TAGLIO-BLUFF! - I SOLDI AI PARTITI ESCONO DALLA PORTA E RIENTRANO DALLA FINESTRA - AMORALE: RISPARMIEREMO SOLO 5 MLN € ALL'ANNO

Paolo Bracalini per "il Giornale"

Ma quanto si risparmierà, alla fine, con l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, riforma su cui «è in gioco la nostra credibilità» (Enrico Letta)? È vero che lo Stato non riverserà più montagne di cash sui conti correnti dei partiti, e quindi sarà più dura la vita per gli aspiranti Lusi o Belsito.

Ma l'effetto delle aumentate agevolazioni fiscali per chi regala soldi ai partiti, del 2 per mille sulle imposte che non andrà più allo Stato ma ancora ai partiti, e di altri aiuti indiretti dallo Stato alla politica, avrà comunque un costo per le casse pubbliche, e quel che conta è il saldo finale tra l'attuale finanziamento pubblico e il nuovo sistema.

Il calcolo preciso è stato fatto dal servizio Studi della Camera dei deputati, nel dossier che accompagna il disegno di legge numero 1154 «Abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti». E per le casse pubbliche, il risultato è piuttosto magro: neppure 5 milioni di euro di risparmio annuo fino al 2017 (zero dal 2014 al 2016, 19 milioni a regime, dal 2017 in poi).

Com'è possibile così poco? Semplice, se via via escono meno soldi - dagli attuali 91milioni di euro l'anno ai partiti fino a zero rimborsi del 2017 -, via via diminuiscono anche le entrate del Fisco per effetto delle agevolazioni fiscali e degli aiuti previsti dal ddl. Intanto, le detrazioni fiscali. Regalare soldi ai partiti sarà ancora più conveniente di adesso.

Un'azienda che dona 100.000 euro al Pd, al Pdl o al M5S (o qualsiasi altro partito) oggi può detrarre dalla sue tasse 19mila euro. Con la nuova legge potrà toglierne 26mila (dal 19% al 26%). Un bel risparmio per l'azienda. Un mancato incasso per lo Stato italiano. I tecnici della Camera hanno simulato quanto perderà lo Stato col nuovo regime di detrazioni per i finanziatori privati dei partiti: 20,9 milioni di euro in meno nel 2015, 11,9milioni dal 2016.

Poi c'è il 2 per mille. Non si sa quanti soldi gli italiani doneranno ai partiti politici, ma nel frattempo la legge crea un apposito Fondo, con previsioni di spesa molto precise: «Si autorizza la spesa nel limite massimo di 31,4 milioni di euro per l'anno 2014, di 19,6 per l'anno 2015, di 37,7 per l'anno 2016 e di 55,1 milioni a decorrere dal 2017». Altre somme, dunque, da sottrarre al risparmio di 91milioni di euro di finanziamento pubblico tagliati dalla stessa legge.

C'è dell'altro. L'articolo 13 delega il governo ad adottare «ulteriori forme di sostegno indiretto alle attività politiche» («promozione del rapporto col corpo elettorale», «attività di formazione politica» eccetera). «Per tale finalità - si legge - è autorizzata la spesa complessiva massima di euro 4 milioni annui a decorrere dall'anno 2014». Poi c'è l'articolo 12, che prevede 1 milione di euro l'anno a copertura delle spese per «l'ideazione e la produzione dei messaggi pubblicitari» che la Rai ospiterà gratuitamente.

Quindi, 91 milioni di risparmio, ma 55 milioni di costo per il 2 per mille, più 11,9 per le detrazioni fiscali, più 5 milioni per sostegno alle attività politiche e gli spot tv. Totale, 19 milioni di risparmio annuo. In sostanza, il sistema dei partiti non costerà più 91 milioni, ma 72 milioni l'anno, pochino meno (però, dettaglio da non sottovalutare, la spesa pubblica per i partiti diventerà un minor incasso dello Stato, e non più un assegno semestrale dallo Stato ai tesorieri di partito).

C'è un altro aiuto, che non viene quantificato in modo preciso. Se un partito non ha una sede, lo Stato gliela deve trovare. «Qualora i partiti - è scritto nel ddl - non dispongano di un proprio patrimonio immobiliare, l'Agenzia del demanio verifica tempestivamente la disponibilità, possibilmente nei capoluoghi di provincia, di adeguati locali di proprietà dello Stato, di enti territoriali ovvero di altre amministrazioni pubbliche, adibiti ad uso diverso da quello abitativo».

Chi paga? I partiti, «a canone agevolato», cioè ad un prezzo di favore. Anche qui, insomma, lo Stato teoricamente ci perde. Ma almeno il finanziamento dei partiti sarà collegato, e proporzionale, ad una scelta volontaria (del finanziatore privato o del contribuente). Una «rivoluzione copernicana», viene definita nella premessa del ddl.

 

 

SOLDI AI PARTITIFINANZIAMENTO PUBBLICO images LETTA, ALFANO, SACCOMANNIENRICO LETTA

Ultimi Dagoreport

camille cheneaux mieli mario draghi

FLASH! - DALLO SPORT ALLA POLITICA, IL PASSO È BREVE. DOPO L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO SILVIA SALIS, UN’ALTRA EX ATLETA SALE ALLA RIBALTA, L’ITALO-SVIZZERA CAMILLE CHENAUX - DOTATA DI UN DOTTORATO DI RICERCA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI, LA NEO-POLITOLOGA HA STREGATO PAOLINO MIELI CHE A OTTOBRE HA PRESENTATO A ROMA IL SUO LIBRO: "CRISI DELLO STATO-NAZIONE E POPULISMI EUROPEI" - OGGI È STATA LA VOLTA DI MARIOPIO DRAGHI, PREMIATO ALLA FONDAZIONE PRIMOLI, DI CONOSCERE LA FATALE CAMILLE…

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?