joe biden in afghanistan

E I TALEBANI CHE DIRANNO? BIDEN PREPARA UN'AMERICANATA E SCEGLIE LA DATA SIMBOLO DELL'11 SETTEMBRE PER RICHIAMARE LE TRUPPE DALL'AFGHANISTAN, A 20 ANNI TONDI DALL'ATTACCO ALLE TORRI GEMELLE - I FONDAMENTALISTI ISLAMICI PERÒ AVEVANO POSTO IL RITIRO ENTRO IL PRIMO MAGGIO COME CONDIZIONE PER NON RIPRENDERE LE OSTILITÀ - GLI INTERESSI DEGLI USA ORMAI SI SONO SPOSTATI SULLA SFIDA DEL PRESENTE E DEL FUTURO: QUELLA CON LA CINA...

1 - LE TRUPPE USA VIA DALL'AFGHANISTAN ENTRO L'11 SETTEMBRE

Claudio Salvalaggio per l’ANSA

 

joe biden

Joe Biden ha deciso di ritirare le truppe americane dall'Afghanistan entro il prossimo 11 settembre, 20 anni dopo l'attacco di Al Qaida alle Torri Gemelle che trascinò gli Stati Uniti nella guerra più lunga della loro storia.

 

La mossa significa che i soldati statunitensi e della coalizione resteranno oltre la data del primo maggio, ossia la scadenza negoziata dall'amministrazione Trump per l'uscita completa delle forze straniere dal Paese.

 

joe biden in afghanistan

I talebani hanno minacciato nuovi attacchi contro le truppe Usa e Nato se non sarà rispettato il termine concordato ma resta da vedere ora se attueranno rappresaglie di fronte ad un ritiro spalmato solo su qualche mese in più.

 

 

La decisione ha cambiato i programmi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che anziché rientrare a Roma dopo i due giorni di visita a Washington volerà direttamente a Bruxelles per partecipare ad una riunione ristretta e straordinaria dei Paesi framework sull'Afghanistan.

 

luigi di maio anthony blinken

Altrettanto ha già fatto il segretario di Stato Antony Blinken, con cui il capo della diplomazia italiana si era incontrato lunedì discutendo in modo particolare anche questo dossier.

 

"Aspettatevi un annuncio Usa a breve", aveva anticipato Di Maio, sottolineando la volontà comune di una decisione condivisa tra alleati ("siamo entrati insieme, usciremo insieme").

 

antony blinken

A Bruxelles Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin informeranno gli altri partner della Nato, a partire dalla Germania, che ha il secondo maggior contingente in Afghanistan.

 

E Di Maio ha ribadito il saldo impegno dell'Italia verso il multilateralismo, l'Alleanza Atlantica e la sicurezza globale aprendo nella capitale Usa le celebrazioni virtuali per i 160 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Stati Uniti.

 

In Afghanistan al momento ci sono circa 3000 soldati americani e 7000 della coalizione, in gran parte truppe di Paesi Nato come l'Italia (che schiera fino a 800 militari). La mossa di Biden porrà fine ad una guerra costata finora migliaia di miliardi di dollari, oltre 2300 militari Usa morti e 20 mila feriti, ed almeno 100 mila civili afghani uccisi.

 

antony blinken 1

Il presidente Usa aveva già ammesso che sarebbe stato "difficile" rispettare la scadenza del primo maggio e ha voluto posticiparla di alcuni mesi per far decollare gli sforzi di dialogo tra i talebani e il governo di Kabul, finora falliti.

 

La sua scelta era ardua. Con un'opinione pubblica e una significativa fetta bipartisan del Congresso che premono per il ritiro, rimanere ancora a lungo significava potenziali problemi politici a casa e nuovi pericoli di attentati alla forze Usa da parte dei talebani.

 

joe biden big

Ma anche un'uscita affrettata avrebbe potuto minare i pur modesti risultati ottenuti in questi 20 anni. Biden ha optato quindi per un compromesso, non esente da rischi, ma coerente anche con la necessità di puntare l'attenzione su altre priorità e minacce, come la Cina, l'Iran, la Russia.

 

Proprio oggi il presidente ha chiamato Vladimir Putin e lo ha messo in guardia che gli Usa "agiranno fermamente in difesa dei loro interessi nazionali in risposta alle azioni russe, come le intrusioni cybernetiche e le interferenze nelle elezioni", ammonendolo a ridurre le tensioni con l'Ucraina dopo il rafforzamento delle truppe in Crimea e al confine.

 

soldati in afghanistan

Ma gli ha anche proposto un incontro nei prossimi mesi in un Paese terzo per discutere l'intera gamma dei problemi comuni. "L'Afghanistan ora non si eleva più al livello delle altre minacce", ha spiegato una fonte dell'amministrazione al Washington Post. "Eravamo andati in Afghanistan nel 2001 per un obiettivo particolare: fare giustizia contro gli autori dell'attacco dell'11 settembre e annientare i terroristi che cercavano di usare quel Paese come rifugio sicuro. Lo abbiamo raggiunto qualche anno fa", ha ammesso un'altra fonte del governo.

 

Ora gli Usa hanno come ultime leve con i talebani premere per la liberazione di circa 7000 prigionieri nelle prigioni di Kabul e la revoca delle sanzioni Onu. E sperare nella conferenza di pace sull'Afghanistan tra il governo afghano e i Talebani, che si terrà a Istanbul dal 24 aprile al 4 maggio. Finora sono stati invitati 21 Paesi (tra cui l'Italia), oltre a Ue, Nato e Organizzazione della cooperazione islamica (Oci).

 

2 - VIA DALL'AFGHANISTAN ENTRO L'11 SETTEMBRE, IL RITIRO FIRMATO BIDEN

Estratto dell’articolo di Federico Rampini per “la Repubblica

 

(…) Biden mantiene solo in parte un impegno, che era stato preso dall'Amministrazione Trump. Il ritiro totale infatti doveva avvenire entro il primo maggio. Facendolo coincidere - come termine ultimo - con la scadenza dell'11 settembre, Biden cattura l'attenzione dell'opinione pubblica americana ma deve sperare in una reazione positiva da parte dei talebani.

 

esercito afghano

Nel negoziato triangolare sulla cessazione del conflitto, che ha visto gli Usa trattare insieme al governo regolare di Kabul e ai nemici storici, i talebani avevano posto il ritiro entro il primo maggio come condizione per non riprendere le ostilità.

 

Sarà Erdogan, con il placet di Biden, a ospitare in Turchia il prossimo giro di negoziati di pace e di ricerca di un assetto politico che includa talebani e governo di Kabul.

 

talebani 1

(…) Per Biden l'annuncio ufficiale rappresenta una sorta di rivincita sul Pentagono. Quando lui era il vice di Barack Obama, si era opposto strenuamente alla strategia del "surge" - cioè l' incremento di forze sul terreno - voluta dai generali.

 

talebani

Aveva perso quella battaglia. Ma alla fine il bilancio è quello che lui paventava: l'impegno militare americano si è trascinato per altri anni, senza con questo modificare in modo decisivo i rapporti di forza locali. Il governo regolare è sempre debole. I talebani sono sempre in grado di recuperare un'influenza decisiva.

 

talebani 3

(…) La sfida del presente e del futuro si chiama Cina. Il grosso delle energie militari dell'America si deve orientare verso il quadrante Indo-Pacifico. L'Afghanistan è solo marginalmente interessante, nella misura in cui possa scivolare verso l'orbita russo-cinese oppure verso quella dell'India, che Biden vuole legarsi sempre di più.

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."