mario draghi mckinsey

VA BENE LA CONSULENZA A MCKINSEY, MA ALLORA CHE CI STANNO A FARE I DIPENDENTI AI MINISTERI? – CLERICETTI: “RESTA DIFFICILE CAPIRE PERCHÉ L’ESAME DEI PIANI ALTRUI NON POSSA ESSERE AFFIDATO A RISORSE INTERNE ALLA NOSTRA AMMINISTRAZIONE PUBBLICA. I CASI SONO DUE: O SI RITIENE CHE SIANO TUTTI UNA MASSA DI INCAPACI, E ALLORA LICENZIAMOLI PER GIUSTA CAUSA. OPPURE SI È SCELTO DI RIVOLGERSI ALL’ESTERNO PER AVERE UN MAGGIOR CONTROLLO SU CHE COSA SI DIRÀ E SU COME LO SI DIRÀ”

Carlo Clericetti per https://clericetti.blogautore.repubblica.it/

 

carlo clericetti

Il “governo dei migliori” ci ha appena fatto sapere che a fare il Recovery Plan da solo non ce la fa, e ha bisogno della consulenza della McKinsey. Per fare che cosa? Un comunicato del ministero, che riproduciamo sotto, afferma che il compito di McKinsey “riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation” già predisposti dagli altri paesi” e “un supporto tecnico-operativo di project management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano”.

 

Resta difficile capire perché l’esame dei piani altrui non possa essere affidato a risorse interne alla nostra amministrazione pubblica. Chi abbia la curiosità di consultare il sito del ministero dell’Economia (Mef) può constatare che dispone di un notevole numero di dirigenti. Il solo dipartimento del Tesoro, poi, può contare su un “Consiglio tecnico-scientifico degli esperti” che conta nove “prof.” e quattro “dott.” Se non fanno un lavoro di questo genere, si può sapere che cosa fanno?

 

IL COMUNICATO DEL MEF SULLA CONSULENZA A MCKINSEY

E se quegli esperti non ne avessero voglia, ci sarebbe per esempio l’Uffico V della Ragioneria, tra i cui compiti c’è lo “Studio e analisi comparata delle discipline contabili adottate nei Paesi dell'UE. Analisi comparata a livello internazionale sulle procedure di bilancio e delle relative discipline contabili, sulle metodologie dei sistemi di controllo interno e di misurazione delle performance.

 

Analisi, studi e proposte per l'applicazione degli standards internazionali di contabilità pubblica”. Eccetera. Mentre studiano le procedure di bilancio, non possono dare anche un’occhiata ai piani Next Generation, che comunque nei bilanci ci devono entrare?

 

Naturalmente si potrebbe proseguire ad libitum, addentrandosi nei meandri degli uffici del Mef, del ministero dello Sviluppo economico e di tutti gli altri ministeri. Allora, i casi sono due: o si ritiene che siano tutti una massa di incapaci, e allora licenziamoli per giusta causa. Oppure si è scelto di rivolgersi all’esterno per avere un maggior controllo su che cosa si dirà e su come lo si dirà. Visto che non si parla di licenziamenti, dev’essere buona la seconda.

 

MARIO DRAGHI LOTTA CONTRO LA BUROCRAZIA

Il secondo compito di McKinsey, quello esposto nella frase che inizia con “supporto tecnico-operativo”, non è chiaro per niente. Veramente a leggere quella frase viene in mente la “supercazzola” del film Amici miei.

 

A meno che il compito dei consulenti non sia quello di inventare un linguaggio così complicato da tentare di indurre un complesso di inferiorità nelle controparti della Commissione che esamineranno il Piano, che per non mostrare di non averci capito niente direbbero che è bellissimo. Sarebbe una scommessa ardita.

 

MARIO DRAGHI MCKINSEY

Ma in fondo, si dirà, a questi gli danno un tozzo di pane, appena 25 mila euro. Si vede che questi signori non hanno ancora letto il libro di Franco Debenedetti appena uscito, intitolato “Fare profitti”.

 

videomessaggio di mario draghi alla conferenza sulla parita' di genere 2

Oppure lo fanno per fare un favore a un vecchio amico, il ministro per l’Innovazione tecnologica Vittorio Colao, che in McKinsey c’è stato per dieci anni. D’altronde la società non è nuova a questi favori: quando l’ex consulente economico di Matteo Renzi, Yoram Gutgeld (ex McKinsei anche lui), stava per essere nominato commissario alla Spending review, facendo fuori Carlo Cottarelli, al Mef, di fronte alla sala conferenze della Ragioneria generale, c’era una stanza sulla cui porta faceva bella mostra una targa con scritto “Laboratorio McKinsey-Mef”.

burocrazia

 

E da quando si erano insediati attorno a Cottarelli si era fatto il deserto. Una sorta di nemesi: la spending review, che dovrebbe essere un compito dei ministri e della pubblica amministrazione, affidata a un esterno (Cottarelli, appunto) che viene scalzato da altri ancora più esterni di lui. Avanti così e per una consulenza cercheremo gli extraterrestri.

 

mckinsey

Speriamo almeno che i nostri consulenti non si esercitino a inventare altri condoni fiscali. Questo governo uno lo ha già varato (quello delle cartelle fino a 5.000 euro), ma il piano che Colao aveva preparato per gli Stati generali del governo Conte ne prevedeva vari.

 

Tra le riforme che dovrebbero essere attuate per rispettare le raccomandazioni della Commissione c’è anche quella della pubblica amministrazione. Ma forse è una fatica inutile. Facciamo fare tutto a Mckinsey, tanto lavorano quasi gratis.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HA VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…