meloni berlusconi salvini d’amato damato tajani massolo giorgetti piantedosi urso centinaio ronzulli

IL TOTO-MINISTRI BY DAGOSPIA! - AGLI ESTERI TAJANI TENTENNA: LA FARNESINA LO TERREBBE LONTANO E TEME CHE LA RONZULLI GLI FOTTA IL PARTITIO (PRONTO MASSOLO) - CAOS PER LA GIUSTIZIA: MELONI VUOLE NORDIO, SALVINI SPINGE GIULIA BONGIORNO, BERLUSCONI SISTO E CASELLATI - STALLO PER L’ECONOMIA: SU SINISCALCO, NO DI TREMONTI E FI. L’IPOTESI LUIGI BUTTIGLIONE - PIANTEDOSI PER IL VIMINALE, ROSSI PER I BENI CULTURALI, CENTINAIO PER AGRICOLTURA, BERNINI ALL’ISTRUZIONE, RONZULLI... CAPOGRUPPO AL SENATO DI FORZA ITALIA - LA DUCETTA CONFIDA NELLA SUPERVISIONE DI MATTARELLA MA LA MUMMIA SICULA COMINCIA AD ESSERE PREOCCUPATO: PUO' CASSARE DUE, TRE NOMI MA NON CINQUE...

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI 66

Dagoreport

 

Pezzo dopo pezzo, scazzo dopo scazzo, il puzzle delle caselle di potere si sta componendo.

 

Tra veti, compensazioni, crisi isteriche e “manuali Cencelli”, il centrodestra si avvicina a un accordo.

 

ANTONIO D'AMATO

 

MISE

Giorgia Meloni aspetta il sì di Antonio D’Amato, considerato l’ultimo presidente di Confindustria che ha avuto la capacità di incidere.

 

Il retropensiero che aleggia su D’Amato, e crea un po’ di scetticismo, è la grande influenza che esercita su di lui la moglie, Maria Luisa Faraone Mennella (in passato subì un sequestro di beni da 5,5 milioni per una presunta evasione fiscale in un’inchiesta per false fatture).

 

Al posto dell’ex presidente di Confindustria potrebbe ascendere il consigliori Guido Crosetto, che spinge per portare sotto l’ombrello del Mise anche il dicastero della Transizione ecologica guidato dal vanitoso Roberto Cingolani e quello dell'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, dove troneggiava l'inutile Vittorio Colao.

 

crosetto meloni

ESTERI

Il candidato più accreditato, che ha anche l’ok di Mattarella, è Antonio Tajani. L’ex presidente dell’Europarlamento, dall’alto della sua ambizione, non vede l’ora di gonfiare il petto e trotterellare per il globo con la sua corte adorante di feluche.

licia ronzulli antonio tajani

 

Eppure il prestigioso incarico, sotto sotto, lo spaventa: teme che una volta entrato alla Farnesina, lo scorrazzare in giro per il mondo finisca per tenerlo troppo lontano dalla stanza dei bottoni di Forza Italia.

 

Il partito finirebbe, senza grandi ostacoli, nelle grinfie di Licia Ronzulli, che già lo controlla al 50 per cento. Ecco perché Tajani valuta di infilarsi in un ministero che lo tenga più vicino a Roma. Al suo posto è pronto l’ex capo del Dis, l’ambasciatore Giampiero Massolo.

 

GIUSTIZIA

giulia bongiorno matteo salvini

Il nome caldo per Salvini, Giulia Bongiorno, non piace a Giorgia Meloni che vorrebbe Carlo Nordio. L’ex magistrato, a sua volta, sconta il veto di Salvini e Berlusconi. Il Cav, affezionato a chi maneggia cavilli e leggi (anche ad personam), preferirebbe la presidente uscente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, o il suo avvocato turbo-garantista Francesco Paolo Sisto.

 

Quel che conta davvero però è trovare un nome che non aizzi il vero contropotere d’Italia: la magistratura. Quando si risvegliano le procure, iniziano a volare supposte a testata multipla difficili da schivare, anche per chi siede a palazzo Chigi.   

SILVIO BERLUSCONI E MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI

 

ECONOMIA

Nel fine settimana Meloni avrà un incontro con l’economista nel comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta. Non sarà l’ennesimo tentativo di convincerlo a fare il ministro dell’Economia (il suo no è stato netto) ma una richiesta di consigli.

 

il banchiere fabio panetta

La leader di Fratelli d’Italia chiederà una terna di nomi papabili per via XX settembre. L’ipotesi Giorgetti s’è complicata prima ancora di prendere corpo: Salvini lo ha delegittimato e lui stesso, che ha un coraggio al semolino, ha fatto subito dietrofront dicendo di non sentirsi all’altezza.

 

domenico siniscalco

L’ipotesi Siniscalco non dispiace, vista la sua precedente esperienza nel ruolo (direttore generale del Tesoro, ministro dell’Economia nel governo Berlusconi tra il 2004 e il 2005). Sul suo nome però gravita l’antipatia del neo-eletto deputato di Fratelli d’Italia Giulio Tremonti.

 

Il professore di diritto tributario, che fu costretto a lasciare la poltrona del Mef proprio a Siniscalco dopo le pressioni di Gianfranco Fini che aveva parlato di “conti truccati”, ha sempre sospettato che dietro l’avvicendamento ci fosse lo zampino del suo successore. Della serie: ha tramato per farmi fuori.

Meloni Tremonti

 

Per gli “addetti ai livori”, una ipotesi per il Mef porta a Luigi Buttiglione, che fu compagno di stanza di Mario Draghi ai tempi di Bankitalia. Uscito da Palazzo Koch, con un curriculum eccesionale, è stato tirato in ballo lo scorso luglio da un articolo de l’Espresso secondo cui era “considerato dal mondo della finanza internazionale un punto di contatto con Fratelli d’Italia”.

SILVIO BERLUSCONI LICIA RONZULLI

 

 

Seguì una smentita piccatissima di Giorgia Meloni: “Leggo su L’Espresso che l’uomo chiave di Fratelli d’Italia, soprattutto per il contatto con il mondo della finanza, sarebbe un tal economista Luigi Buttiglione. Purtroppo né io né i vertici di Fdi sappiamo chi sia. Chiedo la cortesia al direttore dell’Espresso Abbate di mandarmi il numero di telefono di questo Buttiglione in modo da poter parlare con chi ha in mano le sorti del partito che presiedo”.

 

luigi buttiglione

All’articolo, Buttiglione si limitò a precisare che il suo unico contatto con Fratelli d’Italia “è stato un incontro con l’Onorevole Meloni alcuni anni orsono insieme ad altri colleghi della istituzione finanziaria per cui lavoravo, così come di routine con leader politici non solo italiani”.

 

CEO e fondatore della società di consulenza finanziaria LB Macro con sede a Lugano, Buttiglione è piuttosto conosciuto nel mondo degli investitori ma sconta il “peccato” di non essere ben introdotto nel Sistema di potere interno al ministero. E senza il supporto del deep state anche il miglior tecnico finirebbe fuori giri.

 

MAURIZIO LEO GIORGIA MELONI

In ogni caso, chiunque andrà al Mef si ritroverà il responsabile economico di Fratelli d’Italia, Maurizio Leo, come viceministro (per quanto apprezzato dal partito e da Giorgia Meloni, a Leo manca lo spessore internazionale per rassicurare i mercati che invece Siniscalco porta in dote).

 

Il futuro ministro avrà una rogna aggiuntiva, oltre alla gestione dei conti e della cassa: dovrà tenere sotto controllo il ministero delle Infrastrutture nell’eventualità che ad occuparlo sia Matteo Salvini - a cui Giorgia non può dire di no dopo la strada sbarrata per il Viminale. E’ il dicastero che avrà la fetta più importante dei fondi del Pnrr e con il Capitone in pieno impeto post-elettorale, sarà necessario un occhiuto monitoraggio dal Mef per evitare papocchi. Comunque, la premier in pectore si consulterà con Mattarella per il dicastero più nevralgico dell'esecutivo.

 

matteo piantedosi

INTERNO

Il candidato numero uno è il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. Il suo nome non dispiace al Colle anche se, negli ultimi giorni, è riemersa la spiacevole vicenda legata alla morte di Marco Biagi, ucciso dalle Br il 19 marzo 2002.

 

gabrielli salvini piantedosi

Nell’estate del 2001 il giuslavorista (dopo le molte minacce ricevute) chiese all’allora capo di Gabinetto della Prefettura di Bologna, Piantedosi, che non gli venisse tolta la scorta anche a Bologna (a Roma era già stata revocata). Purtroppo la sua richiesta non fu accolta: nell’autunno 2001 la scorta gli fu tolta e pochi mesi dopo venne assassinato. Rimane in ballo il nome dell’ex prefetto Giuseppe Pecoraro.

adolfo urso verso kiev

 

DIFESA

A raccogliere l’eredità di Lorenzo Guerini dovrebbe essere Adolfo Urso. La seconda scelta potrebbe essere Antonio Tajani se non va agli Esteri. Per il Copasir, la cui guida va all’opposizione, sono in corsa Enrico Borghi e Guerini, entrambi del Pd.

 

salvini giorgetti

Per i Beni Culturali c'è il nome di Giampaolo Rossi (prendere il posto di Fuortes non conviene visto che il mandato in Rai scade fra un anno e mezzo). Per l’Istruzione è in pole Anna Maria Bernini con le sue parrucche variabili, all’Agricoltura il favorito è il leghista Gian Marco Centinaio che s’avvantaggerebbe del no secco di Salvini a Garavaglia, giudicato troppo vicino a Giorgetti.

Posto quasi certo a Palazzo Chigi, come sottosegretario, per l’ideologo di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fazzolari (ma non si esclude un super tecnico perché la Meloni ha bisogno di Fazzolari h24).

 

anna maria bernini foto di bacco

IL NODO RONZULLI

La Meloni, con Berlusconi survoltato dalle punturine, non riuscità a tenerla fuori dal governo rifilandole un dicastero di fascia zeta. Sa bene che alla fine sarà Mattarella a decidere e la Mummia Sicula ha molti dubbi sul curriculum dell'ex infermiera/segretaria di Berlusconi.

 

A quel punto, piuttosto che finire in un ministero senza portafoglio, la diabolica rasputin in gonnella potrebbe preferire di fare il capogruppo al Senato di Forza Italia continuando a rosicchiare potere a Tajani nel partito e posizionando al tavolo dei ministri un suo fedelissimo.

licia ronzulli 10

 

GIORGIA MELONI GIOVANBATTISTA FAZZOLARI MASSIMO GARAVAGLIA.

 

giuseppe pecoraro

licia ronzulli 12

 

centinaio salvini e calderoli cercano il mesADOLFO URSO

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…