mario draghi

I SILENZI DI DRAGHI CONTANO PIÙ DELLE SUE PAROLE – IERI IN CONFERENZA STAMPA  HANNO CHIESTO A “MARIOPIO” SE ESCLUDESSE UN BIS, E LUI, INVECE CHE DIRE “NO GRAZIE” HA DICHIARATO DI NON VOLER RISPONDERE, AGGIUNGENDO: “CERTO CHE RESTO NONNO”, CON UN RIFERIMENTO NON TROPPO VELATO ALLA SUA AUTO-CANDIDATURA AL QUIRINALE – “LA MIA AGENDA? È FATTA DI RISPOSTE AI PROBLEMI, DI OBIETTIVI RAGGIUNTI. E LA CREDIBILITÀ…”

 

Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

mario draghi 5

La domanda da farsi a questo punto è se possa esistere un'Agenda Draghi senza Draghi. Perché quello che lascia in eredità il presidente del Consiglio uscente è un metodo, innanzitutto.

 

Di cui qualcuno vorrebbe farsi carico, e non è semplice. E che interroga chi evoca il suo nome ogni giorno, insistentemente, e spera che torni lui a Palazzo Chigi dopo il voto del 25 settembre, se dalla sfida delle coalizioni non dovesse uscire un vincitore acclarato. A domanda precisa Draghi non risponde.

 

roberto garofoli mario draghi daniele franco roberto cingolani

Avrebbe potuto farlo, per ben tre volte durante la conferenza stampa di presentazione del Decreto Aiuti bis, la prima dopo la crisi politica e le dimissioni del premier. Esclude un impegno o una disponibilità?

 

Avrebbe potuto dire «no, grazie», «resto nonno sì, ma dei miei nipotini», non delle istituzioni, come disse a dicembre un mese prima delle elezioni alla presidenza della Repubblica, di fatto confermando una sua candidatura al Colle. Draghi schiva la domanda. E curiosamente lo fa con la stessa modalità che usò alla vigilia del voto sul Colle.

 

mario draghi 4

Dichiarando di non voler rispondere. Questa volta aggiunge di averlo già fatto, quando disse che un suo bis non ci sarebbe stato, in questa legislatura però. «Certo che resto nonno» sibila quasi, per schermirsi. Non risponde. Non afferma, dunque, «lo escludo». Forse non è un'apertura, ma uno spiraglio sì.

 

Se resta un'illusione, Draghi comunque non la spezza. E lo dimostrano i messaggi che un minuto dopo partono nelle chat del Pd, degli ex 5 Stelle che hanno seguito Luigi Di Maio, dei vertici di Azione e Più Europa. Enrico Letta, Carlo Calenda, Emma Bonino, ci sperano più di tutti. E alcuni di loro notano che un passaggio più di altri è da tenere a mente.

 

 

mario draghi roberto cingolani

Quando spiega cosa sia questa benedetta Agenda Draghi di cui parlano nella tormentata galassia del centrosinistra. «Risposta pronta e credibilità». Il metodo, appunto. Aggiunge anche un aneddoto, che suona velenosissimo verso i partiti: «Oggi alla fine del Cdm ho fatto tanti auguri di buone vacanze a chi non ha la campagna elettorale e gli auguri a tutti quelli che devono farla, che si verifichino desideri e sogni, sono molto vicino a loro».

L'Agenda Draghi non è l'Agenda dei sogni che propongono i partiti nella naturale propaganda elettorale.

 

mario draghi contro firma il decreto di scioglimento delle camere

«Quando ho iniziato non avevo un'agenda Draghi - dice - che è fatta di risposte ai problemi, di obiettivi raggiunti. È difficile dire che esiste un'agenda: sono le risposte pronte ai problemi che si presentano. E la credibilità - dice ancora -: quella interna e internazionale che ha avuto il governo. A vere il credito internazionale alto è importantissimo». Per esempio, secondo il banchiere, «è componente importante a spiegare il perché l'Italia cresce in maniera straordinaria».

 

Una curiosità: Draghi non lo racconta ma è solo Andrea Orlando del Pd a rispondere alla battuta del premier in Cdm, con la sua stessa malizia: «La vedo complicata che i sogni di tutti noi si realizzino contemporaneamente».

 

mario draghi 2

Tra i tanti sogni venduti dai partiti c'è di sicuro una realtà da tenere presente. Il Pnrr: «Non soddisfare gli obiettivi del Piano indebolisce la credibilità». È la ragione fondativa del governo Draghi: il Pnrr, che durerà fino al 2026. L'ex Bce si dice «certo» che qualsiasi governo rispetterà gli impegni sulle risorse europee. Un ottimismo che sa di speranzae che incornicia una fotografia con molte più ombre.

 

L'autunno sarà durò, Draghi non nasconde la preoccupazione, anche perché sul futuro gravano «un'incertezza politica» (che maggioranza di governo?) «e geopolitica» (guerra in Ucraina e venti di guerra a Taiwan). Il premier può contare sull'ampio perimetro che ha concordato con il Quirinale sugli affari correnti. Fino a quando resterà a Palazzo Chigi avrà il potere di «di proteggere la ripresa».

 

CROSETTO MELONI

Tratterà sul tetto al prezzo del gas, al prossimo Consiglio europeo. Ma andrà anche personalmente a New York, per rassicurare la grande finanza sulla tenuta dell'Italia e sugli investimenti. In occasione del summit Onu, a quattro giorni dalle elezioni, dal 19 al 21 settembre Draghi ha previsto una serie di incontri importanti.

 

Sarà a Wall Street - dove sarebbe dovuto andare a maggio dopo la visita alla Casa Bianca -, e avrà una serie di bilaterali al Palazzo di Vetro. Probabile che vedrà l'amica Janet Yellen, segretario al Tesoro, e non è da escludere un colloquio con Biden. In ballo c'è anche un invito della Clinton Foundation.

 

mario draghi daniele franco roberto cingolani

Pochi giorni dopo l'Italia andrà al voto. L'inflazione continuerà, il prezzo del gas non è previsto che diminuisca. «Non so quale formula politica richieda tutto questo, ma di certo servirà coesione sociale, consapevolezza delle difficoltà. Questo dovrebbe ispirare l'azione del governo». Proprio quello che ha chiesto Guido Crosetto, braccio destro della presidente di Fdi, la candidata numero uno a succedere a Draghi. Quella che da giovane si faceva chiamare online «draghetta».

mario draghi 5mario draghi 6 sergio mattarella mario draghi sergio mattarella mario draghi MARIO DRAGHI ROBERTO GAROFOLImario draghi sergio mattarella SERGIO MATTARELLA MARIO DRAGHI MEMEmario draghi 4

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”