matteo salvini luca zaia generale roberto vannacci

IN VENETO SONO PRONTI A FARE LE SCARPE A SALVINI – LA BASE È IN RIVOLTA CONTRO IL “CAPITONE” (NELLE CHAT RIBATTEZZATO “IL CRETINO”), CHE HA SGAMBETTATO ZAIA A CASA SUA: "HO GIÀ PRONTA UNA LISTA DI DIECI NOMI" - IL SEGRETARIO LEGHISTA SI È INFILATO IN UN TUNNEL SENZA USCITA: SE ALLE EUROPEE VANNACCI “SALVA” IL PARTITO, I MODERATI SONO PRONTI AD ABBANDONARE IL CARROCCIO. E SE LA LEGA TRACOLLA NONOSTANTE IL GENERALE AL CONTRARIO, IL “CAPITONE” NON AVRÀ SCAMPO…

1. LEGA, RISCHIO DIASPORA DOPO LE EUROPEE: “SE VA TROPPO A DESTRA, CHE CI STIAMO A FARE?”

Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “La Stampa”

 

LUCA ZAIA - MATTEO SALVINI - GUIDO CROSETTO - ADUNATA DEGLI ALPINI VICENZA

Il Veneto leghista ribolle. Matteo Salvini sta provando a imporre ancora una volta la sua leadership nella Regione di Luca Zaia. Ha impostato una linea lontana dalle battaglie storiche della Lega e sfoggia un decisionismo difficile da digerire nei territori, dove i militanti assistono da anni all'avanzata minacciosa degli alleati di Fratelli d'Italia. Se questa resterà la direzione di marcia del leader, in tanti potrebbero dire addio al partito in autunno, dopo il congresso.

 

Difficile pensare a una scissione. Piuttosto, si tratterebbe di una diaspora. C'è chi lo ammette con un sussurro e chi ormai sente non ci sia più nulla da nascondere. «Dopo le europee si dovrà fare una profonda riflessione, perché io non voglio militare in un partito di destra», dice a La Stampa Roberto Marcato, uno dei fondatori della Liga veneta, assessore allo Sviluppo economico della giunta Zaia e campione di preferenze tra i consiglieri regionali.

matteo salvini e roberto vannacci. presentazione del libro controvento

 

[…] «E se al congresso si vota e si decide che la Lega resterà un partito di destra, in cui le idee sono quelle di gente come Vannacci, è chiaro: che ci sto a fare?». Per Marcato «[…] La Lega deve tornare ad essere il sindacato dei territori e il partito credo abbia la forza per farlo». Il problema «non si risolve addossando le colpe sul segretario», precisa. Ma sullo sfondo c'è […] anche una questione che investe le leadership, perché «Zaia e i veneti hanno un'idea precisa di partito e il rischio - ammette - è che sia diversa da quella di Salvini».

 

LUCA ZAIA ROBERTO MARCATO

[…] la spaccatura con Zaia è sempre più profonda. Il vicepremier dice di avere già pronta una lista di dieci nomi di leghisti veneti da spendere come possibili candidati alla Regione nel 2025, ma quei nomi non li ha condivisi con lui, il governatore uscente che oggi - secondo un sondaggio Swg - è risultato essere il presidente di Regione più amato d'Italia.

 

Chi è vicino a Salvini fa sapere che nella lista dei dieci ci sono i due sottosegretari Massimo Bitonci e Andrea Ostellari, la senatrice Erika Stefani e il commissario regionale Alberto Stefani: tanto fedeli a Salvini quanto osteggiati dai militanti fedeli a Zaia. Ma ci sarebbero anche nomi più vicini all'attuale governatore, dalla sua vice, Elisa De Berti, al consigliere Roberto Marcato, dal capogruppo in Regione Alberto Villanova al sindaco di Treviso Mario Conte, fino al presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti e un outsider, il veronese Luca Coletto, che però è impegnato come assessore alla Sanità in Umbria.

 

MARIO CONTE MATTEO SALVINI LUCA ZAIA

[…] Mentre i leghisti veneti sembrano pensare a un'era post- Salvini, il leader prova a ragionare su un'era dopo-Zaia, sempre nel segno della Lega. Per il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia in Senato, Raffaele Speranzon, quella del vicepremier è però fatica sprecata: «Non credo che il Veneto spetterà alla Lega.

 

Saranno i risultati delle Europee a decidere chi, nel centrodestra, indicherà il candidato. E noi abbiamo già doppiato alle ultime politiche la Lega». FdI vuole il Veneto, così come l'Emilia Romagna. Se Stefano Bonaccini verrà eletto [… alle Europee, si voterebbe a ottobre insieme all'Umbria (dove sarà ricandidata la leghista Donatella Tesei) e, nel caso, alla Liguria. Meloni mostra un certo appetito, ma almeno su questo Salvini e i veneti sono perfettamente allineati: se FdI vuole un suo candidato in Veneto, la Lega correrà da sola.

 

zaia salvini

2. SALVINI LIQUIDA ZAIA E LA LEGA IN RIVOLTA PREPARA IL RINCULO. E SE ARRIVASSE MELONI A SALVARE ZAIA?

Estratto dell'articolo di Maurizio Battista per https://www.cronacadiverona.com/

 

[…] Tra i leghisti veneti l’ultima frase di Salvini, che molti ormai nelle loro chat hanno ribattezzato “il cretino”, è stata la goccia in più. Il vaso era colmo dopo il flop della Sardegna, il sorpasso di Forza Italia, l’autonomia che non arriva e la candidatura del “generale al contrario”. E ha traboccato.

 

Quando Salvini durante l’adunata degli alpini a Vicenza, quindi nel territorio di Zaia, lo Zaiastan, ha detto che ha già altri 10 nomi per il dopo Zaia è scoppiata la rivolta. Perché quella frase è risuonata come un affronto diretto, uno schiaffo in faccia: non che ci fossero ancora illusioni per il terzo mandato, ma dire che hai già altri nomi per il dopo Zaia significa liquidare il governatore proprio quando sei a casa sua, nel suo Veneto.

 

MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA GUIDO CROSETTO - ADUNATA DEGLI ALPINI - VICENZA

E comunque il dopo Zaia comincerà se va bene nel 2025, forse anche nel 2026. Quindi c’è tempo. E ci sono altre elezioni in mezzo, prime fra tutte quelle per l’Europa. E per ora si fa fatica a vedere, ma si vedrà molto bene nelle urne il prossimo 8 e 9 giugno l’effetto di quella frase.

 

Per dirla in gergo militaresco, che ora tanto piace a Salvini […], quell’effetto si chiama rinculo. Perché i primi a non votare Lega saranno proprio i leghisti. “Solo un flop elettorale ci salverà”, dicono paradossalmente. Un flop elettorale alle Europee sembra oggi l’unico modo per liquidare il segretario nazionale. Parlando tra i militanti e gli amministratori pubblici, tre sono le opzioni di voto che i leghisti stanno decidendo con il passaparola.

ROBERTO MARCATO LUCA ZAIA

 

E se arrivasse la Meloni a salvare Zaia? Prima opzione: una parte di leghisti non andrà a votare e basta. Seconda opzione: si va a votare ma non si mette la croce sulla lega bensì si sceglie un altro partito.Terza opzione: si vota Lega ma si dà la preferenza ai candidati non salviniani o addirittura in rotta con il segretario. I candidati cari a Salvini non si votano. Punto.

 

Questo è il clima che si respira nella “pancia” della balena leghista veneta. Perché l’uscita improvvida di Salvini ha reso evidente, plateale, non più smentibile, la ruggine tra i due: “finchè un governatore è operativo, sta lavorando, deve concludere il suo mandato, non può ricevere un’entrata a gamba tesa soprattutto da un suo compagno di squadra”, spiega un leghista di lungo corso.

 

matteo salvini e roberto vannacci. presentazione del libro controvento

Un malumore che è esploso dopo che già la candidatura Vannacci aveva sollevato critiche e polemiche: “Ci fa solo perdere voti, non lo possiamo accettare tra noi”, dice un altro esponente leghista di alto livello amministrativo. E conferma quanto già detto da Zaia: “Non lo voterò perché voto i candidati veneti”. E dopo queste parole il solco con Salvini si era ulteriormente allargato.

 

Bene, ma se la Lega alle Europee raccoglierà meno del previsto, non arriverà alla doppia cifra dopo che 5 anni fa aveva toccato il 34% e scivolerà dietro anche a Forza Italia cosa accadrà? “Ci sarà il fuggi fuggi”, prevedono i leghisti. […] la speranza dei leghisti veneti è che Zaia faccia una sua lista mettendo candidato presidente un fedelissimo per ripresentarsi: possibile?

zaia salvini

Ci credono in pochi. “Zaia non ha nè la voglia nè gli attributi per spaccare il sistema”, dicono in molti leghisti. Del resto, avrebbe potuto prendere in mano il partito qualche anno fa quando aveva il vento in poppa e il plebiscito di (quasi) tutto il Veneto. Ma non è mai andato allo scontro. Non ha mai preso iniziative politiche per il partito.

 

Una sua lista in contrapposizione con la coalizione del centrodestra spaccherebbe tutti gli equilibri, fanno notare i suoi collaboratori. A livello locale la Lega non ha più struttura: su chi si appoggerebbe?

 

E c’è chi prevede. “Che cosa farà Zaia dopo il voto delle Europee? Proprio nulla”. Arriveranno i “bossiani” a rilanciare la vecchia Lega? Non ci crede nessuno: non si vedono proprio, non pervenuti.

 

E allora quali saranno le vie d’uscita per Zaia? Nessuno crede che farà il Cincinnato. Ma come e dove cercherà una ricollocazione? “Guardate che Zaia ha un rapporto migliore con la Meloni che con Salvini”. Quindi vuol dire che il governatore potrebbe ritrovarsi con un incarico di Governo? “Vedremo, ma sarà la Meloni a salvare Zaia”. […]

IL GENERALE WANNA - MEME BY MACONDO

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO