del debbio montanari

LA STORIA PIEGATA ALL'IDEOLOGIA - DEL DEBBIO ATTACCA TOMASO MONTANARI CHE HA ORGANIZZATO UN CONVEGNO-SFREGIO NEL GIORNO DEL RICORDO DELLE FOIBE: PER DOMANI 10 FEBBRAIO, GIORNO DELLA COMMEMORAZIONE, IL PROFESSOR DALL'EGO ESPANSO HA CONVOCATO UN "DIBBBATTITO" DAL TITOLO "USO POLITICO DELLA MEMORIA E REVANSCISMO FASCISTA: LA GENESI DEL GIORNO DEL RICORDO" - DEL DEBBIO: "SE IL PROF. RITIENE CHE QUESTA LEGGE SIA NEOFASCISTA, SI RIVOLGA ALLA CORTE COSTITUZIONALE..."

Paolo Del Debbio per “La Verità”

 

PAOLO DEL DEBBIO

Non c'è pace per i morti ammazzati e gettati brutalmente nelle foibe, legati con un filo di ferro gli uni agli altri in modo che, spinto il primo, questo si sarebbe trascinato dietro tutti. Non è inutile ricordare che questo nome, foiba,deriva dal latino fovea che vuol dire antro, spelonca, e infatti le foibe furono chiamate così proprio perché sono delle specie di inghiottitoi naturali tipici delle zone carsiche che sembrano fatti apposta per nascondere l'orrore di quegli eccidi.

 

 Domani si celebra il Giorno del ricordo in memoria proprio della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, nonché dell'esodo degli istriani, fiumani e dalmati, costretti a lasciare le loro terre nel secondo dopoguerra.

 

Questa data è stata istituita dalla legge del 30 marzo 2004, n. 92. Dunque una legge nazionale nella quale, all'articolo 2, si invitano le istituzioni e le scuole a organizzare «iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi». Per lo stesso giorno - 10 febbraio - l'ineffabile professor Tomaso Montanari, Rettore Magnifico dell'Università per stranieri di Siena, ha indetto un convegno dal titolo «Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del ricordo».

tomaso montanari

 

 Non vogliamo fare quello che George W. Bush fece nel caso dell'Iraq, cioè un attacco preventivo. Del contenuto del convegno, ovviamente, parleremo a tempo debito. Ma viste le affermazioni recenti del Magnifico, che ha timbrato come «legge neofascista che va cancellata» la legge istitutiva di questo Giorno del ricordo, e visto che ritiene questa celebrazione «frutto di battaglie revisioniste» e «il più clamoroso successo di falsificazione storica da parte della destra più o meno fascista», capirete bene che qualche dubbio ci viene, anche perché il professore ama citare spesso una frase di Eric Gobetti tratta dal volume

PAOLO DEL DEBBIO

 

E allora le foibe?, nella quale lo storico sostiene che «la Giornata del ricordo come è stata concepita è il momento in cui la versione del neo fascismo italiano diventa la versione ufficiale dello Stato».

 

Sia pure a dir poco ributtanti, a questi rappresentanti dell'intellighenzia più alla moda va dato atto almeno di dire le cose con chiarezza. Con tutta onestà e con tutto il rispetto nei confronti di chi lo ha votato, ci sia permesso di chiamare il professor Montanari semplicemente rettore, perché di magnifico nelle sue parole rinveniamo ben poco. E si noti bene, non riteniamo aberranti queste parole per una questione storica che, come tutte le questioni storiche, può e deve essere discussa sempre e legittimamente.

 

foibe

Si chiama ricerca scientifica. Il motivo è un altro: se il professor Montanari - che non avrà certo difficoltà a rastrellare a proprio sostegno un gruppo di costituzionalisti, storici e magari anche qualche ottone (non ci riferiamo alla dinastia ottoniana dal Ducato di Sassonia fino al Regno d'Italia, ma più semplicemente alla famiglia degli strumenti a fiato cui appartengono anche i tromboni) - ritiene che questa legge sia neofascista, appellandosi alla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana che vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista, nonché alla legge Scelba del 1952 che introdusse il reato di apologia del fascismo, nonché alla legge Mancino del 1993 che sanziona e condanna frasi, gesti, azioni, slogan e violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, si rivolga - corroborato dal gruppetto sopra descritto - alla Corte costituzionale e sollevi il caso di illegittimità costituzionale della legge che ha stabilito nel 2004 il Giorno del ricordo.

 

paolo del debbio

Perché delle due l'una: o il convegno indetto dal professor Montanari rappresenta solo un'occasione di scandalo storiografico (che non c'entra nulla con la scientificità), oppure è una cosa seria, ma le cose serie esigono normalmente che chi le propugna vada fino in fondo, se no si tratta del famoso sasso lanciato e seguito dal nascondimento della mano che lo ha lanciato.

 

Non c'è un presidente della Repubblica - a partire da Giorgio Napolitano che pure, lo ricordiamo en passant, nel 1956 si pronunciò a favore dell'invasione sovietica dell'Ungheria, riconoscendo in seguito lo sbaglio e dichiarando che «sui fatti d'Ungheria, sulla rivoluzione e sulla repressione aveva ragione Nenni» - che non abbia difeso il Giorno del ricordo con forza.

 

foibe

Perché chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale non può che riconoscere quello che Napolitano stesso disse nel 2008: «Non dimentichiamo e cancelliamo nulla: nemmeno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra. Ma non possiamo certo dimenticare le sofferenze, fino a una orribile morte, inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa». A parte la colpa, aggiungiamo noi, di non sottostare al regime comunista di Tito e per molti la colpa di rappresentare la società borghese, rea di avere delle proprietà private in quelle zone e di non aderire al regime titino.

GIORGIO NAPOLITANO tomaso montanari 2

 

Noi celebreremo il Giorno del ricordo come un atto doveroso, costituzionalmente ineccepibile, storicamente e umanamente imprescindibile. In altri termini, un atto dovuto.

tomaso montanari 5foibefoibefoibeFOIBE-1FOIBE-3FOIBE-2tomaso montanarifoibetomaso montanari 1tomaso montanari 4

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…