cantando vittoria così: «Abbiamo posto fine a una mangiatoia per politici e privati».

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…