casapound

TI FASCIO UN FACEBOOK COSÌ - SUBITO RIATTIVATA LA PAGINA DI CASAPOUND, IL SOCIAL NETWORK FA SAPERE CHE ''RISPETTA L'ORDINANZA DEL TRIBUNALE'', MA VALUTA DI RICORRERE NEL MERITO - DOVRÀ ANCHE VERSARE 15MILA EURO AL MOVIMENTO POLITICO GUIDATO DA SIMONE DI STEFANO, E HA RIATTIVATO ANCHE PAGINE PERSONALI E PUBBLICHE DI MEMBRI DI CASAPOUND

 

 

1. FACEBOOK RIATTIVA PAGINA CASAPOUND, 'RISPETTIAMO ORDINANZA'

 (ANSA) - "Abbiamo rispettato l'ordinanza del tribunale e ripristinato la Pagina e il Profilo in questione". Lo afferma un portavoce di Facebook in merito alla decisione del tribunale civile di Roma che ieri ha accolto il ricorso di Casapound e ha ordinato al social network la riattivazione immediata degli account del movimento chiusi lo scorso 9 settembre. "Stiamo esaminando la decisione e valutando le opzioni disponibili", dichiara il portavoce di Facebook.

 

CASAPOUND CANCELLATA DA FACEBOOK

La pagina Facebook di Casapound è stata riattivata "qualche minuto prima della mezzanotte", si legge in un articolo sul sito del quotidiano sovranista "Il primato nazionale", postato sulla pagina social di Casapound che ora è tornata visibile. Ad essere riattivati sono stati anche - si legge - il profilo personale e la pagina pubblica dell'amministratore Davide Di Stefano.

 

 

2. FACEBOOK DOVRÀ RISARCIRE CASAPOUND. IL SOCIAL NETWORK PAGHERÀ 15MILA EURO

Francesco Specchia per “Libero Quotidiano

 

Non citeremo, banalmente, lo pseudo Voltaire, «non sono d' accordo con quello che dici ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a farlo» (in realtà era una frase di Stephen G. Tallentyre, I disapprove of what you say). Ma il fatto che CasaPound - del cui pensiero non condividiamo onestamente quasi nulla - abbia battuto in tribunale Facebook che ne aveva oscurato il profilo pubblico; be', questa è senz' altro la vittoria di un grande principio liberale. Si chiama, banalmente, difesa della libertà d' espressione.

 

Accade che lo scorso 9 novembre il social network di Mark Zuckerberg avesse bloccato il sito del movimento. Furono inoltre chiusi contestualmente i profili di persone vicine a Casapound, nonché diversi siti web collegati. Tra questi, quello del vicepresidente di CasaPound Italia, Simone Di Stefano - 140mila iscritti -; il quale aveva descritto l' atto come «un' azione fortemente antidemocratica».

 

MEME SULLA CANCELLAZIONE DEGLI ACCOUNT FACEBOOK DI CASAPOUND

La giustificazione di Facebook era dettata da un giudizio, espresso via mail e come sempre insindacabile: «Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri su basi identitarie non possono trovare posto su Facebook e Instagram». Che è un principio alato, per carità. Ma il problema è che la chiusura non è avvenuta per alcun caso specifico, ma semplicemente perché quelli di CasaPound sono fascisti ché, tanto, prima o poi, un reato lo commettono sempre. Una sorta di pre-crimine, tanto per citare Philip K. Dick.

 

Ma non funziona così, la censura generica della libertà di pensiero non è contemplata dalla legge italiana. Sicché il tribunale civile di Roma ha accolto il ricorso del movimento di ultradestra, condannando Facebook a riattivarne il profilo e garantire un indennizzo di 15mila euro per il procurato disagio.

 

RISPETTARE LA COSTITUZIONE

Nella sentenza, il giudice Stefania Garrisi ha motivato l' indennizzo economico evidenziando i problemi etici seguenti al blocco della pagina: «Il soggetto che non è presente su Facebook è di fatto escluso dal dibattito politico italiano, come testimonia il fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente si trovi ad affidare alla propria pagina Facebook messaggi politici e diffusione di stralci del proprio lavoro quotidiano».

 

MEME SULLA CANCELLAZIONE DEGLI ACCOUNT FACEBOOK DI CASAPOUND

E, ancora, il rapporto tra Facebook e Casa Pound «non è assimilabile al rapporto tra due soggetti privati qualsiasi in quanto una delle parti, appunto Facebook, ricopre una speciale posizione». E deve dunque rispettare i principi costituzionali. E la Costituzione tutela all' art. 49 uno dei di principi cardine essenziali dell' ordinamento: quello del pluralismo dei partiti politici. Cioè: Facebook non può fare come cavolo gli pare, deve rispettare i principi della nostra Costituzione, almeno finché non si dimostri che quelli stessi siano stati violati.

 

Altro nostro totem costituzionale è quello dell' art. 21 laddove si stabilisce che il diritto di manifestare il pensiero in ogni forma è libero tranne nei casi di reati: ingiuria, vilipendio, calunnia, diffamazione, istigazione a delinquere e oltraggio al "buon costume". Ah, c' è anche l' apologia di fascismo, nel quale CasaPound tende a scivolare abbastanza facilmente. Ma qui ancora non l' ha fatto.

La sentenza è, in effetti, storica. Perché stronca l' algoritmo di Facebook che inchioda i pensieri degli utenti attraverso il filtro feroce del politicamente corretto.

 

So anch' io che l' antifascismo è un valore costituente, grazie. Ma non ci vogliono certo le multinazionali americane a ricordarmelo. Tra l' altro, il primo emendamento della Costituzione americana concede margini d' espressione molto più laschi rispetto alla nostra Carta; ai quali si richiamano, per certi versi, sia l' art. 11 della Carta dei diritti fondamentali dell' Ue che l' art. 48 della Dichiarazione Universale dei diritti dell' uomo. Ma il problema è che spesso i social travalicano le leggi, come lo fanno gli uomini. Fin quando avremo paura delle idee altrui - di qualunque colore siano - rimarremo col dubbio che i nostri anticorpi democratici non siano all' altezza

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…