giuseppe conte luigi di maio patuanelli cottarelli gentiloni

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE - IL PD E I GRILLINI A PAROLE SONO COMPATTI: “C’È UN NOME SOLO ED È QUELLO DI CONTE”, MA NEL CALDERONE DELLE CONSULTAZIONI DI NOMI IN REALTÀ CE NE SONO MOLTI ALTRI - CHE FAREBBE IL MOVIMENTO 5 STELLE SE RENZI PROPONESSE DI MAIO O PATUANELLI PREMIER? – C’È CHI PARLA ADDIRITTURA DI UNO SCAMBIO GENTILONI-CONTE E CHI TIRA FUORI I SOLITI COTTARELLI E CARTABIA. L’UNICO CHE NESSUNO HA IL CORAGGIO DI EVOCARE, GUARDA UN PO’, È MARIO DRAGHI…

Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"

SERGIO MATTARELLA MEJO DI BERNIE SANDERS

 

«C' è un nome solo», «c' è solo un nome», continuano a ripetere ministri, o ex ministri, e autorevoli esponenti della maggioranza. Tutti concordi - almeno in apparenza - sull' andare al Quirinale ripetendo in coro: Giuseppe Conte.

 

LE DIMISSIONI DI GIUSEPPE CONTE - MEME

Ma di nomi, nel calderone ribollente di veleni della crisi, ne sono entrati parecchi. Chi per tattica, chi per farlo fuori, chi perché eterna riserva della Repubblica, o possibile salvatore di patrie in difficoltà. Non è infatti detto che Giuseppe Conte ce la faccia, che il triplete gli riesca davvero.

 

LUIGI DI MAIO STEFANO PATUANELLI

Se le forze politiche di maggioranza non fossero compatte, se ci fossero crepe e da Italia Viva arrivasse al Colle un veto nei confronti del premier, tutti i giochi si potrebbero riaprire. Compreso quello originario: che tocchi al Movimento 5 stelle indicare un' altra persona al posto dell' avvocato del popolo, tirato fuori dal cappello in un giorno di primavera, quando tutte le altre strade erano state sbarrate dai veti incrociati.

 

LA STORIA CONTRO RENZI PUBBLICATA NEL PROFILO UFFICIALE DI GIUSEPPE CONTE

«E se dicessero Crimi, o Di Maio, o te?», chiedevano alcuni senatori qualche settimana fa al ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, intento a sondare la compattezza del gruppo. «Come potremmo dire di no?». Già, come? Luigi Di Maio ha in testa questo schema «da circa otto anni», dice ironicamente chi lo conosce da sempre. Potrebbe cercare di realizzarlo, perché in fondo era stato lui a correre da candidato premier nel 2018.

 

Ma è successo molto, da allora. E il ministro degli Esteri potrebbe non avere dietro di sé gruppi compatti, soprattutto se Conte decidesse di non assistere inerme al suo accoltellamento. Anche il nome di Patuanelli, viene ripetuto nei conciliaboli di queste ore: «È per bruciarmi», dice lui ai suoi. Senza scherzare. Ma sono in molti nel Movimento a dire: «Se toccasse di nuovo a noi, chi lo dice che deve essere per forza Luigi?».

 

VITO CRIMI

Fin qui, il partito di maggioranza relativa. Poi c' è il Pd, che potrebbe convincere gli alleati - in nome della salvezza da elezioni disastrose per tutti - che è meglio affidare a un dem la guida, magari con un 5 stelle vicepremier. La pazza idea delle ultime ore è addirittura uno scambio: Paolo Gentiloni che lascia la commissione europea per tornare a fare il premier, e Conte che va al suo posto. Un po' come Romano Prodi nel 1999, dopo il suo primo governo.

 

GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI

Lo schema Pd-M5S era uno di quelli che Matteo Renzi proponeva a Nicola Zingaretti e Di Maio, quando la crisi era ancora uno spettro lontano. Ma non è più il segretario pd in pole position per un ruolo del genere. Né Dario Franceschini, che si è tirato fuori con decisione dalla mischia. Lo è di più il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ripete: «Non lo farei mai». Lo ha scritto anche ieri sera dall' Afghanistan, mentre volava tra Kabul e Mashad: «Se continuate a mettermi in mezzo, me ne resto qui».

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

 

Nel Pd sostengono che la sua candidatura nasca soprattutto dalla volontà di Italia Viva di spaccare i dem: Guerini ha tenuto Base riformista, la corrente di cui fanno parte gli ex fedelissimi renziani, Luca Lotti e Andrea Marcucci, sulle posizioni di Zingaretti. E qu esto pare non gli sia stato perdonato.

 

C' è poi Roberto Gualtieri: «Avrebbe senso anche solo per il fatto che nell' ultimo pezzo della trattativa Iv aveva chiesto la sua testa», dice un dirigente dem. Il ministro dell' Economia sta a guardare, la soluzione di affidare a chi ha in mano i conti pubblici il prosieguo di un' esperienza di governo con la stessa maggioranza, o quasi, potrebbe apparire canonica e rassicurante per molti.

carlo cottarelli

 

Nella stessa ottica, si fa il nome del governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Mentre pare tornare da tempi lontani il volto dell' ex presidente della Camera Luciano Violante, dato tra i papabili delle ultime ore.

 

«Coraggio a due mani e governo a Carlo Cottarelli», twitta invece l' ex dirigente Cisl Marco Bentivogli. L' economista ci ha del resto già provato. Arrivò al Quirinale con lo zainetto e ricevette l' incarico il 28 maggio 2018, per tornare a mani vuote tre giorni dopo perché la politica aveva deciso di fare da sola. Nonostante questo, di lui si riparla, ha anche un libro in uscita, "Pachidermi e pappagalli", ispirato a un brano del suo cantante preferito, il Francesco Gabbani di Occidentali' s Karma.

VISCO E DRAGHI 05

 

Nessuno ha più il coraggio di evocare apertamente Mario Draghi, considerato da sempre la soluzione "fine del mondo". Quella da percorrere se nient' altro fosse possibile, con una chiamata diretta del capo dello Stato e tutti i partiti a sostenerlo: nei confronti dell' ex presidente della Bce erano arrivate aperture addirittura dalla Lega. Di Maio lo aveva incontrato in segreto (irritando Conte).

 

BERLUSCONI NAPOLITANO

Sarebbe l' unico nome "tecnico" davanti al quale sia i 5 stelle che il Pd - per ora indisponibili all' ipotesi - farebbero fatica a dire di no. Infine, c' è Marta Cartabia. L' ex presidente della Corte Costituzionale, nominata alla Consulta da Giorgio Napolitano, cattolica, madre di tre figli, con consensi che vanno da Matteo Renzi a Silvio Berlusconi, una laurea in diritto costituzionale europeo, garantista nel senso più umano del termine: «Non si possono scrivere sentenze senza avere negli occhi quegli occhi», disse un giorno. E parlava degli occhi di chi è in prigione.

 

Avrebbe tutti i requisiti, Cartabia, benché considerata troppo conservatrice da un pezzo di centrosinistra, che pure non le ha mai visto fare passi indietro sulle questioni dei diritti. Chi la nomina, però, si affretta subito a dire: «Ma non è». Quasi a scacciare l' idea, che a tirar fuori il Paese dalla palude possa essere una donna.

renzi conte

Ultimi Dagoreport

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)