VATICANUS INTERRUPTUS - L’ATTESISSIMO PROCESSO ALL’INFORMATICO SCIARPELLETTI, ACCUSATO DI FAVOREGGIAMENTO A BENEFICIO DI PAOLO GABRIELE, SI CHIUDE CON UNA MITISSIMA NON-CONDANNA (DUE MESI, PENA SOSPESA, CERTIFICATO PENALE ILLIBATO E MILLE EURO PER SCIARPELLETTI) - SIPARIO APERTO E CHIUSO IN POCHE ORE: MEGLIO EVITARE DI “ROSOLARE” URBI ET ORBI I MONSIGNORI POLVANI E PENNACCHINI, TIRATI IN BALLO NELL’INCHIESTA?...

da repubblica.it

Dopo la condanna a 18 mesi di reclusione 1 a carico dell'ex maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, accusato di furto di documenti, il caso "Vatileaks" si arricchisce di una nuova sentenza. Il Tribunale vaticano ha inflitto due mesi di reclusione per il reato di favoreggiamento a Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della Segreteria di Stato.

La condanna è stata sospesa: non comparirà sulla fedina penale di Sciarpelletti se per cinque anni non commetterà un altro reato simile. La difesa potrebbe ricorrere in appello. Alla domanda se la condanna avrà conseguenze sul lavoro di Sciarpelletti, finora tecnico informatico della Segreteria di stato, il legale Gianluca Benedetti ha spiegato: "Conseguenze ne ha, c'è la condizionale ma non conta per il licenziamento".

Il collegio, presieduto da Giuseppe Dalla Torre, dopo appena un'ora di camera di consiglio ha determinato la pena in quattro mesi di reclusione, ridotta a due per le attenuanti generiche in virtù dello stato di servizio dell'imputato e della mancanza di precedenti penali, allineandosi in pieno alle richieste avanzate dal Promotore di giustizia Nicola Picardi.

Sciarpelletti è stato ritenuto colpevole di favoreggiamento, ha detto il giudice, "per aver aiutato a eludere le investigazioni dell'autorità". Sciarpelletti, a cui sono stati restituiti
mille euro versati a titolo di cauzione, è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali.

Prima della sentenza, nel corso dell'udienza odierna sono stati ascoltati, oltre allo stesso Sciarpelletti, Paolo Gabriele, il direttore dell'ufficio informazione della segreteria di stato, mons. Carlo Maria Polvani, il vice-comandante delle guardie svizzere Wilhelm Kloter e l'ufficiale della gendarmeria vaticana Gianluca Gauzzi Broccoletti.

Con la sua testimonianza, Paolo Gabriele ha sollevato da ogni responsabilità monsignor Carlo Maria Polvani. Il sacerdote, nipote del nunzio a Washington, monsignor Carlo Maria Viganò (dalle cui lettere di protesta per il trasferimento in Usa è nato in pratica il caso Vatileaks), era stato accusato da Sciarpelletti di avergli consegnato una busta di documenti incriminanti, da far avere a Paolo Gabriele. Il maggiordomo ha invece dichiarato in aula di essere stato lui a dare quei materiali all'informatico e che Polvani non c'entra nulla.

I materiali che hanno incastrato Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento perché trovato in possesso di quella busta di cui non aveva saputo spiegare con esattezza la provenienza. Al momento dell'arresto, il tecnico aveva dichiarato agli inquirenti di aver ricevuto la busta da Paolo Gabriele. Il giorno successivo aveva cambiato versione, affermando che il materiale gli era stato invece consegnato da mons. Polvani.

"Affermo solennemente di non aver mai confezionato, sottratto, trasferito o passato alcun documento coperto da segreto di uffico - si è difeso in aula il sacerdote, deponendo in qualità di testimone -. Per me queste cose sono totalmente impensabili. Lo giuro sul battesimo e sul sacerdozio".

Durante il processo, la difesa di Sciarpelletti ha tentato invano di scardinare la tesi di una complicità tra il tecnico e l'ex maggiordomo. I legali di Sciarpelletti hanno osservato che Gabriele ha impedito ai tecnici vaticani di controllare il suo vecchio pc. E Sciarpelletti, responsabile dei computer in Vaticano, aveva sostituito tutte le macchine negli ultimi sei anni. "Se ci fosse stata amicizia e confidenza, perché l'unico computer mai sostituito è quello di Gabriele, nonostante sia obsoleto?".

Ma nel corso dell'ultima udienza sono spuntati un'altra busta e il nome di un altro monsignore, che l'avrebbe data a Sciarpelletti. Secondo quanto emerso nel corso dell'istruttoria e ripetuto oggi in aula dal promotore di giustizia Nicola Picardi, il religioso è mons. Piero Pennacchini, ex vice direttore della sala stampa vaticana. Il suo nome è stato fatto durante l'ascolto di uno dei testimoni, il vice commissario Gianluca Gauzzi Broccoletti.

E' stato il pm Picardi a ricordare che nell'interrogatorio di Sciarpelletti del 29 maggio scorso "era uscito il nome di Pennacchini", dicendo che poi la questione "era tramontata". Ha ricordato che l'indagato aveva riferito di aver ricevuto la busta da mons. Polvani e di aver anche detto di ricordarsi di aver ricevuto prima un'altra busta da mons. Pennacchini, da consegnare all'aiutante di camera del Pontefice (nelle carte pubblicate sul rinvio a giudizio, Pennacchini veniva indicato con la lettera 'X', mentre con la lettera 'W' veniva indicato mons. Polvani).

L'affermazione del pm Picardi ha suscitato animate reazioni dell'avvocato difensore di Sciarpelletti, Gianluca Benedetti, che ha contestato il fatto che solo ora spuntassero nuove questioni che potessero costituire motivi d'accusa per il suo assistito. Al termine di concitati scambi di battute, il presidente del collegio giudicante, Giuseppe Dalla Torre, ha definito la questione "irrilevante" per il processo e ha respinto l'istanza difensiva di risentire Sciarpelletti sulla vicenda.

 

PAPA RATZINGER PADRE GEORG PAOLO GABRIELE jpegMISTERI IN VATICANO vaticano GetContent asp jpegVATICANO MONEYVAL VATICANO CUPOLA DI SAN PIETRO GUARDIE SVIZZERE jpegVATICANO PORPORATO ARMATOPAOLO GABRIELE E IL PAPAombre big jpeg

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…