NELLA SUA TELEFONATA CON DRAGHI, PUTIN HA CHIARITO CHE NON NEGHERÀ AI DISTRIBUTORI DI GAS RUSSO I PAGAMENTI IN EURO, MA HA INFORMATO DELLA DECISIONE DI CONVERTIRE GLI EURO VERSATI A GAZPROMBANK IN VALUTA RUSSA ATTRAVERSO LA BANCA CENTRALE DI MOSCA. CIÒ SIGNIFICA IMPORRE ALL'UNIONE LO SCAMBIO FRA METANO E UN ALLEGGERIMENTO DELLE SANZIONI. E LA RAGIONE È SEMPLICE: LO SCAMBIO DI EURO CON RUBLI EQUIVALE A SCONGELARE LE RISERVE VALUTARIE – IN GERMANIA PREMONO PERCHÉ ALLEGGERIRE LE SANZIONI ALLA RUSSIA, IL CONTRARIO DI QUEL CHE VOGLIONO GLI STATI UNITI…

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Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

draghi putin draghi putin

Quasi un'ora al telefono e tre messaggi: nessun impegno concreto per il cessate il fuoco, la volontà di raggiungere il pieno controllo di Donbass e Crimea, la conferma di voler incassare i proventi della vendita del gas in rubli. L'ultimo contatto fra Mario Draghi e Vladimir Putin risaliva a prima dell'inizio del conflitto, e non fu elegante: lo Zar fece iniziare i bombardamenti su Kiev mentre il premier organizzava la visita a Mosca. Ma in diplomazia non sono ammesse né ripicche, né risentimenti. L'incipit di Draghi all'inizio della conversazione è significativo: «Presidente Putin, la chiamo per parlare di pace».

 

VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ

Il presidente russo di pace ha parlato, ma solo a parole. Ha detto di essere «ottimista» sull'esito dei colloqui in corso in Turchia, di essere «disponibile» a segnali di de-escalation sul campo, e di considerare «accettabile» la neutralità dell'Ucraina come precondizione per cessare le ostilità. Purtroppo - come dicono da giorni a Washington - la distanza fra parole e fatti resta enorme. Il premier italiano non ha ottenuto impegni, né sul cessate il fuoco, né - come aveva tentato il giorno prima Emmanuel Macron - per aprire un corridoio umanitario a favore dei civili intrappolati a Mariupol. Draghi ha chiuso la telefonata semmai con un problema in più a proposito del pagamento in rubli del gas russo.

 

gazprom uk gazprom uk

La questione può essere riassunta così: lo Zar non negherà ai distributori di gas russo i pagamenti in euro, ma ha informato Draghi della decisione di convertire gli euro versati a Gazprombank in valuta russa attraverso la banca centrale di Mosca. Ciò significa imporre all'Unione lo scambio fra metano e un alleggerimento delle sanzioni.

 

E la ragione è semplice: lo scambio di euro con rubli equivale a scongelare le riserve valutarie. Putin ha spiegato lo stesso meccanismo in una seconda telefonata al cancelliere tedesco Olaf Scholz, da ieri costretto all'allerta forniture per via di uno stop al gasdotto Yamal che dalla Russia porta il gas in Germania attraverso la Polonia. Il premier italiano ha ascoltato senza commenti, rimandando la questione ad «approfondimenti tecnici»: l'unico no sensato al diktat può essere concordato fra i Ventisette. Ed è quello che Draghi dovrà discutere nei prossimi giorni con i partner.

MARIO DRAGHI E VLADIMIR PUTIN MARIO DRAGHI E VLADIMIR PUTIN

 

A Berlino sono sempre più preoccupati di innescare una recessione, e premono perché si accetti un alleggerimento delle sanzioni. Il contrario di quel che vogliono a Washington.

Insomma, il bilancio della telefonata per Draghi non è granché positivo. Con un però: il solo fatto che Putin abbia accettato un contatto con Roma segnala la volontà di farsi ascoltare, e dunque l'implicita ammissione di una difficoltà. Se ciò lo spingerà a far cessare le ostilità è ancora presto per dirlo.

 

La diplomazia italiana si limita a registrare i segnali che arrivano dal campo, le voci di richiesta di mezzi militari e ricambi all'alleato cinese, i convogli che arretrano lentamente verso il confine con la Bielorussia.

 

gazprom gazprom

La cosa più difficile da comprendere sono le reali intenzioni dell'enigmatico Putin, e quante volte ancora farà carta straccia degli annunci. Spiega una fonte di governo allargando le braccia: «La mattina fa bombardare Kharkiv, a sera promette una tregua per aprire un corridoio umanitario a Mariupol». Peccato che il sì a quella tregua è vincolato a non meglio precisate condizioni a Kiev. «L'unica cosa che possiamo fare è verificare passo passo la coerenza dei fatti». Sono ancora troppo pochi perché si possa credere almeno in un cessate il fuoco. Draghi è convinto di poter svolgere un ruolo, e per questo non esclude di chiamare di nuovo lo Zar.

gasdotto yamal gasdotto yamal

 

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