beppe grillo draghi

DAGOREPORT! COME MAI GRILLO INDAGATO A POCHI GIORNI DAL VOTO FA PIACERE A DRAGHI? - COLAO, OVVERO L’AMBIZIONE SBAGLIATA DI PRENDERE IL POSTO DI DRAGHI A PALAZZO CHIGI - COME MAI GIGIONA MELONI, CHE SMANIAVA MARIOPIO SUL COLLE E VOTO, HA CAMBIATO IDEA? - DOPO LA SCONFITTA DEL BERLUSCA, IL NOME PIÙ GETTONATO DEL CENTRODESTRA È QUELLO DI "MESTIZIA" MORATTI. CON I VOTI DI ITALIA VIVA, I NUMERI CI SAREBBERO PURE. COSÌ PURE I FRANCHI TIRATORI: LA CROCEROSSINA DI MUCCIOLI HA SEMPRE IL PIGLIO DELLA PADRONA - AD OGGI, L’UNICA VIA PERCORRIBILE È UN ACCORDO TRA I LEADER DEI PARTITI SUL NOME DI MATTARELLA. E CON IL 70% DEI VOTI DEI PARLAMENTARI SULLA SCHEDA, UN POLITICO COSÌ RISPETTOSO DELLE ISTITUZIONI COME LA MUMMIA SICULA NON POTREBBE NON ACCETTARE

DAGOREPORT

 

GRILLO CRIMI DRAGHI

- Ahi! ‘sto Quirinale quanti casini scatena… Il Beppe Grillo indagato, per traffico di influenze illecite assieme a Vincenzo Onorato, poteva tranquillamente esplodere un anno fa come fra sei mesi: il faldone era lì tranquillo che giaceva nei cassetti della Procura di Milano. Invece la bomba viene sparata a una settimana dal voto quirinalizio. Come mai, gli “addetti ai livori” che si fanno sempre la fatidica domandina “a chi giova?”, rispondono: il Grillo azzoppato fa piacere a Mario Draghi?. Ah, non saperlo…

 

MARIO DRAGHI E SERGIO MATTARELLA - FOTOMONTAGGIO DI BEPPE GRILLO

- La sirena che ha spinto ieri Draghi sul Colle si chiama Mattarella. L’ha convocato perché voleva essere aggiornato sulle ultime decisioni e atti del governo. Nessuno accenno da parte della Mummia Sicula alla corsa sul Colle, né tantomeno a chi potrebbe prendere in mano le redini del governo in caso in cui Draghi prenda il suo posto.

 

- Invece, il ministro della Difesa Guerini si è intrattenuto in colloquio con Mariopio poiché Macron ha in mente di formare, a fianco della Nato, un esercito comune dell’Unione Europea.

 

draghi colao

- Chi ha sbirciato l’editoriale del ‘’New York Times’’ di ieri dedicato alla politica italiana alle prese con la patata bollente del voto quirinalizio, avrà notato che l’interlocutore privilegiato del quotidiano americano rispondeva al nome del ministro Vittorio Colao. L’ex capo della Vodafone globale non ha mai perso i suoi contatti internazionali, molto utili vivendo l’ambizione sfrenata (e sbagliata) di prendere il posto di Draghi a Palazzo Chigi.

 

draghi enrico gianni letta

- “Berlusconi for president”, missione fallita. E adesso, che fare? Gianni Letta, che aveva predetto la sconfitta, consiglia all’Arcavolo di Arcore un “beau geste”, ma ben articolato. Non basta impapocchiare “Sul mio nome non c’è l’unanimità dei partiti e preferisco far cadere la mia candidatura, etc. etc.”. Poiché poi il centro-maldestro deve indicare un nuovo candidato al Colle. E qui, inizia il duello tra Berlusconi e Salvini su chi deve fare il king maker.

 

- L’ex satrapo del Bunga Bunga ha fatto presente al reuccio del Papeete che lui conta ancora (soprattutto a livello televisivo: dove vai senza Rete 4?) e il nome deve essere concordato. Se ti viene in mente di fare il solista, avrai Gigiona Meloni contro; se lo facciamo insieme, la ducetta si accoda con noi.  E poi, caro Matteo, ricordati che il centrodestra senza Forza Italia, diventa solo una jattura di destra.

matteo salvini silvio berlusconi meme by carli

 

- Salvini si è camuffato da muro di gomma e non ha risposto. In ballo c’è una biforcazione tra la famiglia Letta (Gianni ed Enrico) favorevole al duplex “Draghi al Colle, Cartabia premier” e Salvini che mira a inchiodare Mariopio a Palazzo Chigi. Anche la Meloni, all’inizio unica favorevole alla salita di Draghi al Colle con la conseguente e auspicata apertura anticipate delle urne, ha cambiato idea: il Grande gesuita rimanga dove sta. Il suo ragionamento: in caso di gran vittoria di Fratelli d’Italia al voto politico, lo vedete un europeista intransigente come Draghi che mi manda a Palazzo Chigi? Farebbe carte false per mandarmi al diavolo. 

 

- E si ritorna alla casella: chi candidiamo? Quale nome abbiamo da offrire al centrosinistra? Il nome è quello della petroliera con l’hobby della politica Letizia Moratti. Un candidato che va benissimo a Matteo Renzi che potrebbe così ritornare in ballo visto che Letta e Conte lo vedono come l’antrace. E per il centrodestra più Italia Viva i numeri ci sarebbero pure. Così pure i franchi tiratori, oltre al Pd e M5S, poiché Mestizia, la crocerossina di Muccioli, non è una tipo comandabile, non la puoi dirigere da fuori, ha sempre il piglio della padrona. 

letizia moratti e silvio berlusconi

 

- Nei palazzi, ormai manicomio politico, si vocifera persino di un’alleanza al governo, con Draghi trasportato sul Colle, tra Pd, M5S e Forza Italia. Ma quello che resta del partito del Berlusca è allo sbando: da una parte i pochi “renzulliani” filo Lega, dall’altra i draghisti alla Brunetta. Ma alla fine anche i governisti non voterebbero mai un premier di sinistra o pentastellato.

 

sergio mattarella mario draghi quirinale by macondo

- Ad oggi, l’unica via percorribile è un accordo tra i leader dei partiti sul nome di Mattarella. E con il 70% dei voti dei parlamentari sulla scheda, un politico così rispettoso delle istituzioni come la Mummia Sicula non potrebbe non accettare. A quello che in gergo si chiama “Lodo Ainis” ci starebbero subito Salvini, Berlusconi (così coprirebbe la sua sconfitta), batterebbero le mani Letta e Conte. Perché ciò accade occorre che lunedì prossimo si mettano d’accordo Letta e Salvini. L’Italia ha bisogno del duplex Draghi-Mattarella. E arrivederci al voto del 2023.

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”