STATE BONI, ANZI BONACCINI- LA PARTITA DEL COMMISSARIO PER LA RICOSTRUZIONE IN EMILIA-ROMAGNA SI INGARBUGLIA. LA MELONI DEVE FARE I CONTI COL FRONTE DEL NO A BONACCINI CHE COMPRENDE NON SOLO SALVINI MA ANCHE UN PEZZO DI FRATELLI D’ITALIA (BIGNAMI E FOTI) E PRENDE TEMPO – SI GUARDA AL MODELLO FIGLIUOLO: UN TECNICO ESTERNO COME COMMISSARIO - LE IPOTESI CURCIO E DELL'ACQUA

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Estratto dell'articolo di Ilario Lombardo per la Stampa

 

 

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Gli abbracci, le strette di mano, tra Giorgia Meloni, Ursula Von der Leyen e Stefano Bonaccini, con i piedi nel fango della Romagna, erano solo la fotografia della perfetta collaborazione istituzionale. Tra Europa, governo e Regione. Niente di più, secondo Galeazzo Bignami e Tommaso Foti, le guardie emiliano-romagnole di Fratelli d'Italia, i nemici giurati del governatore del Pd. Il primo è viceministro ai Trasporti, con l'ambizione di essere il futuro candidato della destra alla guida dell'Emilia-Romagna. Il secondo è il capogruppo alla Camera di FdI, una vita all'opposizione nella Regione più rossa d'Italia.

 

Sono loro, assieme ai leghisti, a spingere Meloni verso un'alternativa, per non lasciare nelle mani di Bonaccini la gestione di una quantità di euro, necessari alla ricostruzione post-alluvione, che potrebbe sfiorare i dieci miliardi. A Palazzo Chigi e nel partito studiano i modelli adottati per le tragedie del passato, anche i più recenti.

 

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L'idea che si fa largo in queste ore è di trovare una figura terza, super-partes, un tecnico, che sottragga alla competizione politica l'enorme mole di investimenti che andranno messi a terra nei prossimi anni. Si lavora su uno schema e una serie di ipotesi.

Una è quella plasmata sull'esempio di Francesco Figliuolo, il generale nominato da Mario Draghi commissario straordinario all'emergenza Covid nel 2021. Nessuno è in grado di offrire nomi certi, al momento ci sono solo suggestioni. Una riguarda Fabrizio Curcio, dal febbraio 2021 a capo del dipartimento della Protezione civile.

 

Un'altra, sostenuta dalla Lega, porta a Nicola Dell'Acqua, da poco nominato commissario alla siccità.

 

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Poi c'è il precedente di Giovanni Legnini. Uomo di partito, sottosegretario in diversi governi del Pd, è stato vicepresidente del Csm e dal 2020 al 2022 commissario straordinario del governo per la ricostruzione dei territori delle quattro regioni del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016. Un modello che, per Fratelli d'Italia, prova come anche la sinistra scelse un esterno ed evitò di affidare a un solo governatore l'intera gestione dei miliardi destinati alla rinascita dopo i disastri naturali.

 

Non a caso, il governo Meloni ha esteso lo stato di emergenza anche ad alcuni Comuni della Toscana e alle Marche. Allargare ad altri territori colpiti dalle piogge dell'alluvione è un modo per indebolire la legittimità delle richieste di Bonaccini, e di chi lo sostiene, i sindaci dell'Emilia-Romagna, ma anche tanti colleghi governatori, molti di centrodestra. La decisione, comunque, non arriverà a brevissimo. Il decreto di nomina non è previsto per questa settimana, né probabilmente per quella dopo.

GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN STEFANO BONACCINI GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN STEFANO BONACCINI

 

L'intenzione di Meloni è di prendere tempo. A confermarlo, ieri, è stato anche Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri: «Ci sarà un commissario al momento opportuno, adesso serve affrontare il tema emergenza». Il bilancio dei danni è ancora da completare. E, secondo la premier, senza prima avere il conteggio esatto dei miliardi necessari, «è inutile parlare di chi farà il commissario».

 

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