di maio salvini trump conte

LA TOSCANA? IL REFERENDUM? MACCHÈ! IL VOTO CHE CAMBIERÀ L’ITALIA SARÀ QUELLO AMERICANO – UGO MAGRI: “È IL SANTO PROTETTORE DI TUTTI I SOVRANISTI, COMPRESI QUELLI CON LA COCCARDA TRICOLORE. DA QUANDO CIRCOLA LUI È TUTTO UN FIORIRE DI LEADER CHE L'AUTORITARISMO CE L'HANNO NEL SANGUE” – “SE VINCE BIDEN, RISCOPRIRÀ LA PARTNERSHIP STRATEGICA CON L’EUROPA” – IL PROBLEMA È CHE “SLEEPY JOE” HA IL CARISMA DI UNA TRIGLIA, E INFATTI C’È OBAMA CHE STA CERCANDO IN TUTTI I MODI DI METTERCI UNA PEZZA… – VIDEO

1 – CONTE, SALVINI, MELONI, ZINGARETTI, RENZI: TUTTI APPESI A TRUMP

GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

Ugo Magri per www.huffingtonpost.it

 

Il voto che può cambiare l’Italia sarà fra tre mesi, in America. Altro che referendum costituzionale, altro che elezioni regionali per mettere nuovi ducetti al posto dei governatori attuali: il futuro della nostra politica dipenderà dalla riconferma o meno di Trump.

 

Perché guai a sottovalutarne gli effetti. “The Donald” non è solo un miliardario irascibile e spiazzante, impetuoso e maleducato, circondato da molte belle donne, che un bel giorno ha deciso di scendere in campo (ne abbiamo avuto uno anche noi). Lui è il santo protettore di tutti i sovranisti, compresi quelli con la coccarda tricolore.

matteo salvini come donald trump

 

Lui proclamò “America first”, prima gli americani, quando Salvini stazionava ancora al 4 per cento. Lui, in larghissimo anticipo su Matteo, dichiarò guerra commerciale alla Cina. Lui promise di erigere un muro contro i migranti, imitato successivamente da Viktor Orbán.

 

 

donald trump matteo salvini

Fu Trump a farsi eleggere puntando non sulla testa ma sulla “pancia” della gente, sulle frustrazioni delle classi medie impoverite dalla globalizzazione, sulle voglie di rivalsa dei vecchi privilegiati bianchi, sugli spiriti animali che è stato mostruosamente bravo a cavalcare.

 

È stato Trump a mettere nel mirino l’Europa, a favorirne le spinte centrifughe, a contestare il senso profondo dell’Alleanza atlantica, a trasformare la Nato da strumento difensivo nel baraccone burocratico attuale, e non certo per far felice il suo amico Vladimir ma per spregio degli alleati Ue, incominciando dalla Germania che odia perlomeno quanto Salvini detesta la Merkel.

 

Osho su Gentiloni e Trump

 In sintesi: quattro anni della sua presidenza hanno destabilizzato la politica planetaria, creando un habitat perfetto per populisti e nazionalisti. Da quando circola Trump, guarda caso, è tutto un fiorire di leader che l’autoritarismo ce l’hanno nel sangue.

 

Ma il prossimo 3 novembre Donald lascia o raddoppia. Se verrà cacciato, e al suo posto si insedierà Joe Biden - personaggio moderato, rassicurante, timorato di Dio - l’eredità trumpiana si rovescerà nel suo contrario.

 

Il nuovo presidente vorrà ristabilire le rotte atlantiche e (perseguendo i propri interessi) riscoprirà la partnership strategica con l’Europa. Chi punta a sfasciare l’Unione non troverà più sponde a Washington. Con la Cina Biden tenterà di rappattumare; un precario equilibrio verrà ristabilito, forse, perfino con gli ayatollah iraniani.

MATTEO RENZI JOE BIDEN 1

 

Un’onda rasserenante si spanderà dall’America varcando gli oceani. In Italia saremo sommersi di camomilla; gli sguaiati di casa nostra (senza far nomi) rischieranno di annegare in questo immenso giulebbe. Il “politically correct”, viceversa, gonfierà le vele Pd; riprenderà fiato Renzi che con Biden aveva intrecciato rapporti già ai tempi di Obama; si troverebbe a suo agio lo stesso Conte, perché è vero che Trump gli aveva posato la mano sulla spalla chiamandolo in un tweet “Giuseppi”, ma il presidente del Consiglio non vive di nostalgie e sa adattarsi al nuovo che avanza. Viceversa la destra sovranista finirebbe relegata in una dimensione asfittica, chiusa, provinciale, un po’ come Orietta Berti quando andavano i Beatles.

 

joe biden nei siti di propaganda russa

E se invece Trump, smentendo i sondaggi, fra tre mesi verrà rieletto? A quel punto nessun riuscirà a tenerlo. Non avendo la possibilità di un terzo mandato, agirà senza più remore. Farà tutto quanto gli è stato fin qui impedito, incominciando proprio dalla resa dei conti con l’Europa.

 

Per quanto poco gli importi dell’Italia, che è una pulce nel suo universo, proverà a usarci come testa d’ariete contro l’asse franco-tedesco. E Salvini (del quale l’amministrazione Usa diffida) diventerà il socio d’affari, la quinta colonna, il grimaldello indispensabile per scardinare gli equilibri del Vecchio Continente. Il sovranismo riceverebbe la consacrazione finale. 

 

 

   

 

 

GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

2 – IL CARISMA DI OBAMA OSCURA BIDEN

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

Niente da fare: Barack Obama è ancora di gran lunga la figura più carismatica della politica e della cultura liberal americana. Ed è anche la più pragmatica. Ne ha dato prova ulteriore, giovedì, tenendo l' orazione funebre in memoria di John Lewis, il leader della marcia di Selma nel 1965, «l' ultimo discepolo di Martin Luther King». L' ex presidente ha parlato per 40 minuti, miscelando pause e qualche battuta.

 

Ha attaccato Trump senza nominarlo, accusandolo, insieme ad altri «personaggi al potere», di comprimere il diritto di voto degli afroamericani più o meno come facevano i suprematisti bianchi degli anni Sessanta nel Sud degli Stati Uniti.

Ma il primo presidente «black» della storia ha messo mano anche al programma elettorale.

 

obama ai funerali di john lewis 2

«Se occorre è venuto il momento di abolire il "filibuster", un fossile, un avanzo della segregazione». Obama si riferisce alla prassi parlamentare, in auge soprattutto al Senato, che consente di portare per le lunghe la discussione su una legge. È una questione regolamentare un po' astrusa: per superare «l' ostruzionismo» occorre una maggioranza qualificata di 60 voti (su 100 seggi); ma è possibile anche «stabilire un precedente specifico», la cosiddetta «opzione nucleare» con il consenso di 51 senatori. Al di là del tecnicismo, conta l' indicazione politica.

 

Obama invita i democratici a essere più combattivi al Congresso per tenere testa alla linea dura trumpiana con tutti i mezzi a disposizione. Il problema è che il candidato dei progressisti alla Casa Bianca si chiama Joe Biden. Sarebbe stato logico aspettarsi questa e altre proposte dall' ex numero due di Obama. Biden, però, ha scelto di fare solo un' apparizione fugace nella Rotunda di Capitol Hill, a Washington, per rendere omaggio a Lewis.

giuseppe conte donald trump 7

joe biden susan ricesusan rice barack obama obama ai funerali di john lewis 1

Poi si è ritirato nella sua casa in Delaware, lasciando campo libero e limitandosi a prendere nota dei pro memoria inviati in diretta tv dal suo ex principale. Ex?

barack obama susan rice

donald e melania trump con gentiloni a taorminaSALVINI ALL INCONTRO CON TRUMPjoe biden endorsed by bin ladenjoe biden TRUMP GENTILONIjoe biden

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…