christian lindner

I TEDESCHI NON CAMBIANO MAI: L’AUSTERITÀ È PER SEMPRE - IL MINISTRO DELLE FINANZE DELLA GERMANIA, IL LIBERALE CHRISTIAN LINDNER, DICE NO A UN NUOVO RECOVERY FUND PER FINANZIARE LA RICOSTRUZIONE IN UCRAINA: “QUELLA È STATA UNA DECISIONE UNA TANTUM, NON SOSTENIAMO L’IDEA DI RIPETERE L’EMISSIONE COMUNE DI DEBITO”. OVVIAMENTE È UN MESSAGGIO ANCHE ALL’ITALIA E A CHI SPERAVA CHE GLI EUROBOND FOSSERO QUI PER RIMANERE: NEIN! - SUPER-FALCO MA SEMPRE SORRIDENTE E FAVOREVOLE ALLA CANNABIS LEGALE: IL RITRATTO DI LINDNER

1 - IL NO TEDESCO A UN RECOVERY FUND PER RICOSTRUIRE L'UCRAINA

Francesca Basso per il “Corriere della Sera”

 

ROBERT HABECK OLAF SCHOLZ CHRISTIAN LINDNER

La ricostruzione dell'Ucraina richiederà risorse ingentissime così come la risposta al suo fabbisogno immediato. Il Fondo monetario internazionale ha stimato che per il periodo aprile-giugno serviranno 15 miliardi di dollari. Non è un caso se la segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, nel suo discorso al Brussels Economic Forum di martedì scorso ha invitato tutti i partner a «unirsi a noi per aumentare il sostegno finanziario all'Ucraina».

 

christian lindner.

Il G7 ha mobilitato per quest' anno 19,8 miliardi di dollari di sostegno al bilancio ucraino, di cui fanno parte 9,5 miliardi di dollari che costituiscono gli impegni recenti presi in vista della riunione di Petersberg. Tra questi 1 miliardo di euro in sovvenzioni offerto dalla Germania.

 

URSULA VON DER LEYEN VOLODYMYR ZELENSKY

Parallelamente si è mossa anche la Ue e ha proposto un piano di assistenza macro-finanziaria sotto forma di prestiti fino a 9 miliardi di euro per quest' anno, da integrare con i contributi di altri partner internazionali bilaterali e multilaterali, compreso il G7. Gli Stati membri metteranno le garanzie per consentire alla Commissione di andare sul mercato, sul modello di Sure, lo strumento per finanziare le misure anti-disoccupazione dei Paesi Ue durante la pandemia.

 

christian lindner

Non si tratta quindi del modello Next Generation Eu. Su questo la Germania è stata chiarissima e il suo ministro delle Finanze Christian Lindner ha sbarrato la strada all'ipotesi di un Recovery fund per l'Ucraina durante la conferenza finale del G7 e lo ha ribadito ieri in un'intervista al Financial Times : «Quella è stata una decisione una tantum - ha detto -. La Germania non sostiene l'idea di ripetere l'emissione comune di debito». Non è una posizione isolata all'interno dell'Ue.

 

ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 2

La ricostruzione dell'Ucraina pone un problema di governance e di tipo di finanziamento. Ma su un punto Berlino è molto chiara: Kiev ha bisogno di sovvenzioni perché non è nelle condizioni di poter rimborsare i debiti. Del resto anche il Fondo monetario internazionale e la Banca Mondiale stanno raccomandando di offrire sovvenzioni all'Ucraina.

 

In questo momento l'obiettivo è quello di mantenere a galla il Paese, permettendo al governo di Zelensky di pagare gli stipendi, le pensioni, di far funzionare le scuole e gli ospedali. Quindi sovvenzioni. Ancora più complicato sarà individuare gli aiuti a lungo termine, perché non si sa quanto durerà la guerra. La Germania è aperta all'idea di sequestrare le riserve all'estero della banca centrale russa, di cui sta discutendo il G7.

christian lindner

 

2 - UN FALCO TEDESCO, TUTTO RIGORE E CANNABIS

Daniel Mosseri per “Libero quotidiano

 

Quando a fine novembre 2017 mandò a gambe all'aria il tentativo della cancelliera Angela Merkel di dar vita a una nuova maggioranza- la coalizione "Giamaica" fra Cdu, ecologisti e Liberali (Fdp) - in molti lo accusarono di sbagliare. E mentre Merkel ripiegava per la terza volta su una grande coalizione fra Cdu e socialdemocratici, l'allora presidente del Partito liberale Christian Lindner, si mise alla finestra.

 

Cinque anni dopo Lindner è il nuovo ministro delle Finanze della Germania. Dal suo ufficio nella Detlev-Rohwedder-Haus, oggi il 43enne di Wup pertal fa le pulci alle spese degli altri ministri e detta la linea di bilancio ai paesi Ue. No a nuovo debito europeo per aiutare l'Ucraina, ha ribadito per esempio ieri al Financial Times; Next Generation Ue motivato dal Covid, ha spiegato, è stata una decisione una tantum. Nel 2017 i tempi per una coalizione Giamaica non erano maturi o molto più semplicemente Lindner ha la vista lunga.

schauble MERKEL

 

Fra il 2009 e il 2013 la sua Fdp aveva governato in coalizione con Angela, uscendone stritolata. Fu un 33enne Lindner a rianimare i Liberali dal 2013 e a riportarli al Bundestag nel 2017: cedere alle nuove lusinghe della molto navigata Merkel, abilissima nello scaricare i propri fallimenti sui partner di governo, sarebbe stato troppo pericoloso.

Con il suo rifiuto, Lindner ha avuto ragione.

christian lindner leadr liberali tedeschi

 

Uscita di scena la cancelliera, il renano ha ottenuto il più importante dei ministeri federali. Con noi Liberali attenti alla crescita, è il messaggio che ha presentato agli elettori, i conti della Germania sono al sicuro.

 

Lindner cerca di riportare i conti tedeschi sulla via del rigore indicata per anni dall'ex ministro delle Finanze di Merkel, Wolfgang Schäuble. Ma se questo era severo e a tratti arcigno, Lindner trasmette un'immagine più sorridente e giovanile, aprendo a investimenti per sburocratizzare e digitalizzare la Germania, alla cannabis legale e alle energie rinnovabili, purché gestite senza dirigismi, ma affidate al mercato.

robert habeck christian lindner.

 

Attento alle richieste degli industriali e consapevole che i suoi connazionali fanno pochi figli - lui per primo Lindner non è neppure contrario all'immigrazione, purché qualificata, mentre sull'accoglienza ai profughi ci va piano. La formula è piaciuta ai giovani. Poco male se oggii Liberali non vanno bene alle regionali. Lindner è saldamente al governo federale, e dalla Detlev-Rohwedder-Haus controlla Germania e Europa.

CHRISTIAN LINDNER VOLKER WISSING, ANNALENA BAERBOCK, CHRISTIAN LINDNER, ROBERT HABECK

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”