descalzi palamara amara

TOGHE A SEI ZAMPE - È L’ENI DI DESCALZI UNO DEI NERVI SCOPERTI DELLO SCANDALO CHE STA INVESTENDO LUCA PALAMARA, I SUOI AMICI E IL CSM - NEL 2015 LE FALSE ACCUSE PER DEPISTARE LE INDAGINI MILANESI SULLA CORRUZIONE INTERNAZIONALE DELLA COMPANIA PETROLIFERIA, CON SCHIZZI DI FANGO ANCHE PER L'ALLORA PREMIER RENZI - L'UOMO CHIAVE DELLA STORIA È PIETRO AMARA, DEFINITO "AVVOCATO ESTERNO DELL'ENI"

Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano”

descalzi

 

È Eni uno dei nervi scoperti dello scandalo che sta investendo Luca Palamara, i suoi amici e il Consiglio superiore della magistratura. Le alchimie correntizie di Palamara riguardavano le nomine ai vertici delle Procure di Roma, Perugia, Firenze e Torino, certo. Lambivano l' indagine Consip in cui era rimasto impigliato Luca Lotti, ex ministro del governo di Matteo Renzi. Ma erano di sicuro impegnate su una vicenda attorcigliata e ancora non risolta che ruota attorno alla compagnia petrolifera nazionale e ai suoi vertici, l' amministratore delegato Claudio Descalzi e il suo predecessore Paolo Scaroni, con schizzi di fango anche per l' allora presidente del Consiglio Renzi.

Pietro Amara

 

L' uomo chiave di questa storia è Pietro Amara, definito "avvocato esterno dell' Eni", il professionista che dalla compagnia ha ottenuto negli anni incarichi per 13,5 milioni di euro e che l' Eni non ha scaricato neppure dopo che il Corriere della Sera, l' 8 settembre 2017, lo ha segnalato come coinvolto nel "complotto" ordito per depotenziare e depistare le indagini della Procura di Milano, coordinate dall' aggiunto Fabio De Pasquale, sulle corruzioni internazionali in Nigeria e in Algeria.

 

Marie Madeleine Ingoba moglie di Claudio Descalzi

Amara comincia a fare i suoi giochi (sporchi) che si sviluppano anche contando sul potere di un pezzo da novanta del Csm: Palamara, kingmaker della corrente Unicost. Alcuni pm fanno (consapevolmente o inconsapevolmente) da sponda: Giancarlo Longo, ai tempi alla Procura di Siracusa; Carlo Maria Capristo e Antonio Savasta, allora in quella di Trani; Stefano Fava, in quella di Roma.

 

CARLO MARIA CAPRISTO PROCURATORE CAPO DI TRANI

La storia inizia il 23 gennaio 2015, quando arriva un esposto anonimo alla Procura di Trani. È il primo atto del "complotto" che secondo la Procura di Milano è ordito da Amara, aiutato da una corte dei miracoli e "altre persone interne a Eni in corso di identificazione". A raccogliere gli anonimi e a svilupparli con zelo sono il procuratore Capristo (di Unicost) e i pm Savasta (di Magistratura indipendente) e Alessandro Pesce, che spediscono la Guardia di finanza ad acquisire documenti fino dentro il cda dell' Eni. I finanzieri, dopo averli analizzati, concludono che in quelle carte di reati non se ne vedono e che la competenza a indagare, semmai, è della Procura di Milano.

 

antonio savasta

Amara racconta di aver avuto un incontro (un po' "carbonaro") con Capristo a Roma, nella galleria Sordi. "Percepii", dice Amara, "che lui non vedeva sfogo in relazione a questa vicenda". Si dà allora da fare per indirizzarla verso Siracusa. "Chiesi a Longo", racconta, "di contattare Capristo per spiegare le ragioni per cui il fascicolo potesse andare a Siracusa". È il pm Giancarlo Longo (di Unicost), in effetti, ad aprire un fascicolo su un nebuloso (e farlocco) sequestro di persona che gli permette di farsi trasmettere gli atti da Trani.

pietro amara al centro

 

In seguito, Capristo riesce a diventare procuratore a Taranto, grazie ai voti di Unicost, Magistratura indipendente, laici di sinistra e Forza Italia. Quanto a Savasta, nel gennaio 2019 finisce agli arresti domiciliari per un' altra storia, accusato di essersi venduto le inchieste. Longo sarà poi indicato da Palamara come procuratore a Gela, ma senza successo: la sua carriera s' interrompe nel febbraio 2018, quando viene arrestato insieme ad Amara su richiesta delle Procure di Roma e di Messina.

 

luigi zingales 4

Nell' estate del 2016, il Fatto Quotidiano comincia a scrivere del "complotto" Eni, segnalando fin dal primo articolo la possibilità di un depistaggio: "I casi possono essere soltanto due. O qualcuno ha davvero complottato contro Descalzi e il premier. Oppure ha voluto far credere ai pm che sia stato così".

 

Lo stesso Longo, intercettato, spiega: "A luglio cominciano gli articoli del Fatto () e lui ha cominciato ad andare in panico su questa cosa".

descalzi

"Lui" è il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, che sente odore di bruciato, si confronta con i magistrati di Milano che stanno indagando su Eni e decide di mandar loro anche il bislacco fascicolo sul "complotto", che il 15 luglio 2016 plana sulla scrivania dell' aggiunto De Pasquale.

 

Nel marzo 2017 De Pasquale chiede l' archiviazione delle accuse rivolte ai due consiglieri indipendenti di Eni, Luigi Zingales e Karina Litvak, riconosciuti non manovratori, ma semmai vittime del "complotto". Per cercare i veri registi dell' intrigo, a Milano si mettono al lavoro i pm Laura Pedio e Paolo Storari.

FRANCESCO GRECO

 

Intanto però un pm di Roma, Stefano Fava, chiede che Milano gli trasmetta quel fascicolo. Senza neppure avvertire il suo aggiunto Paolo Ielo e il procuratore Giuseppe Pignatone che, informato dal suo omologo di Milano Francesco Greco, gli ritira la delega. Intanto Eni avvia nuovi audit su Amara e il "complotto", dopo quello vuoto e rassicurante del novembre 2017. E la Procura di Perugia apre l' inchiesta che scardina il sistema: indaga Palamara, indicato come il gran regista delle nomine.

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...