enrico letta con gli occhi della tigre

TUTTE LE SPINE DEL SOTTI-LETTA: LA PRIMA, MANCO A DIRLO, È GIORGIA MELONI. L'ALTRO GUAIO È LA ROTTURA CON CONTE (INSIEME AVREBBERO SPARECCHIATO L’80% DEI SEGGI DEL CENTRO-SUD E MAGARI SE LA SAREBBERO GIOCATA). IL TERZO PROBLEMA È CALENDA-RENZI. MA CIO’ CHE DEVE PIU’ TEMERE SONO I SILENZI DEI GRAN MAESTRI DELLE CORRENTI, FRANCESCHINI, ANDREA ORLANDO E LORENZO GUERINI, PER I QUALI L'ESPRESSIONE “ANDARE ALL'OPPOSIZIONE” È UN PERIODO IPOTETICO DELL'IRREALTÀ. MENTRE STEFANO BONACCINI…

ROMANO PRODI ENRICO LETTA

Roberto Gressi per il “Corriere della Sera”

 

Una missione sola. Mettere la ruota del Pd, anche di un solo millimetro, davanti a quella di Giorgia Meloni. Scommettendo sul voto utile, ridimensionando le ambizioni sovraniste, impedendo l'assalto ai diritti civili, spegnendo i ritorni di Fiamma.

 

Quanti gerundi per il «due combattono, uno vive» della campagna elettorale, che quest' anno si nutrirà anche di un faccia a faccia tra i duellanti, sulla tv del Corriere . Polarizzare la sfida, visto che unire l'intero campo largo si è rivelato ben più arduo che far sedere intorno allo stesso tavolo le tribù libiche.

 

E se la scalata dei collegi uninominali si presenta triste come una salita, è pur sempre quello del proporzionale il bottino dei seggi più grande. I pretoriani sono avvisati: nessuna pietà per chi, invece di trottare, si mette alla finestra. Perché sarà pure vero quello che scrisse Le Monde : «Tranquillo come Enrico, europeo come Letta», ma anche l'uomo più zen della politica italiana i disertori li passa a fil di spada.

 

ENRICO LETTA PRESA IN GIRO SLOGAN ELETTORALE

Un metro e ottantacinque per 85 chili, nasce a Pisa il 20 agosto del 1966, sotto il segno del Leone. Famiglia originaria della Marsica, figlio di Anna Banchi e del matematico Giorgio. È nipote di Gianni Letta, uno degli amici più cari a Silvio Berlusconi, per via materna ha anche una parentela con Antonio Gramsci.

 

Tifa per il Milan fin dalla culla, gioca a Subbuteo, si divora gli albi di Dylan Dog, in macchina mette su Irene Grandi, Elio e le Storie tese, Vasco Rossi e Zucchero. Va a messa alla chiesa di Testaccio, mai salito su un'auto di servizio se non da premier, vederlo perdere il controllo è come pescare un Gronchi rosa, mai musone, è bravo a cucinare la pasta, anche copiando, pare senza sfigurare, ricette di chef famosi.

letta conte calenda

 

Ama il cinema dei classici italiani e la Formula uno, ci tiene alla privacy. Fa le scuole a Strasburgo, si laurea in diritto internazionale a Pisa, dottorato alla scuola superiore Sant' Anna. Senza nulla togliere a Carlo Azeglio Ciampi e a Romano Prodi, l'incontro più importante della sua formazione politica è quello con Beniamino Andreatta. Ministro ad appena 32 anni, premier a 47, fino all'agguato dell'allora segretario del Pd, Matteo Renzi, che se da quel giorno avesse un centesimo per tutte le volte che è stata pronunciata la frase «Stai sereno», sarebbe Rockerduck.

 

Nel marzo del 2014, poco dopo aver consegnato la campanella guardando dall'altra parte, vola a Parigi, senza valigia di cartone. Se ne va a insegnare politica ai giovani a Sciences Po. Racconta Marc Lazar, all'indomani del 14 marzo 2021, quando torna per fare il segretario del Pd: «Non è un mistero che abbia sofferto molto dopo essere stato fatto fuori. Lo vedrete tornare meno morbido e più decisionista».

 

enrico letta luigi di maio

E infatti, pronti e via, liquida i capigruppo, Andrea Marcucci e Graziano Delrio, e li sostituisce con due donne, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani. La stessa voglia di decidere subito lo porta a chiudere le liste con una settimana d'anticipo, mettendosi per giorni al vento delle polemiche, tra le ire di Luca Lotti e le insoddisfazioni di Monica Cirinnà, che prima rifiuta e poi accetta, mentre si batte per dare in beneficenza i soldi della cuccia del cane. E ci si mette pure l'ormai ex capo di gabinetto del sindaco di Roma, Albino Ruberti, con il suo tragico: «Hai detto che mi compri? Io dico che ti devi inginocchiare!».

 

matteo salvini giorgia meloni enrico letta

Un po' di turbolenza, mentre gli altri partiti la sera dei lunghi coltelli delle candidature se la consumano tutti insieme sul filo del suono della campanella del 22 agosto, quando è ormai tardi per le recriminazioni. Ma intanto è fatta, e ora vuole stare in piedi fino all'ultimo a giocarsela: perché al Nazareno sono convinti che la battaglia, soprattutto sugli indecisi, si combatte negli ultimi dieci giorni.

 

Ha tre spine più una, sul suo percorso. La prima, manco a dirlo, è Giorgia Meloni.

Da lei lo divide tutto, sul piano politico. Le scelte economiche, quelle sociali, la concezione della democrazia, la visione dei diritti civili, il rapporto con l'Europa, per non parlare dei retaggi del passato che in questo Paese non passano mai. È lo scontro che lo nomina unico contendente, almeno nei numeri, all'avanzata della destra.

 

GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA

Sul piano personale rimane qualcosa di più della semplice civiltà dei rapporti tra avversari, testimoniata da ultimo dal parlottare insieme, con la mano che copre il labiale, sul palco del Meeting di Rimini. A tirare a indovinare si stavano facendo beffe di Salvini, anche se a pensare male si fa peccato. L'altro guaio si chiama Giuseppe Conte, che, accidenti a lui, si è fatto infinocchiare votando contro Mario Draghi e abbassando il ponte levatoio per l'incursione finale di Lega e Forza Italia. Insieme avrebbero sparecchiato l'ottanta per cento dei seggi del Centro-Sud e magari se la sarebbero giocata.

 

L ARMATA BRANCALEONE DI LETTA

Terza spina, Carlo Calenda, con il quale si rimprovera di non aver cementato l'accordo consegnandosi per garanzia, l'uno con l'altro, il primogenito in ostaggio. Soprattutto contro di lui concentra la richiesta di non disperdere i voti, mentre teme Renzi solo per l'abilità nei cambi di casacca post elettorali. Non rimane, in ambito spine, che il «più una», quella che si insinua in casa. Non sfuggono, nel secondo cerchio del Nazareno, i silenzi dei gran maestri delle correnti, Dario Franceschini, Andrea Orlando e Lorenzo Guerini, per i quali l'espressione «andare all'opposizione» è un periodo ipotetico dell'irrealtà, blasfemo e punibile con il massimo della pena. Mentre Stefano Bonaccini parla, oh se parla. E qui vale l'antico motto: «Temo gli emiliani anche quando portano doni».

enrico letta enrico letta i leader dei partiti confabulano al meeting di rimini 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…