paolo gentiloni ursula von der leyen

SIETE SICURI DEL FONDO SURE? - GENTILONI TIENE SEGRETI I DATI DEL PRESTITO DA 27,4 MILIARDI EROGATO DALLA COMMISSIONE EUROPEA ALL'ITALIA PER PAGARE CASSA INTEGRAZIONE E INDENNITÀ AI LAVORATORI AUTONOMI. IL CONTRATTO NON È ACCESSIBILE NEANCHE AGLI EUROPARLAMENTARI, DUNQUE NON SAPPIAMO QUALE SIA IL TASSO DI INTERESSE - SUL FRONTE DELLA SOSTENIBILITÀ DEL DEBITO ITALIANO, GENTILONI FA STRAGE DELLE SUE STESSE PAROLE CHE DURANTE L'AUTUNNO DEL 2018 CI COSTARONO DIVERSE DECINE DI PUNTI DI SPREAD

 

Giuseppe Liturri per ''La Verità''

 

Cosa c'è di meglio, di fronte ad una domanda scomoda, che fare finta di non aver capito e rispondere fischi per fiaschi? Pare questa la strategia adottata ieri, a proposito del prestito del Sure, dal commissario europeo Paolo Gentiloni nel corso della conferenza stampa di presentazione delle stime autunnali della Commissione sull'economia europea.La domanda scomoda, che è stata formulata solo sulle colonne di questo giornale lo scorso 30 ottobre, è quella relativa al contratto di finanziamento per il prestito di 27,4 miliardi erogato dalla Commissione all'Italia a fronte di spese eccezionali sostenute per cassa integrazione ed altre indennità ai lavoratori autonomi (Sure, in sigla).

 

Tale contratto non è pubblicamente accessibile e ne è stata negato l'accesso ad un parlamentare europeo che ha chiesto di visionarlo. Esso contiene tutti gli elementi essenziali (tasso di interesse in primis) per valutare la convenienza relativa di questo strumento per le nostre finanze pubbliche e avrebbe già dovuto essere pubblicato dal ministero dell'Economia o dalla Commissione, allo stesso modo in cui sono pubblici i rendimenti delle aste dei titoli di Stato. Invece nulla.

paolo gentiloni ursula von der leyen

 

Questo è un debito di cui non è dato (ancora) conoscere i costi. Il 3 novembre la nostra richiesta di trasparenza ha trovato eco nella interrogazione a risposta scritta presentata al ministro dell'Economia ed al Ministro degli affari europei, con primo firmatario il senatore della Lega Alberto Bagnai. Nel documento si chiede di sapere «se i Ministri in indirizzo siano in grado di spiegare i motivi della non immediata pubblicità del loan agreement [] e quali azioni intendano intraprendere al fine di renderlo pubblico». La risposta di Gentiloni è degna del teatro dell'assurdo: «Non c'è nessun complotto nell'accordo europeo sui fondi Sure il cui testo non è stato pubblicato». Allora, se non c'è alcun segreto, perché non lo pubblica?

 

Non sappiamo chi abbia suggerito al commissario la parola «complotto», che è totalmente estranea al contenuto della nostra richiesta, effettivamente finalizzata a sapere perché quel contratto non sia pubblico, senza formulare accuse di alcun tipo. Il fatto che Gentiloni, non noi, avanzi la tesi del complotto appare una voce dal sen fuggita che, a questo punto, avvalora i peggiori sospetti. Allora c'è effettivamente qualcosa in quel contratto che è meglio non far conoscere ai cittadini italiani? E la Commissione ed il Mef quanto a lungo si trincereranno dietro le eccezioni al diritto di accesso previste dal Regolamento 1049/2001, molto simili a delle forche caudine manovrabili con eccessiva discrezione?

 

roberto gualtieri alberto bagnai

«Credo che ci sia anche una richiesta formale avanzata dal Parlamento italiano e penso che le autorità italiane siano in contatto con la Commissione per verificare le modalità di risposta sul testo dell'accordo Sure. Io - ha continuato Gentiloni - avendone firmati 17, di accordi come questo, sono abbastanza tranquillo sul fatto che non ci sono complotti o segreti. Semmai possono esserci alcuni dati sensibili sul cui trattamento bisognerò fare verifiche nel dialogo tra autorità. Ma certamente non c'è nessun documento misterioso». Il commissario inanella una collana di frasi logicamente scollegate. Delle due, l'una: o un documento è segreto o è pubblico. E se è inizialmente segreto, tale resta fino alla sua pubblicazione. Spiace ribadire l'ovvio, ma pare che Gentiloni ne abbia bisogno.

 

Tuttavia si lascia sfuggire il tema dei dati sensibili, rivelando un nervo scoperto. Infatti un contratto di finanziamento simile è previsto anche per i prestiti del Recovery fund, all'articolo 13 del Regolamento ancora oggetto di trattativa. E in quel documento saranno contenuti il meccanismo di determinazione del tasso di interesse, la scadenza media, le rate e, soprattutto, «gli altri elementi necessari per l'attuazione del prestito». Con esplicito riferimento a riforme aggiuntive richieste. Insomma le famose condizioni che serviranno a rafforzare il vincolo esterno sul nostro Paese. In base a tutto ciò, non possono esserci dati sensibili in quel contratto, ma solo dati essenziali per capire le obbligazioni assunte dal nostro Paese.

 

paolo gentiloni valdis dombrovskis

Sul fronte della sostenibilità del debito italiano, Gentiloni fa strage, in un colpo solo, delle menzogne che durante l'autunno del 2018 ci costarono diverse decine di punti di spread, che arrivò a superare di poco 300 punti. Infatti, sembrava che qualche decimale di deficit/Pil in più per finanziare quota 100 ed il reddito di cittadinanza, a prescindere dal giudizio sulle due misure, fossero sufficienti a mettere in discussione la sostenibilità del nostro debito ed i mercati furono opportunamente aizzati da dichiarazioni incendiarie dei commissari Ue. All'epoca, la crescita era di poco superiore allo zero ed il debito/Pil si attestava intorno al 135%. Oggi il Pil 2020 è previsto in calo del 10% ed il debito/Pil viaggia verso il 160% e Gentiloni crede «che non ci sia oggi alcuna preoccupazione sulla sostenibilità.

 

C'è la necessità, nel medio periodo, di mettere il debito in un percorso di sostenibilità e credo che questa preoccupazione sia pienamente condivisa dal governo italiano».Purtroppo la ferma sicurezza di Gentiloni nasconde un percorso di aggiustamento dei conti pubblici che non promette nulla di buono per il nostro Paese. Ai suoi occhi, ed a quelli della Commissione, la sostenibilità si ottiene solo con avanzi primari crescenti, già previsti dal 2023, che porteranno solo recessione. Il meccanismo già visto all'opera tra 2012 e 2014.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?