elon musk donald trump twitter

TWITTER O NON TWITTER? QUESTO È IL DILEMMA PER TRUMP - ELON MUSK, CHE POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PROPRIETARIO DEL SOCIAL NETWORK, STRIZZA L’OCCHIO ALL’EX PRESIDENTE AMERICANO, ANNUNCIANDO CHE POTREBBE FARLO TORNARE SUL SOCIAL NETWORK. MA SIAMO SICURI CHE ALL’EX PUZZONE DELLA CASA BIANCA CONVENGA? - AL MOMENTO “THE DONALD” HA RISPOSTO PICCHE, PER DUE RAGIONI: DA QUANDO HA SMESSO DI CINGUETTARE IL SUO CONSENSO È TORNATO A CRESCERE. E POI...

Lorenzo Santucci per www.formiche.net

 

TRUMP TWITTER

Non appena diventerà il nuovo proprietario di Twitter – se lo diventerà mai – Elon Musk vorrebbe riportare nella piattaforma l’esiliato per eccellenza, Donald Trump. Lo ha annunciato durante un evento organizzato dal Financial Times dedicato al mercato automobilistico, senza troppe sorprese.

 

TWITTER ELON MUSK

Se infatti la mission numero uno dell’imprenditore sudafricano è quella di rendere il social network un posto più libero dove ciascun utente possa twittare senza freni, è impossibile non pensare a Trump. Ma allo stesso modo è altamente plausibile che l’ex presidente apprezzi l’offerta, ringrazi per il pensiero e poi la rifiuti.

 

assalto a capitol hill

Sicuramente avrà provato piacere nell’ascoltare Musk affermare che la sua cacciata da Twitter – e poi da Facebook e Youtube – per i fatti di Capitol Hill altro non è stata che un grande abbaglio da parte dei vertici della società. La sua espulsione “ha alienato una larga parte del Paese. Non ha spento la sua voce, l’ha amplificata nella destra. Per questo è stato moralmente e completamente stupido”, ha affermato il proprietario di Tesla e SpaceX. Eppure le ragioni in mano a Trump per non accettare sono diverse, oltre che valide.

 

donald trump

Partiamo dalla prima, la sua reputazione. Con le elezioni di Midterm all’orizzonte, Trump si gioca tanto per un suo eventuale ritorno alla Casa Bianca. Per questo, ogni passo falso può costare l’intera corsa e quello di riaprire la sua pagina Twitter potrebbe essere un inciampo, visto che da quando non cinguetta più il suo consenso nel Paese è tornato a crescere. Starebbe valutando con le persone più vicine i vantaggi di un suo ritorno ai fini politici, perché ne vale della sua credibilità.

 

Il suo scagliarsi contro la decisione di espellerlo, ritenuta una chiara violazione della libertà di parola (ma giusto qualche giorno fa un giudice della California ha respinto il suo ricorso, dandogli torto), gli ha permesso di aizzare i suoi oltre 80 milioni di seguaci contro chiunque cercava di mettere a tacere la loro voce. “Viviamo in un mondo dove i talebani hanno un’enorme presenza su Twitter, mentre  il vostro presidente preferito viene ancora silenziato. Questo è inaccettabile!”, scriveva in quei tempi. Ritornare da chi lo ha cacciato di casa – seppur i proprietari siano diversi – potrebbe pertanto apparire debole agli occhi di alcuni elettori. E senza decine di tweet al giorno, i suoi raduni (a pagamento) sono strapieni di fan ansiosi di conoscere il suo pensiero.

 

il social network di donald trump truth 6

Seconda ragione. L’uso che Donald Trump ha fatto dei social durante i suoi quattro anni di presidenza è stata un’eccezione nel panorama politico internazionale. Mai prima di lui (e mai dopo di lui) un presidente di un Paese si è affidato così tanto ai social network (forse solo il salvadoregno Nayib Bukele, definito da Joe Biden un “mini Trump”: ma i social qui c’entrano in parte).

 

assalto a capitol hill 1

Questo ha avuto alcune conseguenze positive, ma per lo più negative come ammesso da alcuni repubblicani vicini al fronte trumpiano. Più twittava, più si complicava la sua posizione agli occhi del mondo, più la sua cerchia di fedelissimi doveva tamponare gli errori.  Lo ha ammesso lui stesso che, da quando ha recuperato il tempo che trascorreva sui social, è riuscito a fare molte più cose rispetto a prima. Insomma, meglio non giocare col fuoco e non commettere sbagli di cui poi un giorno si potrebbe pentire.

 

il social network di donald trump truth 5

Anche perché un social dove poter dire la sua, ce l’ha già: anzi, l’ha creato lui stesso. E qui si trova la terza ragione, probabilmente quella più importante. All’esilio da Twitter e Facebook, Trump ha risposto con Truth, la piattaforma che ha anticipato l’idea del free speech fondata proprio “per combattere la tirannia di Big Tech”. Su questo nuovo spazio social, il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti contava di ospitare quante più persone possibili, stanche di rientrare nei paletti imposti dalla società. In questo modo ha cercato di fidelizzare quanto più possibile il suo elettorato, più libero di esprimersi contro il pensiero dominante.

 

donald trump twitter

E ci ha speso anche un bel po’. Truth è infatti parte di un progetto più grande, che vede la sua punta di diamante nella Trump Media and Technology Group (Tmg), nata dall’unione con la Digital World Acquisition Corp e quotata in borsa. Si tratta di una Spac, ovvero una società veicolo che accelera i processi di quotazione delle aziende private.

 

Il valore d’impresa iniziale della Tmtg, che spera di lanciare anche un servizio streaming, si aggirava intorno agli 875 milioni di dollari e, ancor prima di finire sui vari app store, sosteneva di aver raccolto circa 300 milioni di dollari dai vari finanziatori. A fine anno scorso avrebbe racimolato circa un miliardo di dollari, grazie a un Pipe – Private Investment in Public Equity. Tanti soldi, che Trump ha deciso di dirottare verso la sua campagna per le presidenziali 2024. A dargli supporto ed amplificare la sua voce dovrebbe essere proprio la sua nuova azienda che, con un ritorno su Twitter, rischierebbe di crollare, perdendo il suo utente più prezioso.

L OFFERTA DI ELON MUSK PER TWITTER

 

Come sottolineato anche da Forbes, per Trump essersi buttato in questa nuova avventura è costato molto non solo in termini economici. Non è un uomo che ha dimestichezza con la tecnologia, anzi “non usa nemmeno la posta elettronica, preferendo invece scarabocchiare i suoi appunti con un pennarello”.

 

Il che non vuol dire che non sia interessato a far soldi. Anche se l’avvio del suo social network è stato faticoso, e la scalata di Musk a Twitter ha reso ancor più difficile l’ingresso di Truth sul mercato – al momento è la settima app più scaricata nell’Apple Store – la sua idea finora lo ha arricchito. Per la precisione, Truth ha portato nelle suo portafogli ben 430 milioni in più: niente male per un progetto che, in teoria, è ancora in fase iniziale (semmai partirà davvero).

il social network di donald trump truth 3

 

Senza contare che, ancor prima che Musk si esponesse, è stato lo stesso Donald Trump a chiarire come per lui non c’è più spazio su Twitter. “Rimarrò su Truth”, aveva assicurato. Potrebbe anche essere un modo per fare il prezioso o per farsi corteggiare il più possibile così da creare dibattito intorno a lui. Ma qualunque sia la decisione finale, Trump dovrà stilare una lunga lista di pro e contro, vedere da che parte pesa di più la bilancia e poi valutare se un suo ritorno su Twitter abbia davvero senso.

 

 

jack dorsey

 

Ultimi Dagoreport

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…