trump iran petrolio

TRUMP NON VUOLE FARE LA GUERRA E L'IRAN NE APPROFITTA PER COLPIRE IL SUO NEMICO SAUDITA: IL PUZZONE AMERICANO A UN ANNO DAL VOTO NON INTENDE IMBARCARSI IN UNA SANGUINOSA BATTAGLIA MEDIORIENTALE PER IL PETROLIO. QUELLE SONO COSE DA BUSH E BOLTON, NON A CASO ALLONTANATO - QUANTO POTRÀ TIRARE LA CORDA TEHERAN PRIMA CHE UN INTERVENTO DIVENTI INEVITABILE? LO SCOPRIREMO PRESTO

 

1. GLI USA: «L' IRAN DIETRO AI RAID» ADESSO LA GUERRA È PIÙ VICINA

Valeria Robecco per ''il Giornale''

 

Gli Stati Uniti sono «pronti e armati», per reagire agli attacchi contro le raffinerie di Aramco, che hanno avuto ripercussioni su metà della produzione petrolifera saudita. Il presidente americano Donald Trump per ora non ha puntato il dito direttamente contro l' Iran, ma con le sue parole ha rinnovato il timore di una guerra con Teheran all' orizzonte. Su Twitter, il tycoon ha precisato di attendere la conferma sulle responsabilità e le valutazioni di Riad, sottolineando tuttavia che «c' è ragione di pensare che conosciamo i colpevoli».

 

TRUMP ROHANI

«Ricordate quando l' Iran abbattè un drone dicendo deliberatamente che era nel loro spazio aereo mentre in realtà non era affatto vicino? - ha aggiunto - Hanno insistito sapendo che era una grandissima bugia. Ora dicono che non hanno nulla a che fare con l' attacco all' Arabia Saudita, vedremo».

 

Ad accusare direttamente la Repubblica Islamica è stato invece il segretario di Stato Mike Pompeo, nonostante il raid sia stato rivendicato dagli Houthi, i ribelli yemeniti filo-iraniani (che ora minacciano altri raid).

 

«Come ha affermato Pompeo non ci sono prove che arrivi dallo Yemen, ma informazioni emergenti indicano che le responsabilità sono dell' Iran», ha ribadito la neo ambasciatrice americana all' Onu, Kelly Craft. «Dobbiamo essere tutti chiari su questo evento, un attacco diretto all' approvvigionamento energetico mondiale».

 

il drone abbattuto in iran

L' amministrazione Usa ha diffuso foto satellitari che mostrano gli almeno 17 punti di impatto negli impianti petroliferi sauditi di attacchi provenienti da nord o nord ovest, elementi - come riporta il New York Times - che sarebbero coerenti con un raid proveniente dalla direzione del Golfo persico settentrionale, quindi Iran o Irak, piuttosto che dallo Yemen. E il portavoce delle forze armate saudite, colonnello Turki al-Malki, ha spiegato che le indagini iniziali condotte da Riad suggeriscono che gli attacchi alle installazioni petrolifere di sabato scorso «non sono stati lanciati dallo Yemen», ma sono state utilizzate «armi iraniane».

 

Dopo la condanna degli attacchi da parte del segretario generale Onu Antonio Guterres, l' inviato speciale delle Nazioni Unite in Yemen, Martin Griffiths, ha ribadito che «non è interamente chiaro chi sia dietro l' attacco», avvertendo tuttavia che si tratta di «un incidente estremamente serio, con conseguenze che vanno molto oltre la regione», e rischia di «trascinare lo Yemen in una conflagrazione regionale».

 

Intanto, le tensioni scatenate dagli sviluppi a Riad allontanano la possibilità di un incontro tra Trump e il presidente iraniano Hassan Rohani durante l' Assemblea Generale Onu a New York, la prossima settimana. Il Commander in Chief ha smentito di essere pronto a vedere l' omologo di Teheran senza condizioni: «Questa è una dichiarazione non corretta (come sempre)». Mentre il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Abbas Mousavi, ha fatto sapere che Rohani «non ha in programma» un incontro con il tycoon a New York.

attacco con i droni al petrolio saudita

 

«Come ha detto il presidente, l' Iran non vuole colloqui solo per fare una foto, ma eventuali negoziati dovrebbero avere un' agenda in grado di portare risultati tangibili», ha precisato Mousavi. E il portavoce del governo, Ali Rabiei, ha affermato che «togliere le sanzioni è una condizione base per i colloqui con Washington»: «Non negozieremo più sotto sanzioni».

 

Rohani, da parte sua, ha tenuto a ribadire che «l' Iran ha sempre dato grande importanza alla salvaguardia della sicurezza delle acque del Golfo Persico, dello Stretto di Hormuz e del mare di Oman ed è tenuto a garantirla». Ed è tornato a definire un' interferenza destinata ad accrescere le tensioni regionali l' iniziativa promossa dagli Stati Uniti nell' area del Golfo con lo scopo di tutelare la sicurezza delle rotte navali commerciali. Intanto, da Pechino, la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha invitato alla «moderazione» Stati Uniti e Iran, definendo «non molto responsabile» accusare altri «in assenza di un' indagine o verdetto definitivo».

 

 

arabia saudita droni

2. IL GIOCO RISCHIOSO DI TEHERAN: COLPIRE I SUNNITI SPERANDO CHE RUSSIA E USA NON REAGISCANO

Roberto Fabbri per ''il Giornale''

 

 Quello tra Donald Trump e gli ayatollah iraniani è un confronto diseguale. E non solo e non tanto per l' evidente superiorità militare che gli Stati Uniti potrebbero dimostrare se davvero decidessero di passare all' uso della forza come già certi «falchi» del Congresso pretendono. La differenza sta nella enorme differenza di obiettivi tra i duellanti di questa crisi gravissima: Trump è un presidente alla disperata ricerca di un successo franco e forte in campo geopolitico da spendere in campagna elettorale (e lo vuole attraverso la diplomazia, per questo ha cacciato John Bolton, il consigliere che voleva la guerra con Teheran), mentre al regime islamico iraniano la pace, semplicemente, non interessa.

 

All' Iran interessa il dominio regionale costi quel che costi, il che significa non solo l' affermazione della nazione iraniana ma anche e soprattutto quella della Shia, la corrente minoritaria dell' islam che si contrappone a quella maggioritaria sunnita: per questo cercano di dotarsi della bomba atomica e attaccano l' Arabia Saudita, che dell' odiato mondo sunnita è il capofila.

 

bin salman

In queste ore si discute molto se siano stati davvero gli Houthi dello Yemen a far arrivare una decina di droni armati sulle più strategiche installazioni del sistema petrolifero saudita, devastandole e gettando nel caos il fragile mercato mondiale del greggio. Gli americani si dicono certi delle loro informazioni d' intelligence, e puntano il dito direttamente contro l' Iran, minacciando di chiamarlo a pagare le conseguenze (forse anche militari) dell' attacco condotto in Arabia. L' Iran nega sdegnato e ritorce contro Trump l' accusa preferita del repertorio presidenziale («fake news!»), dicendosi al tempo stesso «pronto a una guerra vera e propria» con gli Stati Uniti.

 

La Cina, tra i principali acquirenti del petrolio iraniano, fa sentire la sua voce e accusa gli Usa di irresponsabilità: dove sono le prove, chiede Pechino? Chissà se arriveranno mai, queste prove della responsabilità iraniana. A buon senso ci si domanda essendo gli Houthi yemeniti finanziati e armati da Teheran chi mai potrebbe aver loro fornito gli armamenti per devastare Abqaiq e Khusair. E se mai questi miliziani sciiti, che nello Yemen conducono una guerra in nome dell' Iran, oserebbero fare una mossa del genere senza l' assenso dei loro padroni.

 

john bolton

Sono ormai mesi che bersagli sauditi e britannici (nemici dell' Iran) vengono colpiti direttamente o per procura, e sembra surreale negare che un conflitto sia già cominciato. Il pericolo, semmai, è che questo conflitto si estenda. La partita che giocano gli iraniani è cinica e pericolosissima. Infliggere ai sauditi il colpo più duro possibile negandone la responsabilità contro ogni logica, proprio come fece il loro alleato russo Vladimir Putin quando le sue forze armate invasero la Crimea nel 2014 approfittando di quello che pare loro il momento più favorevole: quello in cui a Donald Trump conviene di meno fare ricorso alle armi contro di loro.

 

Il rischio che si assumono, naturalmente, è altissimo: l' Occidente non può permettersi che il mercato del petrolio vada realmente fuori controllo (per ora ha subito «solo» un forte contraccolpo), e a Washington la tentazione di far pagare a Teheran il prezzo della sua spregiudicatezza potrebbe farsi strada. Per ora, anche considerazioni commerciali frenano i falchi: sia agli Usa sia alla Russia, grandi produttori di petrolio, non dispiace approfittare della temporanea riduzione forzosa della produzione saudita. Gli affari sono sempre affari.

 

 

Ultimi Dagoreport

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)