aldo cazzullo mussolini mughini

LA VERSIONE DI MUGHINI – IL MIO DISSIDIO DAL NUOVO LIBRO DI ALDO CAZZULLO COMINCIA DAL FATTO CHE IL RUOLO DEL DUCE NEGLI ANNI 1919-22 NON PUÒ ESSERE ASTRETTO A QUELLO DI UN “CAPOBANDA”, DI UN GANGSTER A CAPO DI ALTRI GANGSTER - FEROCI, FEROCISSIMI, GENTE CHE ANDAVA DIECI CONTRO UNO A SFRACASSARE SINDACALISTI E RIVALI POLITICI, I FASCISTI ITALIANI DEL 1919-1922 FURONO SOLTANTO QUESTO? O NON È CHE EBBERO CONTRO AVVERSARI CHE SI AZZANNAVANO GLI UNI CON GLI ALTRI, CHE ALL’INDOMANI DEL MARTIRIO DI GIACOMO MATTEOTTI NON SEPPERO FARE ALTRO CHE RIFUGIARSI SULL’AVENTINO?

Giampiero Mughini per Dagospia

 

 

giampiero mughini

Caro Dago, mi vengono i brividi al pensiero di una delle famiglie italiane che covano il ricordo in un loro congiunto morto nel mentre quel giugno 1940 il nostro esercito stava cercando di affondare il coltello nella schiena dei nostri cugini francesi che erano stati annichiliti dalla guerra-lampo dei nazi.

 

Vittorio Foa me lo aveva raccontato quando, lui recluso da anni in una cella di Regina Coeli, gli arrivarono gli ululati di piacere della folla italiana che s’era radunata ai piedi del balcone di Palazzo Venezia da dove Benito Mussolini annunciò che stavamo entrando in guerra contro la Francia.

 

ALDO CAZZULLO - MUSSOLINI IL CAPOBANDA

Nel suo recentissimo Mussolini il capobanda (Mondadori, 2022) Aldo Cazzullo lo ricorda alla maniera sua come andarono le cose. Con un rapporto di forze a noi favorevole nella proporzione di cinque a uno, i nostri soldati non avanzarono di un metro.

 

Quando si trattò di firmare l’armistizio, i francesi non ne volevano sapere di firmarlo nei confronti dell’Italia, di cui dicevano che non era stata neppure in grado di entrare in guerra contro di loro.

 

In quella farsa di attacco alle spalle di una nazione vinta, scrive Cazzullo, i nostri soldati morti furono 631 oltre a 616 dispersi. In tutto e per tutto i francesi perdettero 37 uomini.

 

L’ho detto, penso alle famiglie di quegli oltre 1200 italiani morti nel tentativo di umiliare ulteriormente la nazione più delle altre nostra cugina, quella la cui lingua e la cui letteratura avevano fatto da incunabolo della nostra cultura novecentesca.

 

aldo cazzullo

A partire dal 1938, e dunque del momento in cui Mussolini serra a doppio filo il suo destino politico a quello della Germania nazi, si fa giorno dopo giorno più immane la tragedia del fascismo italiano e del suo Duce.

 

Tragedia militare, politica, morale. Durante l’estate del 1940 i nostri piloti, che negli anni Trenta s’erano fatti valere quali i migliori del mondo, vorrebbero affiancare gli aerei nazi nel dare addosso all’Inghilterra nella battaglia che cambierà il corso della Seconda guerra mondiale: solo che i nostri aerei erano inadatti a volare nelle condizioni climatiche proprie dei cieli inglesi.

 

BENITO MUSSOLINI

Dopo la vergogna del colpo alle spalle dei francesi, andiamo invano all’assalto dei greci e delle loro fortificazioni. Nel Mar Mediterraneo le nostre corazzate vengono affondate a Taranto degli inglesi senza colpo ferire. Quando c’è da affrontare croati e sloveni sul nostro confine orientale, le truppe italiane ci vanno di mano pesantissima quanto a fucilazioni e rappresaglie. E’ una sequela di sconfitte e di umiliazioni che marchieranno per sempre il comune sentire della nostra gente. E comunque sta per arrivare in libreria il terzo dei poderosi volumi  nei quali Antonio Scurati ha raccontato l’itinerario del fascismo mussoliniano, il volume per l’appunto dedicato ai due fatali anni 1938-1940.

 

A dire il vero la storia del fascismo italiano si divide in tre parti ben distinte tra loro: l’avvento vittorioso e la successiva stabilizzazione del regime fino ai primi anni Trenta, i due anni in cui si consolida la letale alleanza con Adolf Hitler, i rovesci militari a catinelle della Seconda guerra mondiale nonché i due anni in cui italiani andarono addosso ad altri italiani con una furia non esente da libidine.

 

benito mussolini marcia su roma

E questo fino al 2 maggio 1945, quando innanzi al muretto di Dongo gli ultimi uomini di rilievo (o supposti tali) del fascismo cadono sotto il fuoco del plotone partigiano. Fine, il fascismo italiano quel giorno è andato morto e sepolto. Usare nelle contese politico/partitiche dell’oggi il temine “fascismo” è da imbecilli.

 

Non è certo sotto il portone romano del palazzo dove Casa Pound aveva la sua sede che viene come bissata la temperie del 1919-1922, degli anni in cui Benito Mussolini partì da un’elezione in cui s’era guadagnato poco più di 2000 voti per poi vincere e stravincere sino a diventare il padrone assoluto del nostro Paese.

 

GIACOMO MATTEOTTI

Ecco, e qui comincia il mio dissidio dal libro di Aldo. Dal fatto che il ruolo del Duce in quei pochi anni talmente decisivi non può essere astretto a quello di un “capobanda”, di un gangster a capo di altri gangster come e più di lui feroci.

 

La cruciale domanda su quali siano stati i tanti perché della sua stravittoria politica resta insoddisfatta dal racconto pur così incalzante del suo libro. Feroci, ferocissimi, gente che andava dieci contro uno a sfracassare sindacalisti e rivali politici, assassini di professione quali Amerigo Dùmini e tanti altri, esperti di nient’altro che non dell’uso del manganello e dell’olio di ricino, i fascisti italiani del 1919-1922 furono soltanto questo?

 

O non è che ebbero contro avversari che non erano d’accordo su nulla, che si azzannavano gli uni con gli altri, che all’indomani del martirio di Giacomo Matteotti non seppero fare altro che rifugiarsi sull’Aventino? Sì o no è quest’ultima la ragione del trionfo di Mussolini dopo il 3 gennaio 1925, dopo quel suo impudente discorso in Parlamento in cui dice che sì è lui il capo di quell’accozzaglia di delinquenti e allora?

 

benito mussolini

Quali erano le ragioni dell’adesione al fascismo di uomini che un manganello non lo avevano mai visto in vita loro, il filosofo Giovanni Gentile o l’organizzatore di cultura Filippo Tommaso Marinetti, il pittore Mario Sironi o l’architetto Luigi Moretti, il giornalista Leo Longanesi o lo scrittore Luigi Pirandello? A dire quel che è stato davvero il fascismo italiano nei suoi anni trionfanti sì o no questi nomi contano quanto e più di quello di Dùmini? E senza dire che la notte del 25 luglio 1943 furono dei fascisti italiani, e a rischio della loro vita, a buttar giù un dittatore tanto imbolsito quanto ebbro dei suoi stratosferici insuccessi.

aldo cazzullo foto di bacco (4)

adolf hitler e benito mussolinifilippo tommaso marinetti 6adolf hitler e benito mussolini 6benito mussolini adolf hitlerfilippo tommaso marinetti 7filippo tommaso marinetti 9

giampiero mughini casa museo muggenheim

 

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…