5 STELLE VERSO LA SCISSIONE - DIBBA TORNA IN CAMPO E GRILLO, CHE SOGNA L'ALLEANZA STRUTTURALE CON IL PD LO INFILZA PARAGONANDOLO AI TERRAPIATTISTI, LASCIANDOLO SOLO CON UNA TRUPPA SEMPRE PIÙ ESIGUA DI MINISTRI TROMBATI (LEZZI, GRILLO) E FUORIUSCITI (PARAGONE, CORRAO) - CHE SUCCEDE NEL MOVIMENTO? ECCO CHI STA CON CONTE E CHI, COME DI MAIO, VORREBBE LIBERARSENE PER EVITARE LA DERIVA MONARCHICA

Condividi questo articolo


 

1. IL BLITZ DI BEPPE DIVIDE IL MOVIMENTO DI MAIO E CASALEGGIO CONTRO IL FONDATORE

Federico Capurso per ''la Stampa''

 

Il mondo grillino assiste sgomento allo scontro feroce che esplode tra Alessandro Di Battista e Beppe Grillo. Pomo della discordia è Giuseppe Conte e con lui, il suo futuro politico, dentro o fuori il Movimento. In altre parole, sull' identità futura che il partito pentastellato si vorrà dare, se verso l' Europa e il centrosinistra con Conte, o lontano dal campo progressista, pronto a bussare di nuovo alla porta della Lega con Di Battista e Luigi Di Maio. «Tutto questo accelera per forza di cose l' organizzazione degli stati generali», spiegano dai vertici M5S. E l' obiettivo è uno solo, ormai: «Evitare, con un miracolo, la scissione». Si pensa di allestire l' appuntamento già a settembre, se l' andamento dell' epidemia lo consentirà.

grillo di battista grillo di battista

 

Di certo, però, non se lo immaginava così, Di Battista, il suo ritorno in televisione dopo mesi passati all' ombra del Movimento, tra reportage, cene con gli attivisti e punzecchiature al governo via social. Voleva tornare al centro, per dire a Conte che gli è «leale», ma ancor di più per metterlo in guardia: «Se il premier vuole diventare il capo politico M5S, si deve iscrivere e presentarsi al prossimo congresso». Insomma, se vuole la leadership, deve batterlo. Perché quel posto lo vuole lui, come confermano con una certa insofferenza nel partito.

 

Ma Beppe Grillo, che da mesi cerca di preparare il terreno al premier e a un' alleanza strutturale con il centrosinistra, trasecola. Era atteso a Roma questa settimana, e a questo punto forse rimanderà, ma comunque non può aspettare oltre per intervenire. Mentre Di Battista è ancora in tv, lo tartassano di telefonate e messaggi: «Beppe, devi dire qualcosa. Arginalo, o il governo rischia di non reggere». Il tweet che arriva da Genova, dopo pochi minuti, è un colpo frastornante, come mai Grillo ne aveva inferti a un big del suo partito. Sono sufficienti i paragoni iniziali: «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo». A loro, segue Di Battista.

grillo e conte grillo e conte

 

L' ex deputato romano è frastornato: «Non capisco cosa ho detto di sbagliato», riferisce nelle prime telefonate con chi lo ha sentito. Chiede spiegazioni sui social, ma il dubbio atroce - al di là dell' atteggiamento naiv - è che la sua corsa alla leadership possa essere ostacolata dal padre fondatore e che la sua presenza sia ormai indigesta a tutti, fuorché a una esigua truppa, tra i quali le ex ministre Barbara Lezzi e Giulia Grillo, e l' europarlamentare Ignazio Corrao. Proprio Lezzi, infatti, parlando con La Stampa critica il fondatore: «Mi sembra incomprensibile la posizione di Grillo.

 

Non avrebbe dovuto attaccare chi ha fatto tanto per portare il Movimento al governo e adesso fa solo delle proposte per farci pesare di più».

GRILLO CASALEGGIO DI MAIO DI BATTISTA GRILLO CASALEGGIO DI MAIO DI BATTISTA

Una scissione, a questo punto, è più vicina. Da una parte i "puristi", nostalgici del Movimento di un tempo, barricadero e con il Pd sempre nel mirino; dall' altra i "contiani", che invece spingono per avvicinarsi al Pd e all' Europa. D' altronde, Conte è sempre stata l' opzione più ovvia per ricoprire il ruolo di futuro capo politico del Movimento. Allo stesso tempo, la più complicata.

 

Capace di rubare consensi ai grillini fino a ridurli a percentuali di poco superiori alla doppia cifra, se si presentasse con un suo partito alle prossime elezioni, ma anche di farli balzare al 30 per cento, se invece si mettesse alla loro guida. Qualunque strada il premier decidesse di imboccare, però, assicura un ministro di peso del Movimento, «ci spaccherebbe in due».

 

Conte potrebbe fare affidamento su un nutrito gruppo di ministri - Riccardo Fraccaro, Stefano Patuanelli, Federico D' Incà, Lucia Azzolina, Vincenzo Spadafora - oltre a Grillo, al presidente della Camera, Roberto Fico, e a Paola Taverna, che però vorrebbe anche lei la leadership. La maggioranza dei parlamentari, poi, è con lui, seppur nelle ultime settimane i rapporti si siano raffreddati.

 

beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3 beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3

 «Conte deve dare una mano al Movimento. Deve starci più affianco», sostiene infatti un membro del governo, che rilancia l' idea di un politburo che affianchi il capo politico e ne indirizzi le decisioni. Un modo come un altro per gettare acqua sul fuoco. Dall' altra parte, invece, si schiererebbero Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, sempre meno affiatati, ma con l' obiettivo comune di non far brillare ancora a lungo la stella di Conte. Ma il dubbio vero, semmai, è se Conte abbia davvero intenzione di prendere in mano un partito che assomiglia sempre più ad una bomba a orologeria.

 

 

 

2. TUTTO PRONTO PER LA SCISSIONE DI LUGLIO ANCHE DAI VERTICI GELO SU PALAZZO CHIGI

Mario Ajello per “il Messaggero

 

E' cominciata nei 5 stelle, prima ancora della scissione, prevista per luglio, la gara a chi scarica prima Giuseppe Conte. Lo farà più velocemente Di Maio in tandem con Franceschini o il Dibba riapparso più guerrigliero che mai e che vede il premier traditore in piena sbornia monarchica e sudditanza al Pd e vuole farlo fuori il più presto possibile agli Stati Generali?

 

grillo di battista grillo di battista

E' questione di tempo, appunto. E la sortita del Dibba in tivvù versione Conte (quello di Dumas) di Montecristo che torna spietatamente per fare vendetta anti-Giuseppi riapre i giochi e prepara la grande mattanza dentro il movimento e tra il movimento e il capo del governo che piaceva tanto (ma mai troppo) e ora non piace più. Perché a Di Maio come a Dibba, divisi in tutto ma non su questo, gli Stati Generali sono apparsi la sua estrema prova di forza che non può permettersi.

 

Lo spargimento di sangue avrà la prima tappa nel voto in Parlamento sul Mes il mese prossimo e la seconda in ottobre agli Stati Generali (o congresso o assemblea costituente) del movimento. Sempre rinviati con ogni scusa per non arrivare impreparati alla resa dei conti ma adesso diventati l'arma di battaglia da usare subito da parte dell'ala Dibba, il quale insieme a Casaleggio userà quell'appuntamento «urgente» per togliere di mezzo Di Maio e tutto il gruppo dirigente alal Crimi e compagnia, al grido: nessuna revoca del divieto al secondo mandato parlamentare. Che loro vorrebbero far saltare per tenersi il proprio ruolo e il proprio comando. Non è ancora deciso se a sfidare Dibba sarà proprio Di Maio (probabilmente no, ma resta lui il padrone del movimento) ma quel che è certo è che Ale e Casaleggio vogliono fare terra pulita e sostituirsi ai manovratori.

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Un intreccio di guerre insomma. Un tutti contro tutti. Con Conte stritolato tra il Dibba alla riscossa e gli attuali vertici del movimento che non ne possono più di lui, temono la nascita del suo partito (addirittura quotato al 15 per cento in certe stime) ma soprattutto non sopportano la manovra in corso targata Grillo-Pd: farne il capo di M5S ed eternare così lo schema rossogiallo. «Fa ridere ma fa anche rabbia - dicono ai piani alti M5S - leggere sui giornali il sondaggio che dice che Conte alla guida del movimento ci riporterebbe al 30 per cento. Sono dati pilotati». E il pilota, assicurano i pentastellati, sarebbe lo stesso premier ormai diventato ai loro occhi un furbastro che vuole prendersi tutto il piatto.

 

Gli Stati Generali voluti da Conte per l'apoteosi di Conte hanno così rimesso in moto la guerra interna. Se però torna in campo Beppe Grillo, non solo via tweet ma riprendendosi materialmente il movimento e l'opzione è assolutamente possibile, non ce ne sarà per nessuno. E Conte risulterà blindato, anche da chi pur osteggiando il Dibba osteggia pure il premier. Che guazzabuglio!

 

di battista di maio di battista di maio

LO SPARTIACQUE

Il voto in Parlamento sul Mes, a cui Dibba dice no e che Conte e Di Maio hanno di fatto sbloccato con un sì anche se il premier non lo dice, potrà diventare il detonatore della scissione dei descamiciados del subcomandante Ale. Che può contare su svariate truppe fuori dalle Camere, in tutto quel modo social, internettista, un po' terrapiattista e un po' terzomondista, ribellista, identitario, tutto acqua pubblica (e infatti per contrastare l'esercito dibattistiano Grillo ha rilanciato sui questo tema, cercando di toglierlo agli avversari) e fedeltà alle origini del movimento racchiuse in quei meet up ormai in sonno o disgregati che si vorrebbe resuscitare contro il quartier generale dei Di Maio, dei Crimi e dell'ala ministeriale.

 

Quando si voterà per il Mes, potrebbe staccarsi quella parte combat e ancora anti-europeista che in Parlamento, mentre Ale sta fuori e dirige, si riconosce nelle due ex ministre pasdaran, la Grillo e la Lezzi, la deputata Dalila Nesci che guida la corrente Parole Guerriere e via così. Pochi, e timorosi che la caduta eventuale del governo li rimandi a casa (lo stesso Dibba giura di non voler far dimissionare l'ex avvocato del popolo), eppur ci sono i potenziali scissionisti. A quel punto, se lo strappo ci sarà, un nuovo gruppo parlamentare si formerà a cui si aggiungeranno alcuni ex M5S ora parcheggiati al Gruppo Misto e la navigazione di Conte - ora ti do la fiducia, ora invece no, e se la vuoi vieni a trattare con noi - si farà ancora più complicata e acrobatica di quanto non lo sia adesso.

 

I DUE AVVOCATI

TRENTA COSTA BONISOLI TONINELLI LEZZI GRILLO TRENTA COSTA BONISOLI TONINELLI LEZZI GRILLO

Intanto le chat del movimento pullulano di messaggi contro Dibba e l'intervento di Grillo incassa l'apprezzamento pubblico di deputati come Maria Pallini, Niccolò Invidia, Guia Termini (tace Fico ma è il più filo-Pd di tutti), mentre Sergio Battelli, presidente della Commissione Politiche Ue della Camera, twitta soddisfatto: «Beppe is back». Con il subcomandante Ale però c'è Casaleggio, irritatissimo per la rivolta di quasi tutti i parlamentari che non vogliono più pagare l'obolo alla Casaleggio Associati per Rousseau. Chi vincerà questa guerra?

 

Di sicuro chi ha più da perdere è Conte. Nonostante il sostegno di Grillo. Perché se deve guardarsi dai descamiciados deve anche guardarsi da tutti quelli che non gli vogliono far mettere piede al comando di M5S. E sono quelli che tra i due avvocati - l'altro è Dario Franceschini - potrebbero optare per quest'ultimo. Continuando a sorridere e ad abbracciarsi con Grillo, ma facendo di fatto un altro gioco rispetto all'Elevato.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…