Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
Chi ha parlato col fondatore del Movimento 5 stelle in queste settimane, lo definisce non solo «convinto» della possibile intesa col Pd. Ma addirittura: «Entusiasta». Beppe Grillo scherza con gli amici. Ricorda i tempi in cui aveva preso la tessera del Partito democratico ad Arzachena, in Sardegna, per presentarsi alle primarie. Una provocazione ai tempi respinta con sdegno dai dirigenti del partito di centrosinistra. O quando, nel 2006, aveva portato all' allora premier Romano Prodi i risultati delle primarie del programma, per vederlo «addormentarsi » - questo il racconto fatto in seguito - davanti alle proposte che arrivavano dai cittadini sul blog. Era un anno prima del Vaffa day del 2007. Era prima della torsione autoritaria del Movimento, delle espulsioni, dei post sempre più violenti contro politici, stampa, istituzioni.
E come se tutto questo non ci fosse stato, come se l' odio per il Pd, soprattutto per il Pd, non avesse nutrito negli ultimi anni tutti gli iscritti e gli attivisti 5 stelle, Grillo torna a quel punto - a quel momento della sua storia - col sollievo di chi sembra tornare a casa. Chiede entusiasmo, esuberanza, chiede - in una parola - di metterci l' anima, ai giovani democratici. Come se con i suoi avesse perso la speranza. Come se a sentir parlare di ministri, vicepremier, di dieci punti che diventano venti e continuano a non significare nulla, lo scoramento avesse superato il livello di guardia.
Ma non si tratta solo dell' ennesima scomunica di Luigi Di Maio. Quel che fa Grillo con il video in cui si definisce "esausto", ma che fa dire a uno scrittore come Giuseppe Genna, condiviso da Sandro Veronesi, «è il discorso più politico, cristallino e rilevante degli ultimi anni», è riposizionare il Movimento in un terreno lontano anni luce dalla Lega. Con buona pace di Di Battista, di Paragone, dello stesso Di Maio. Che i 5 stelle li hanno incrociati molto dopo quegli anni. Che dei temi progressisti degli inizi - sui diritti civili, sul testamento biologico, ad esempio - non condividono nulla. O molto poco.
Dice il presidente della commissione antimafia Nicola Morra: «Beppe è oltre. Sempre. Si rivolge ai giovani e sottolinea come il futuro sia costituito da flussi. E i flussi vengono impediti dalla costruzione di muri, come il sovranismo nazionalista e chiuso vorrebbe».
Così sparisce il Grillo che voleva uscire dall' euro, tornare alla lira, a un' Italia autoreferenziale piccola e sovrana. Come fosse materiale di un vecchio spettacolo, il fondatore lo mette da parte e riprende il bandolo da un punto che sembrava dimenticato. Dopo gli accordi con Nigel Farage sanciti da una birra. Dopo il plauso all' impresa rivoluzionaria di Donald Trump. Dopo gli apprezzamenti fatti perfino a Vladimir Putin, il garante M5S - colui al quale lo Statuto lascia l' ultimo residuo potere di sfiduciare il capo politico - vira il timone in direzione ostinata e contraria a quella degli ultimi anni.
«Di Maio l' ha presa malissimo », questo filtra dal quartier generale del vicepremier. E c' è da crederci. Chi l' ha presa bene, oltre a Giuseppe Conte, è invece il presidente della Camera Roberto Fico, per il cui impegno in questa fase quella del fondatore è una presa di posizione fondamentale. Racconta la capogruppo in regione Lazio Roberta Lombardi, la prima a lanciare apertamente l' idea di un accordo col Pd: «Ero capogruppo alla Camera quando Beppe disse a Bersani: 'Votiamo insieme Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica e si apriranno praterie'. Ci sono cose, come la rivoluzione verde, quella della mobilità, del lavoro, che possiamo fare solo con i progressisti».
BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
Così, chi crede nell' accordo - e teme il voto on line affidato a chi è stato nutrito per anni da post anti Pd, arrivati ad accusare il partito democratico, letteralmente, di vendere bambini - spera che il fondatore faccia un altro video come questo nelle prossime ore. Che la scelta di campo sia reale, se non definitiva, non un' altra maschera o una nuova provocazione.
Dall' altra parte, tra i dirigenti M5S, restano a questo punto soltanto Di Maio e Di Battista.
Le cui parole, se sconfessate dal garante, perdono di senso e di peso ogni giorno di più.
Il comico "entusiasta" della possibile svolta ha rilanciato l' ala che fa capo a Fico Lombardi: "Ci sono temi su cui possiamo fare qualcosa solo con i progressisti"