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(ANSA) La lista Prima Napoli, che rappresenta la Lega alle comunali del 3 e 4 ottobre è stata esclusa. Lo si apprende da fonti del Partito che ha ricevuto la notifica dalla commissione prefettizia. I legali stanno preparando il ricorso. L'esclusione di 'Prima Napoli' si aggiunge a quella di altre due liste della coalizione di centrodestra, le civiche 'Catello Maresca' e 'Catello Maresca sindaco'. Anche in questo caso sarà depositato ricorso. (ANSA).
IL VOTO NELLE CITTÀ
Carlo Bertini per “La Stampa”
Per una sorta di riflesso condizionato che fa collocare i 5 Stelle nelle braccia del Pd, ormai si parla di elezioni come nel ventennio 1993-2013, con centrodestra da una parte e centrosinistra dall'altra: e così anche i sondaggi, (guardando ai ballottaggi) tornano bipolaristi. E prevedono una situazione nuova rispetto alle ultime comunali.
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Dove non a caso in città come Roma e Torino trionfarono gli «invasori», ovvero i grillini, andando contro destra e sinistra. Stavolta i grillini potrebbero fare la differenza e far vincere in molte città il centrosinistra. Il consorzio Opinio, cioè Istituto Piepoli, EMG e Notosondaggi, a un mese dalle urne, fotografa il primo turno nelle sei città principali e nella Regione Calabria, i gangli principali degli oltre 1.150 comuni al voto.
E assegna la vittoria al centrodestra (cdx) a Torino e Trieste, con il centrosinistra (csx) sicuro vincente a Napoli e Bologna; e i grillini determinanti ovunque. Anche per Sala, se ci sarà ballottaggio a Milano, e per Gualtieri se arriverà lui alla sfida finale con Enrico Michetti a Roma. I dem danno poco valore a questi numeri: per scaramanzia, ma anche perché questo stesso consorzio «alle scorse regionali ci dava sotto e poi vincemmo».
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Letta blinda il governo
Detto questo, sul piano politico, una cosa va chiarita: anche se dovesse fare cappotto a Milano, Napoli, Bologna (e Roma, dove pure può sperare nel ballottaggio), Enrico Letta non farebbe saltare il banco per passare all'incasso in primavera alle Politiche. Il leader dem è molto irritato per i boatos di questo tipo, che mettono in dubbio la sua lealtà a Draghi, peggio ancora per quelli sul congresso Pd anticipato prima delle liste delle politiche del 2023, perché trova «lunare parlarne in campagna elettorale, è autolesionismo».
Casomai, potrebbero essere altri a far girare la ruota: queste urne saranno un test per l'alleanza Pd-M5s e per la federazione di centrodestra. E potranno avere conseguenze sulla tenuta del governo. Specie nel caso andassero male per le due forze politiche più insofferenti, la Lega di Matteo Salvini e i 5 Stelle di Giuseppe Conte.
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Tutti i numeri di partenza
«A Torino - scrivono i sondaggisti - il candidato di centrodestra continua a essere favorito: l'aver iniziato prima la campagna elettorale e il profilo imprenditoriale di Damilano sembrano elementi graditi alla città. Il candidato del centrosinistra, Stefano Lo Russo, è stato nominato attraverso le primarie che però non sembrano averne rafforzato la candidatura. La candidata M5s, nonostante la sindacatura uscente, non sembra poter raccogliere i consensi di Appendino e potrebbe fermarsi sotto la doppia cifra».
Ecco le previsioni: Paolo Damilano (cdx) 42-46%, Stefano Lo Russo (csx) 39-43%, Valentina Sganga (5S) 7-11%. I suoi voti potrebbero essere decisivi, se andassero al ballottaggio a Lo Russo.
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A Milano, Beppe Sala, con il 44-48% resta in vantaggio. Il candidato del cdx, Luca Bernardo, (38-42%) «non sembra al momento in grado di recuperare». Anche qui il 3-5% di voti di Layla Pavone (M5s), potrebbero fare la differenza al secondo turno.
Chi vince a Roma vince tutto
Chi vince a Roma vincerà queste elezioni: la partita è apertissima: favorito al primo turno è Enrico Michetti (cdx) con il 29-33%, al secondo turno invece potrebbe vincere Roberto Gualtieri (csx), 22-26%: se conquistasse i voti grillini, 19-23% per Virginia Raggi. E se vincesse lui e non lei al primo turno. Sempre nel caso non prevalesse Carlo Calenda, che sulla carta ha un 15-19%.
Ecco, le previsioni su Calenda sono incerte: c'è chi dice che lui potrebbe essere la «sorpresa» di questa sfida capitolina. Per questo i maggiorenti del Pd sostengono che Calenda e Renzi (che lo appoggia) devono scegliere da che parte stare: in questo modo favoriscono la destra, ora in vantaggio proprio perché il campo di centrosinistra è diviso quasi a metà.
Gualtieri per ora dice che non farà apparentamenti al secondo turno con Raggi o Calenda: spera nel «voto utile» al favorito. E che il primo girone del 3-4 ottobre si trasformi in una sorta di primarie del centrosinistra, da cui lui possa uscire vincente e attrattivo per gli elettorati grillini e filo-Calenda al secondo turno.
A Bologna il Pd è tranquillo: Matteo Lepore (sostenuto da csx e M5s) può farcela al primo turno con il 56-60%, Fabio Battistini di cdx è dato al 35-39%. A Napoli, stesso schieramento per Gaetano Manfredi, 42-46%, mentre Catello Maresca del cdx è al 26-31%. Outsider sempre forte Antonio Bassolino (16-20%) che «potrebbe impedire la vittoria al primo turno di Manfredi».
Calabria, guerra di cifre In Calabria, Opinio vede favorito il cdx, con Roberto Occhiuto al 44-48%, Amalia Bruni al 24-28%. Ma il Pd cita un sondaggio Winpoll che vede Occhiuto al 39%, Bruni al 37%, quasi incollati dunque, e le altre liste al 23%.
I dem considerano la regione «contendibile»: la candidata di csx e M5s potrebbe raccogliere al secondo turno i voti di Mario Oliverio e forse una parte di quelli di Luigi De Magistris (16-20% secondo Opinio). A Trieste favorito il cdx con Roberto Di Piazza, 47-51%, mentre Francesco Russo, csx, è al 34-38%. -
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