TUTTE LE CONTRADDIZIONI DEL FENOMENO GRILLO - LA SEDE DELLA CASALEGGIO ASSOCIATI, GLI STRATEGHI DEL GRILLISMO, SI TROVA NEL CUORE DELLA MILANO ULTRA-BENE - NESSUNO DEVE AVERE CARICHI PENDENTI, MA LO STESSO GRILLO FU CONDANNATO PER OMICIDIO COLPOSO - LUI SI IMPONE COME LEADER ASSOLUTO, MA QUANTO CI METTA DI SUO, PER FINANZIARE IL NETWORK, NON È STATO DICHIARATO NÉ CHIARITO - CHI COMANDA NEL M5S? CHI DECIDEREBBE I CANDIDATI, SE SI VOTASSE ALLE POLITICHE COL PORCELLUM DEI LISTINI BLOCCATI?...

Enrico Arosio per "l'Espresso"

No, la Lamborghini nera nel cortile di via Morone non è loro. Né di Beppe Grillo, che preferisce la Ferrari F 40, né del suo editore e guru Gianroberto Casaleggio, che va a piedi. Se la sede del Movimento 5 Stelle esiste solo in Rete, nel senso che è il blog di Grillo, il blog di Grillo è fabbricato qui, in un luogo ben preciso. Un indirizzo emblematico della Milano ultra-bene: via Morone, tra Montenapoleone e quel Palazzo Belgiojoso dove l'imprenditore Raul Gardini si sparò un colpo in testa nei mesi caldi dell'inchiesta Mani pulite.

La sede della Casaleggio Associati, gli strateghi del grillismo, e del marketing virale che ha fatto dei 5 Stelle il fenomeno emergente della politica italiana, si trova nello stesso palazzo che ospita la Camera della Moda, tra avvocatoni, ereditiere e private banker.

Questo indirizzo "riche, très riche, extra très riche" (Ennio Flaiano) stride con tanti cinquestellati in giro per l'Italia: studenti, impiegati da mille euro al mese che fanno politica per civismo contro i partiti corrotti e a favore di un'altra economia e di energie sostenibili. Il metodo Grillo è ancora un bel mistero.

Il suo meccanismo, in apparenza semplice, è un grumo di contraddizioni. All'orizzontalità del Web, alla democrazia diretta, al "tutti contano uguale" corrisponde un centralismo, il duo Grillo-Casaleggio, dai contorni poco chiari. Mario Bucchich, il socio portavoce di Casaleggio, interpellato dall'"Espresso", dichiara: "Non rilasciamo dichiarazioni di alcun tipo" e "farci pubblicità non ci interessa". E allora ricostruiamoli un po' noi, il metodo e le contraddizioni, dopo i successi alle amministrative.

Come ci si candida. Nei 5 Stelle si entra facilmente, iscrivendosi al blog di Grillo, luogo immateriale della linea politica. Per candidarsi basta mandare una mail allo staff grilliano (in realtà: la Casaleggio Associati) con fotocopia della carta d'identità e del casellario giudiziario per dimostrare di non avere carichi pendenti. E già qui inciampa l'asino: Grillo stesso non si candiderà alle politiche del dopo-Monti per una vecchia condanna del 1988 (omicidio colposo plurimo, per un terribile incidente stradale nelle Alpi marittime che causò tre morti). Le candidature, questo è vero, si selezionano dal basso.

Federico Pizzarotti, la sorpresona delle comunali a Parma, è stato scelto da una platea minima, una cinquantina di persone, battendo quattro sfidanti alle primarie. Il fai-da-te ce lo spiega Pizzarotti stesso: "Non intendo dotarmi di uno staff per rispondere ai cittadini, preferisco farlo di persona. Ci sono software in grado di gestire le richieste in base alla categoria e permettono agli utenti di sapere l'avanzamento del proprio quesito", spiega lui, project manager informatico in una banca.

E l'eventuale ricerca degli assessori? "Abbiamo fatto un bando per ricevere i curricula da tutta Italia, dopo il primo turno ne sono arrivati oltre cento". Anche in Veneto, a Sarègo, dove è stato eletto il primo sindaco dei 5 Stelle, Roberto Castiglion, ingegnere informatico, le riunioni politiche sono passate dalla Rete al ristorante Il Brolo, in paese: "Abbiamo evitato di prendere assessori esterni al movimento in segno di trasparenza verso i nostri elettori". Castiglion si è messo in aspettativa presso l'Enel dove lavora.

Chi paga. I 5 Stelle spendono pochissimo. Pizzarotti ha dichiarato 6 mila euro in tutto. Antonio Giacon, recordman di voti con il 20,4 per cento a Budrio in Emilia, 500 euro appena. Il Castiglion di Sarègo, addirittura 300. Lo stesso Mattia Calise, unico consigliere cinquestellato nella Milano di Pisapia, ha vinto le primarie (erano in nove, ciascuno ha esposto alla platea la propria idea sulla città) davanti a 300 persone.

E per farsi eleggere dice di aver speso 9.500 euro: "Su circa 10 mila raccolti con donazioni volontarie via PayPal o ai banchetti, tutte nominali e consultabili on line", racconta: "Il nostro è volontariato vero: i due attivisti che seguono le sedute di consiglio a Palazzo Marino e ne diffondono l'andamento via Twitter, e chi risponde alla mail della segreteria del Movimento a Milano". In Piemonte, i 5 Stelle hanno voluto introdurre un tetto di mille euro alle singole donazioni.

Timori da democrazia diretta, che il più forte si compri il consenso scavalcando i deboli? Quanto Grillo ci metta di suo, per finanziare il network, non è stato dichiarato né chiarito. I 5 Stelle, nota l'esperto di comunicazione politica Marco Marturano, iniziano a dividersi: tra la fedeltà al Grillo catalizzatore mediatico e la crescente diffidenza per il suo "leaderismo carismatico, affiancato da una struttura decisionale che manca di trasparenza".

Chi decide. È il punto-chiave. Chi comanda nel M5S? Chi deciderebbe i candidati, se si votasse alle politiche col Porcellum dei listini bloccati? Primarie, liste civiche, un organismo centrale tutto da definire? E rieccoci all'asse Grillo-Casaleggio. Gianroberto Casaleggio, il gestore esclusivo dei Meetup, del blog, dei tour, della comunicazione Web attraverso i social forum, ha una storia speciale. Piemontese, fisico mancato, computer nerd della prima ora, fissato sulla fantasy, su Re Artù e Gengis Khan, esordì nella Olivetti di Roberto Colaninno.

Ha amministrato la Webegg, una Internet company partecipata dalla Telecom di Tronchetti Provera, studiando anche i temi delicati della sicurezza elettronica. Da quel nucleo crea nel 2004 Casaleggio Associati, a oggi cinque soci. Fino al 2009 ha gestito anche il blog di Antonio Di Pietro, con cui ruppe dopo le Europee (Di Pietro non accettò il sistema "chiavi in mano" dei Casaleggio, Gianroberto e il fratello Davide).

Il riccioluto esperto dagli occhiali tondi, con villa a Settimo Vittone, sopra Ivrea, ha come socio più sorprendente il giornalista-manager Enrico Sassoon: ex Sole-24 Ore, è stato otto anni amministratore delegato della American Chamber of Commerce in Italy, agguerrita lobby per la penetrazione delle imprese hi-tech in Italia; oggi presiede una sua società, Global Trends, e dirige la "Harvard Business Review" in edizione italiana.

Chi è il vero guru. S'è intuito? Casaleggio e colleghi sono ben più che computer freaks di talento. E basta vedere il video "Gaia. The Future of Politics" sul loro sito, per ricordarsi che l'idea dei Meetup proviene dal candidato alle presidenziali Usa del 2004, Howard Dean.

E per notare lo strano tono oracolare sulla nuova politica basata sul "sapere collettivo" del Web. Il video prevede, nientemeno, che nel 2018 il mondo sarà diviso in due: l'Occidente con democrazia diretta e libero accesso a Internet e il trio liberticida Cina-Russia-Medio Oriente. E per il 2020 si spinge a profetizzare la Terza guerra mondiale, riduzione della popolazione a un miliardo, catarsi e rinascita verso Gaia, il governo mondiale...

Qualcosa è fuggito di mano a Grillo, ai grillini, ai bravi ragazzi a 5 Stelle. E infatti, insieme al successo nelle urne, sta crescendo anche il malumore della base. Destinato, così prevedono alcuni osservatori, ad aumentare nei prossimi mesi.

 

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