conte trump

SPIA E LASCIA SPIARE - CAPEZZONE: “NON SARÀ CHE CONTE HA PROVATO A BARATTARE L’AIUTINO SOTTOBANCO SUL RUSSIAGATE CON UN SOSTEGNO TRUMPIANO ALLA SUA SCALATA A PALAZZO CHIGI?” - RIASSUNTO DELL’INTRICATISSIMO CASO MIFSUD-PAPADOPOULOS: “SE VENISSE FUORI CHE A ROMA QUALCUNO NEL 2016 TRAFFICAVA PER METTERE FUORI COMBATTIMENTO LO SFIDANTE DI HILLARY, SAREMMO DESTINATI A UNO SCANDALO MONDIALE”

Daniele Capezzone per “la Verità”

 

GEORGE PAPADOPOULOS 1

Ieri La Verità ha pubblicato un' intervista, a cura di Antonio Grizzuti, che ha terremotato il mondo politico. George Papadopoulos, già nella cerchia dei consiglieri di Donald Trump, ha senza tanti giri di parole chiamato in causa gli uomini del centrosinistra italiano. E quando in Italia erano le 6 di ieri mattina, Papadopoulos ha ritwittato integralmente l' intervista al nostro giornale, aggiungendo una didascalia che non lascia spazio a equivoci sul suo pensiero: «La storia dello spygate italiano costerà la carriera politica a Matteo Renzi».

 

E allora proviamo a chiarire di cosa stiamo parlando, perché la vicenda è intricatissima, e - diciamolo - molti media, dopo aver censurato per mesi tutto questo dossier, ora sembrano divertirsi a complicarlo, a renderlo criptico, quasi per scoraggiare il lettore.

RENZI OBAMA

 

Manine

Tutto nasce dal Russiagate americano, la mega inchiesta contro Trump condotta dal procuratore Robert Mueller. Mesi e mesi di investigazioni, grandi spifferi sulla stampa Usa (e a cascata su quella europea), tifo mediatico scatenato (ogni settimana ci si raccontava che «il cerchio si stringeva intorno a Trump»), ma poi un clamoroso nulla di fatto, con lo stesso procuratore costretto ad ammettere di non aver trovato una prova definitiva della collusione tra la Russia e la campagna elettorale di Trump del 2016. Badate bene: stiamo parlando - dal punto di vista americano - di un tema scottante: puoi essere democratico o repubblicano, ma l' idea di una manina straniera che possa infilarsi nelle elezioni Usa per condizionarle indigna un numero enorme di elettori.

donald trump putin

 

mueller russiagate

La realtà è che, quando la montagna di Mueller ha partorito un topolino, è stato Trump a cantare vittoria. Di più: a questo punto, l' amministrazione in carica ha deciso di aprire una controinchiesta per provare a capire se ci sia stata una collusione tra l' amministrazione Obama, la campagna elettorale di Hillary Clinton, alcune agenzie Usa e apparati stranieri per screditare Trump, fabbricando indizi farlocchi sul suo rapporto con la Russia. Morale: ora è Trump che vuole vederci chiaro, e capire se l' Fbi e altre agenzie americane abbiano agito secondo gli standard corretti o se invece la loro azione sia stata motivata dall' ostilità a Trump, anche con il concorso di influenze straniere. In particolare, l' ipotesi è che diverse «manine» si siano mosse tra Italia, Australia, Uk e Ucraina.

JOSEPH MIFSUD 1

 

vincenzo scotti foto di bacco

E proprio in Italia è accaduto il fattaccio più clamoroso. Con il buon Papadopoulos che, alla Link university (l' università patrocinata dall' ex ministro degli Interni Vincenzo Scotti), avrebbe incontrato un professore maltese, tale Joseph Mifsud, poi rocambolescamente sparito e forse variamente protetto. Il quale Mifsud si sarebbe poi molto agitato (su impulso di chi?) per procurare contatti russi a Papadopoulos: in realtà, a quanto pare, per inguaiare lui e soprattutto Trump. In siciliano, si direbbe per «mascariare» la campagna Trump. In russo, ai tempi della vecchia Urss, si usava l' espressione «kompromat»: fabbricare materiale compromettente per mettere qualcuno in condizione di non nuocere, danneggiandolo in modo irreversibile.

hillary clinton legge l odiografia su trump fire and fury

 

RENZI OBAMA

E che conclusioni ne trae Papadopoulos? «Penso che Renzi sia stato usato da Barack Obama per attuare questo colpo basso nei confronti di Trump, e che ora Renzi rimarrà esposto, e che a causa di questa storia la sua carriera politica verrà distrutta, così come quella di altri esponenti di sinistra in Italia. Ritengo impossibile che un' operazione del genere si potesse svolgere senza che il governo dell' epoca ne fosse a conoscenza. Renzi stava prendendo ordini da qualcuno».

GEORGE PAPADOPOULOS

 

E qui entra in scena Giuseppe Conte. Quando ad agosto è venuto in Italia una prima volta il protagonista della controinchiesta trumpiana, l' attorney general William Barr, Conte avrebbe dato via libera a un incontro di Barr con i vertici dei servizi italiani, invitati a collaborare alle indagini. Alla luce di questa ricostruzione, si può rileggere - secondo molte interpretazioni - il tweet elogiativo di Trump verso «Giuseppi»: comprensibile, dal punto di vista di Trump, elogiare un premier che si stava mostrando collaborativo.

 

GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMPgiuseppe conte donald trump 2

Attenzione, però. Perché - a prescindere da come finirà la partita complessiva: e c' è chi giura che la controinchiesta Trump sia ormai matura, e possa portare presto a esiti clamorosi - ci sono almeno tre nodi italiani da sciogliere. Primo: nel 2016 (premier Matteo Renzi, ministro degli Esteri Paolo Gentiloni) alcuni apparati italiani hanno davvero collaborato a fabbricare accuse o carte farlocche contro Trump? E, ammesso che ciò sia accaduto, poteva non sapere il vertice del governo? C' è da pensare che qualcuno abbia voluto fare un favore a Obama e a Hillary contro il loro arcinemico? Capite bene che stiamo parlando di cose roventi: altro che le polemicucce condominiali del nostro abituale dibattito politico. Se venisse fuori che a Roma qualcuno trafficava per mettere fuori combattimento lo sfidante di Hillary (e futuro presidente), saremmo dinanzi a uno scandalo mondiale.

george papadopoulos simona mangiante

 

Secondo: se Conte un mese e mezzo fa ha deciso (correttamente, nella sostanza) di collaborare al disvelamento della verità, perché non informò nessuno, da quanto emerge dal dibattito politico di queste ore? E, di conseguenza, il terzo nodo: non sarà che Conte può aver provato a barattare questo «aiutino» sottobanco con un sostegno trumpiano alla sua scalata a Palazzo Chigi?

 

«NON SODDISFATTO»

LA CRINIERA AL VENTO DI GIUSEPPE CONTE

Ovviamente sono solo ipotesi, tutte da dimostrare. Ma attenzione: su queste cose in America non si scherza. E c' è perfino chi ipotizza (lo ripetiamo ancora: tutto andrà provato) uno scenario ancora più diabolico: quello di un Conte che da una parte promette agli americani che li aiuterà a fare chiarezza, ma dall' altra lascerebbe intendere a diversi interlocutori italiani (per rassicurare chi teme che possa essere scoperto qualche altarino) che da Roma ci sarà solo una parvenza di collaborazione, senza elementi sostanziali.

JOSEPH MIFSUD E GIANNI PITTELLA ALLA FESTA DEI GIOVANI DEMOCRATICI DI ROMA NEL 2017

Il giornalista che con più cura ha seguito tutta questa vicenda, il direttore del magazine online www.atlanticoquotidiano.it Federico Punzi, che ha dedicato al caso un' inchiesta in otto puntate, ha scritto che Barr, che la scorsa settimana è stato nuovamente in Italia, sarebbe rientrato negli Usa «non del tutto soddisfatto del livello di collaborazione riscontrato». Vicenda assolutamente da seguire.

GEORGE PAPADOPOULOS 2JOSEPH MIFSUD BORIS JOHNSON

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