conte zingaretti

LA SORTE DI ZINGARETTI E' SEGNATA - UNA VOLTA CONTATI I VOTI, SBUCHERANNO TANTI PIDDINI INCAZZATI CHE CHIEDERANNO UN CONGRESSO STRAORDINARIO E IMMEDIATO, DOVE SI METTERÀ IN DISCUSSIONE LA LINEA POLITICA DEL SEGRETARIO. UNA MATTANZA CHE PORTERA' A UN RIMPASTONE CHE VEDREBBE L'ASCESA DI FRANCESCHINI E DI MAIO A VICEPREMIER - SE IL GRAN RIMPASTO NON DISPIACE A MATTARELLA, A CONTE, L'IDEA DI FINIRE TRA L'INCUDINE M5S E IL MARTELLO PD, FA VENIRE IL COCCOLONE... 

 

DAGONEWS

 

sergio mattarella parla con dario franceschini e nicola zingaretti

Per evitare di essere macinato dalla fronda del PD, Zingaretti inviò una lettera a ''Repubblica''. Vogliono farmi fuori, frignò. Ma il fregnone non ha capito che ieri, molti di quelli che hanno votato sì alla mozione (e dunque per il sì al taglio dei parlamentari) lo hanno fatto non perché si sono improvvisamente grillizzati, quanto per mandare a sbattere il segretario contro un risultato referendario che non è più granitico come sembrava. 

 

nicola zingaretti dario franceschini

Alcuni sondaggi degli ultimi giorni mostrano una decisa risalita dei ''no'', che pur non avendo chance di vincere, se si avvicinasse al 40% potrebbe diventare un macigno sulla strada di Zinga perché, in sostanza, sarebbe l'ennesima sconfessione della linea di un Pd inginocchiato ai piedi dei 5 Stelle.

 

Al risultato del Referendum, aggiungere il probabile tracollo alle Regionali e la sorte di Zinga è segnata. Una volta contati i voti, sbucheranno tanti piddini che chiederanno un congresso straordinario e immediato, dove si metterà in discussione la linea politica del segretario. 

 

alessio d'amato nicola zingaretti

Ovviamente il risultato delle urne è più ballerino che mai: per quanto possano dire i sondaggi (e dicono maluccio per il Pd), c'è un'incognita Covid che non si può misurare nelle intenzioni di voto. Quanti saranno scoraggiati dal recarsi nei locali chiusi delle scuole, nelle ancor più anguste cabine elettorali? Gli over-60, che in Italia sono maggioranza demografica e soprattutto elettorale, temeranno di finire come Berlusconi?

 

Se il Pd perdesse la Puglia (Fitto è avanti nei sondaggi) e se davvero crollasse il fortino toscano (Giani per ora mantiene un vantaggio risicato), si aprirebbe un baratro sotto i piedi del segretario. Ma già oggi la sua situazione è pericolante, per tre motivi che nulla hanno a che vedere con le regionali.

 

conte emiliano

1) Il referendum: i parlamentari dem si sono tagliati le palle votando sì alla cretinissima riforma costituzionale grillina dietro la promessa di una nuova legge elettorale, che dopo un anno non è pervenuta. Nelle ultime settimane era stata posta la condizione dell'ok al Mes, altra decisione che Conte rinvia da mesi.

 

 

 

2) L'altra debolezza clamorosa della gestione Zingaretti è quella dei fondi europei. Le divisioni tra i partiti, racconta oggi ''Repubblica'', hanno fatto slittare da ottobre a gennaio 2021 il piano per il Recovery Fund.

macron conte

 

Cioè i ministri della maggioranza – e tra tutti spiccano il ministro del Tesoro Gualtieri e quello per gli Affari Europei Enzo Amendola, entrambi del Pd – in sei mesi di pandemia non sono manco riusciti a tirare fuori qualche idea per superare una crisi già profondissima.

 

zingaretti conte

Il tutto mentre Macron il suo piano lo ha già presentato, e quando a gennaio l'Italia starà inviando le prime proposte, la Francia potrebbe già aver ricevuto la sua tranche di soldi, creando uno squilibrio enorme e uno svantaggio competitivo pesantissimo per il nostro paese, storicamente rivale della Francia in settori chiave dell'economia.

 

Si tratta di una botta di immagine tremenda, la rappresentazione perfetta di un partito e di una maggioranza di governo paralizzati, incapaci di prendere decisioni.

 

3) Infine, inizia a diventare sempre più ingombrante il caso D'Amato, l'assessore alla Sanità della Regione Lazio e braccio destro di Zinga. Se Gallera è stato impalato per la gestione del Coronavirus, il suo omologo romano è stato graziato solo dal fatto che è del Pd. Ma ora le inchieste e le magagne sono troppe per essere ignorate.

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

 

Torniamo dunque al congresso straordinario post-voto. Una cosa che potrebbe salvare la poltrona di segretario di Zingaretti è un rimpastone di governo prima della Norimberga piddina. È vero che i 5 Stelle potranno dire di aver vinto la loro battaglia visto che porteranno a casa il referendum, ma anche loro dovranno fare i conti con il tracollo dei consensi.

 

CASTAGNETTI DELRIO

Se accanto al premier si adagiassero due vicepremier, come durante il suo primo governo, questo servirebbe a dare una calmata alle fregole dell'avvocato degli italiani e pure alla frangia del Pd che vuole lo scalpo di Zingaretti. Già, perché tra i due vice non potrebbe esserci il povero Nicola: per andare al governo dovrebbe lasciare la presidenza della regione, cosa che vorrebbe dire consegnare pure il Lazio al centrodestra.

 

Dunque per anticipare e forse disinnescare la cacciata del segretario, accanto al presidente del Consiglio andrebbero Di Maio e Franceschini, che prenderebbe ufficialmente e non più solo ufficiosamente il posto di vero ''cartaro'' del partito dentro al governo.

luigi di maio dario franceschini

 

Il piano non dispiacerebbe a Mattarella, che tra i suoi consiglieri politici ha Pierluigi Castagnetti e dunque manterrebbe intatta la ''filiera ex Dc'' composta anche da Delrio e Su-Dario.

 

Ovviamente a Conte, ormai talmente pieno di sé che potrebbe stare tre mesi senza mangiare, l'ipotesi di finire nella tenaglia Franceschini-Di Maio, fa venire un coccolone. Ma non avrà scelta perché Mattarella, dopo le uscite su Draghi e su di lui, è d'accordo nel circoscrivere l'egolatria dell'Avvocato di padre Pio(tutto).

nicola zingaretti stefano bonaccinistati generali amendoladario franceschini e nicola zingaretti alla finestra – ritiro del pd all'abbazia di contigliano 15

SERGIO MATTARELLA CON LA DELEGAZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE - LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI FRANCESCO D'UVA

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DA UN PEZZO È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO E ABILITÀ DI CUI NESSUN ESPONENTE DEL CENTROSINISTRA POSSIEDE NELLA SUA LEADERSHIP... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...