bongiorno donzelli lollobrigida crosetto

VAI COL TOTOMINISTRI! COME SARA’ LA SQUADRA DI GOVERNO DELLA MELONI? COME DAGO-RIVELATO DONNA GIORGIA E’ AL LAVORO PER NON IRRITARE SALVINI (AL VIMINALE POTREBBE ANDARE PIANTEDOSI, EX CAPO DI GABINETTO DEL "CAPITONE") - IL LEGHISTA CALDEROLI AL SENATO, IL FORZISTA TAJANI ALLA CAMERA – CROSETTO PIU’ COME SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA CHE COME MINISTRO DELLA DIFESA (VISTO CHE E’ PRESIDENTE AIED) – IL NODO NORDIO ALLA GIUSTIZIA. E LA BONGIORNO...

https://m.dagospia.com/meloni-al-lavoro-come-non-irritare-salvini-uscito-devastato-e-stordito-dal-voto-e-berlusconi-325970

 

 

Tommaso Labate per corriere.it

 

SALVINI MELONI

Tra le decine di cose che le passavano per la testa nel momento in cui l’altra notte citava la parola «responsabilità», nel suo unico discorso dopo le elezioni di domenica, la più urgente, per Giorgia Meloni, riguarda la composizione del mosaico del governo che verrà. «Responsabilità», ovviamente, nel rapporto col Quirinale.

 

«Responsabilità» nei rapporti con l’esecutivo uscente e con Mario Draghi. «Responsabilità» nel dialogo con l’Unione europea. «Responsabilità», di nuovo, nella gestione dei rapporti con Lega e Forza Italia, resi dal gap elettorale più semplici per un verso ma molto più complicati per un altro.

 

E così, quando nella sua cerchia ristretta s’è iniziata a fare largo la «questione Salvini», relativa alla voglia mai nascosta del segretario della Lega di tornare al Viminale, contemporaneamente s’è avanzata anche una possibile soluzione. La somma di tutte le «responsabilità» sembra aver definitivamente sbarrato la strada del ritorno del leader leghista al ministero dell’Interno. E così, dentro il selezionatissimo pacchetto di mischia meloniano che ha cominciato a gestire la pratica delle caselle di governo, ha iniziato a farsi strada un identikit: quello del prefetto di Roma, Matteo Piantedosi.

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI

Uno a cui Salvini, che l’ha avuto come capo di gabinetto proprio al Viminale all’epoca del governo gialloverde, difficilmente può dire di no. Ovviamente l’istruzione della pratica è soltanto all’inizio. Vale per tutti i ministeri che vanno concertati anche col Quirinale. Compresa l’Economia, per la quale la presidente del Consiglio in pectore ha già ricevuto un «no» (leggasi Fabio Panetta, membro del board della Bce); compresa la Giustizia, per cui si eviteranno tensioni come quella che sul nome di Nicola Gratteri, nel 2014, si creò tra Matteo Renzi e Giorgio Napolitano.

 

Il nome in cima ai desiderata di FdI è quello del magistrato Carlo Nordio. Ma, sempre in nome della «responsabilità», nessuno alzerà barricate. Si fa strada anche Giulia Bongiorno, rieletta con la Lega. Ma è più probabile che la nota penalista, a cui nelle ultime ore tutti stanno predicendo un nuovo futuro da ministra, possa tornare alla Pubblica amministrazione, incarico ricoperto già all’epoca del Conte I.

 

matteo piantedosi

La parte della matassa più agevole da sbrogliare, si fa per dire, riguarda la delegazione di Fratelli d’Italia. «Ho rimesso la cravatta dopo anni perché questo è un momento della mia vita che meritava di essere onorato», ha detto l’altra notte Guido Crosetto intervenendo in diretta in piena notte allo Speciale TgLa7 di Enrico Mentana. Al contrario dell’ex premier greco Alexis Tsipras, che si era candidato alla guida del suo Paese togliendosi la cravatta, per il co-fondatore di Fratelli d’Italia il gesto di indossarla sa di un ritorno alla politica. Rimasto ancora una volta per sua scelta fuori dalle liste, Crosetto avrebbe davanti a sé due destinazioni: il ministero della Difesa o Palazzo Chigi, con i galloni di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

 

 

GUIDO CROSETTO

Forte di uno score elettorale che darà alla sua leader la capacità di muoversi con più disinvoltura nei futuri vertici con gli alleati, Fratelli d’Italia ha il problema dell’abbondanza. Ignazio La Russa deciderà se entrare nell’esecutivo o tentare la corsa alla presidenza del Senato, di cui è stato vicepresidente. Mentre Francesco Lollobrigida potrebbe lasciare la postazione di capogruppo a Montecitorio per trasferirsi al governo.

 

giovanni donzelli andrea del mastro delle vedove foto di bacco (1)

Dove? Alle Infrastrutture, per esempio, dossier di cui si è occupato in passato da assessore del Lazio. Se a Giovanni Donzelli sarà chiesto di guidare la nutritissima pattuglia di deputati, a Giovanbattista Fazzolari — capo del centro studi di FdI e «uomo delle idee» — il futuro può riservare la riapertura del vecchio ministero per l’Attuazione del programma di governo, un must del vecchio centrodestra berlusconiano. A Raffaele Fitto, ufficiale di collegamento con l’Unione europea, potrebbe essere riservato il ministero delle Politiche comunitarie. A un dicastero ambisce anche Antonio Tajani, che difficilmente mancherà l’appuntamento con quel ministero che gli è sfuggito all’ultimo col governo Draghi. E a un dicastero, scommettono più o meno tutti, presto tornerà anche Giancarlo Giorgetti.

CROSETTO MELONIGUIDO CROSETTO - VIGNETTA FRANCESCO FEDERIGHI TAJANI SALVINI MELONI LETTA CALENDA A CERNOBBIOantonio tajani matteo salvini giorgia meloni cernobbio GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”