mario draghi giuseppe conte

SIETE PRONTI PER LA NASCITA DI UN GOVERNO DI RICOSTRUZIONE GUIDATO DA MARIO DRAGHI? - APPROVATA LA FINANZIARIA A GENNAIO, I GIORNI DI CONTE SONO CONTATI. GIANNI LETTA, IN DUPLEX CON MATTARELLA, STA COSTRUENDO UN'AMPIA MAGGIORANZA CHE POSSA SOSTENERE UN'ALTERNATIVA AD ARROGANCE CONTE. L'OBIETTIVO RESTA SEMPRE QUELLO: DRAGHI PREMIER CON UN SOSTEGNO FORTE DEI PARTITI AL GOVERNO, CON IN PIÙ LEGA E FORZA ITALIA - LA CONTROPROVA DI QUESTO RETROSCENA: IL DURISSIMO EDITORIALE DI TRAVAGLIO...

DAGONEWS

goffredo bettini gianni letta giuseppe conte

 

Cosa è uscito da questa verifica di governo? Due certezze, che per molti ci sono sempre state: non si vota né si voterà in mezzo alla pandemia – anzi, al Quirinale pensano che le amministrative della primavera vadano spostate a settembre – e ora non ci sarà alcun rimpasto. Si parla solo di collegialità, di Conte che sarà costretto a fare una marcia indietro alla grande e accettare una procedura condivisa sulla gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund. (Come ha ironizzato il renziano Rosato: “Finora, per Conte, collegialità vuol dire essere d’accordo con Casalino”).

 

IL RINCULO DI CONTE

GIANNI LETTA SERGIO MATTARELLA

I progetti saranno visionati e approvati dal Consiglio dei Ministri, mentre la parte esecutiva sarà affidata a un comitato ristretto composto da un ministro per ogni partito. Il Pd vorrebbe includere nel processo anche una delegazione dell'opposizione, ma Conte non ci sta. L'obiettivo di tutti, in ogni caso, è far abbassare le penne a Conte ormai ebbro di potere. Hanno mandato avanti Renzi, ma stavolta il chiacchierone di Rignano aveva alle spalle il sostegno della maggioranza del Pd.

QUIRINALE REPARTO MATERNITA' BY MACONDO

 

Il premier non vuole cedere la delega ai servizi per nessuna ragione e ha fatto capire che solo Mattarella potrebbe costringerlo a farlo. Nella verifica non si è parlato né di Arcuri né delle nomine, e sulla questione Mes (sanitario) si è di nuovo buttata la palla in tribuna: sarà il Parlamento a decidere se ricorrere al fondo.

mattarella draghi gualtieri

 

UNA ALTERNATIVA A CONTE

draghi merkel

Una volta approvata la finanziaria a gennaio, i giorni di Conte sono contati. Dietro le quinte si sta muovendo Gianni Letta, in duplex con Mattarella. Il piano dell'Eminenza Azzurrina è quello di avere pronta un'ampia maggioranza che possa sostenere un'alternativa ad Arrogance Conte. L'obiettivo resta sempre quello: Draghi premier. L'ex presidente BCE, ritornato a Roma, si è detto disposto a questo incarico, finora schivato come la peste, a due condizioni: un sostegno forte dei partiti al governo, con in più Lega e Forza Italia, e la nascita di un governo di ricostruzione con un mandato chiaro.

giorgia meloni saluta matteo salvini foto di bacco

 

Il piano vedrebbe poi uno ''schema Ciampi'': dopo un anno a Palazzo Chigi, Draghi sarebbe ''promosso'' al Quirinale, da dove continuerebbe a seguire la gestione del Recovery Fund e l'uscita dalla crisi pandemica.

 

L'intervista di Giorgetti al Corriere di ieri era chiara: il vice di Salvini, in coordinamento con Fedriga e Zaia e contro la linea Borghi/Bagnai, è pronto a portare la Lega nel Ppe, strappandola alle cattive compagnie antieuropeiste di AfD e Marine Le Pen. I suoi contatti con la CDU tedesca vanno in questa direzione.

matteo salvini giancarlo giorgetti

 

Dunque dopo aver ''scollato'' Berlusconi dal centrodestra, ora toccherebbe alla Lega di riconvertirsi all’europeismo, con Giorgia Meloni che si invece detta indisponibile a partecipare a questo governo di ricostruzione.

 

Il che per Draghi (e per Ursula) è un motivo di sollievo: il profilo dell'Economist ha incoronato Giorgia Meloni come nuovo leader della hard right, ma l'ha anche definita ''erede dei fascisti'', non certo un ottimo biglietto da visita per la larga coalizione che si sta apparecchiando.

ROBERTO FIORE FORZA NUOVA

 

A conferma di ciò, la notizia che Forza Nuova ha scaricato la Lega e ''adottato'' Fratelli d'Italia come partito di riferimento, altra operazione benedetta da Giorgetti.

 

Ma davvero Bruxelles e le cancellerie europee accetterebbero un Salvini nella maggioranza italiana, dopo aver fatto carte false pur costringerlo ad uscire dal governo? Sì, ma solo a condizione che a Palazzo Chigi ci sia Draghi. Di lui si fidano, ma solo di lui: non sarebbe lo stesso con un altro tecnico o con altre figure meno autorevoli.

 

mario draghi e janet yellen

Anche a Biden andrebbe bene Draghi: sia perché toglierebbe di mezzo il cheerleader trumpiano Conte, sia perché il banchiere ha un ottimo rapporto con Janet Yellen, ex presidente della Fed che ha lavorato fianco a fianco con il capo della BCE negli anni del quantitative easing e del post-Lehman. Ora Yellen guiderà il Tesoro americano, sarà la vera numero due di Biden almeno finché Kamala non proverà a prendersi la Casa Bianca. 

 

I famigerati mercati internazionali, insomma, davanti all'ipotesi di un ritorno della Lega in maggioranza, non andrebbero nel pallone, perché si tratterebbe di una Lega depurata dalle istanze no-euro sotto l'ala ''affidabile'' di Giorgetti e Draghi.

 

travaglio conte

Due articoli oggi sono la controprova di questo retroscena: il durissimo editoriale di Travaglio contro Draghi a difesa del suo amato Conte, e il sondaggio della Ghisleri pubblicato dalla ''Stampa'': 6 italiani su 10 credono che il governo non saprebbe spendere bene i fondi del Recovery Fund. Insomma, gli elettori non credono che questo gruppo di scappati di casa sia in grado di maneggiare l'economia per gli anni a venire. E chi invece saprebbe farlo? Indovinato.

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?