enrico letta giuseppe conte matteo salvini silvio berlusconi giorgia meloni carlo calenda

TUTTI RIMANDATI IN "GRAMMATICA POLITICA" - DA BRUXELLES A ROMA IN QUESTA CAMPAGNA ELETTORALE TUTTI HANNO SMARRITO L'ABC DELLE REGOLE POLITICHE - DALLE INGERENZE DELLA VON DER LEYEN AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD PASSANDO PER UNA DESTRA UNITA PER FINTA (E ATLANTISTA A GIORNI ALTERNI) - GLI ERRORI DA MATITA BLU MESSI IN FILA DA VERDERAMI: "SE NON È UN FENOMENO DI ANALFABETISMO DI RITORNO, È IL SEGNO DI UN'IMPREPARAZIONE COLLETTIVA DAVANTI AL PRECIPITARE VERSO LE URNE"

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

ursula von der leyen volodymyr zelensky 4

È stata una campagna elettorale sgrammaticata, zeppa di errori da matita blu. In due mesi di comizi il campionario di strafalcioni e di affannose precisazioni ha coinvolto leader di partito e rappresentanti delle istituzioni, dentro e fuori i confini nazionali. Nelle ultime ore poi è stato un florilegio. A Roma, Berlusconi si è lanciato in una sconcertante ricostruzione del conflitto ucraino, spiegando che Putin voleva arrivare a Kiev solo per insediare «un governo di persone perbene al posto di Zelensky». Tranne correggersi l'indomani, dicendo di aver riportato «da giornalista» opinioni altrui, quasi simili a quelle dell'ambasciatore russo. 

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME

A Bruxelles, come non fossero bastate le inusuali interviste di membri della Commissione europea sulle elezioni italiane, al limite dell'ingerenza, anche von der Leyen è scivolata su una frase costruita come un avvertimento a Meloni e a chi intendeva votarla. Perciò è stata costretta a una contorta spiegazione, visto le polemiche suscitate. Se la candidata di centrodestra a Palazzo Chigi ha atteso la precisazione prima di glissare sulle parole di von der Leyen, è perché - come spiega un dirigente di FdI - «dopo il 25 settembre arriverà il 26. E sarà con la presidente della Commissione che dovremo trattare sul Pnrr, la Finanziaria, l'energia, l'immigrazione...».

 

GIANCARLO GIORGETTI INAUGURA LA SAGRA DEI CROTTI DI CHIAVENNA

Ma il punto non è questo. Il tema è la scomparsa delle forme che da sempre regolano i rapporti partitici e istituzionali nella fase della contesa elettorale: è come se si fosse smarrito l'abecedario della politica. Se non è un fenomeno di analfabetismo di ritorno, è quantomeno il segno di un'impreparazione collettiva davanti al precipitare verso le urne. Un evento che ha spiazzato (quasi) tutti in Italia e in Europa. Questa è la tesi sostenuta da Giorgetti, che da ministro aveva ricevuto i maggiori fondi d'investimento e che ad alcuni dirigenti leghisti ha raccontato come «nessuno mettesse in preventivo l'uscita di Draghi»: «Davano per scontato un dato immutabile. E la crisi del governo, accaduta in modo improvviso, ha prodotto uno choc anche a livello internazionale».

MARIO DRAGHI E MARIO MONTI

 

A livello nazionale si è visto, se possibile, di peggio. Nel giro di un paio di settimane a sinistra sono saltate due alleanze: il campo largo (tra Pd e M5S) e il campo più stretto (tra Pd e Azione), nonostante l'accordo fosse stato ufficializzato. Letta, siglata a quel punto l'intesa con i soli Bonelli e Fratoianni, si è affrettato ad avvisare che «con loro però non farò il governo». Calenda, dopo un anno trascorso a dire «mai con Renzi», ha impiegato poche ore per stringere il patto con Iv. Berlusconi aveva annunciato che il centrodestra avrebbe scelto il candidato premier «dopo il voto», tranne poi rimangiarsi tutto per la reazione di Meloni.

 

ENRICO LETTA GIORGIA MELONI MEME

Anche sui tempi, che in politica rappresentano un fattore importante, si assiste a un totale scollamento dalle regole. Nel Pd, per esempio, il congresso si è aperto prima ancora della chiusura delle urne: l'altro giorno il segretario si era appena espresso sull'impossibilità di riallacciare un dialogo con M5S dopo le elezioni, e la giovane Schlein - incoronata dal Guardian come l'astro nascente dei Democratici - rilasciava un'intervista a Repubblica per dire che «dopo le elezioni dovremo dialogare con i grillini». 

MEME SULLO SLOGAN SCEGLI DI ENRICO LETTA

 

Il governo Meloni non è ancora nato e il Cavaliere per la seconda volta ieri ha minacciato di non farne parte se ci fossero «distonie sull'Atlantismo». Persino sugli accordi internazionali la politica nazionale è riuscita a fare delle figuracce. L'altro ieri il ministro della Difesa Guerini si è recato da Zelensky per assicurare che l'Italia «con qualsiasi governo» terrà fede al patto con Kiev. Non era ancora finito l'incontro che le agenzie battevano le tesi giustificazioniste di Berlusconi su Putin e l'attacco di Conte a Draghi per aver «seguito la linea sbagliata di Washington e Londra sul conflitto». D'altronde l'ex premier è capace di smentirsi nel giro di poche ore, se è vero che giorni fa si è mostrato prima «orgoglioso» per l'avanzata degli ucraini contro i russi e poi si è detto contrario a un nuovo invio di armi alla resistenza. Domani si vota e a Roma (come a Bruxelles) non c'è il tempo per un corso serale di grammatica politica.

silvio berlusconi tiktokdiretta salvinicazzi in chat live salviniSALVINI BERLUSCONI MELONI LUPISILVIO BERLUSCONI SU TIKTOK BY OSHO

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)