matteo salvini luca zaia

VIA COL VENETO – ZAIA E I SUOI FEDELISSIMI SI LAMENTANO (ANCORA UNA VOLTA) PERCHÉ SALVINI NON HA ALCUNA INTENZIONE DI AFFIDARE MINISTERI DI PESO AI LEGHISTI DEL NORDEST – A PESARE NEI PROSSIMI MESI SARÀ IL TEMA DELL'AUTONOMIA: I SALVINIANI FRENANO, MENTRE DAL NORD-EST VORREBBERO SPINGERE SULL’ACCELERATORE, COME DIMOSTRATO DALLE PAROLE DEL NEO-PRESIDENTE DELLA CAMERA FONTANA – ZAIA DEVE ABBOZZARE: DOPO AVER MINACCIATO DI RIBELLARSI AL CAPITONE, AL MOMENTO DELLA VERITÀ NON HA AVUTO LE PALLE DI CHIEDERE LA SUA TESTA...

Francesco Moscatelli per “La Stampa”

 

luca zaia pontida 2022 1

Se c'è un posto dove non sono certo volati i tappi di prosecco per brindare all'elezione del veneto Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera quel posto è proprio il Veneto. «La sua nomina ci preoccupa, perché significa che via Bellerio pensa di poter assopire in questo modo i nostri appetiti ministeriali» ragiona più di un esponente della Liga veneta. Sembra quasi una provocazione: Fontana qui non è amato. È colpa sua se abbiamo perso le comunali a Verona. Lui viene premiato, noi restiamo a bocca asciutta».

 

matteo salvini luca zaia pontida 2022

Non che i quadri veneti della Lega, da mesi ipercritici nei confronti della segreteria guidata da Matteo Salvini, si aspettassero esiti diversi. «Le liste per deputati e senatori le ha fatte Salvini ed è normale che adesso decida lui chi fra i suoi possa aspirare a un incarico di governo - riflette Fulvio Pettenà, ex presidente della provincia di Treviso, fedelissimo del governatore Luca Zaia -. La terza carica dello Stato è una posizione istituzionale e politica, non operativa. Noi veneti invece abbiamo bisogno di qualcuno che si sporchi le mani per il territorio, e che combatta le nostre battaglie. Questo ci chiedono militanti e mondo produttivo».

 

luca zaia pontida 2022

Non resta che sperare nel sottogoverno. «Più che al toto-ministri noi giochiamo al toto-sottosegretari» scherza amaro un ex onorevole. Si ipotizza il «salviniano» ed ex sindaco di Padova Massimo Bitonci al Mef; poi girano i nomi di Mara Bizzotto, vicentina, considerata molto vicina al commissario regionale Alberto Stefani, e del veronese Roberto Turri, anche se quest' ultimo potrebbe non farcela proprio perché Verona ha già «avuto» con Fontana.

 

L'unico candidato in quota Zaia sarebbe il ministro uscente Erika Stefani, che potrebbe restare a occuparsi di disabilità oppure passare al ministero del Lavoro o più difficilmente andare agli Affari Regionali (ministero che ieri sera Salvini ha suggerito di accorpare alle Riforme). Ed è proprio su questa casella che sono puntati gli occhi e i cuori dei veneti. Chi avrà queste deleghe, infatti, dovrà gestire il braccio di ferro con Fratelli d'Italia sull'autonomia, questione che nel Nord Est rimane fondamentale e urgente. Mentre FdI la associa alla riforma sul presidenzialismo, decisamente più lenta e complessa.

 

luca zaia prosecco

Da Venezia avevano chiesto che del faldone se ne occupasse in prima persona Salvini, ma da giorni il candidato in pectore per quello che dovrebbe chiamarsi Ministero degli Affari regionali e delle Autonomie è Roberto Calderoli. Nome che, se venisse confermato (gira anche quello dell'ex presidente del Senato Elisabetta Casellati, esponente di Forza Italia), dimostrerebbe comunque che via Bellerio ha deciso di metterci la testa - e la faccia - ai massimi livelli.

 

LUCA ZAIA E FLAVIO TOSI

Non è sfuggito a nessuno, però, che in questi giorni sul tema dell'autonomia proprio in Veneto è andato in scena un nuovo round fra «salviniani» e «zaiani». I primi con Massimo Bitonci hanno tirato il freno a mano dicendo che il percorso verso l'autonomia dovrà essere graduale e che 23 materie di competenza regionale sono troppe. Meglio procedere con la legge quadro e poi materia per materia. Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo economico della giunta Zaia, ha replicato con una battuta: «Sono tornati i comunisti padani». Duplice il riferimento: al Pd Veneto, che aveva proposto sull'autonomia 7 materie anziché 23, e alla sigla con la quale Salvini corse un'era politica fa alle elezioni del Parlamento padano.

 

luca zaia e massimiliano fedriga 4

Ma quello del futuro governo è solo uno dei tanti nodi irrisolti nel rapporto fra Milano e Venezia. I contraccolpi alla linea dura di Salvini si stanno facendo sentire anche a livello locale. Le prime scosse si sono registrate in provincia di Treviso. A Mogliano Veneto, Nervesa della Battaglia e Castelfranco veneto, ad esempio, dopo il 25 settembre alcuni consiglieri comunali hanno lasciato il partito.

 

OSCAR DE PELLEGRIN LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

«Screzi personali» taglia corto Gianangelo Bof, commissario provinciale e neo-deputato. «No, una questione politica» gli risponde l'ex senatore Gianpaolo Vallardi. Tensioni ancora più forti stanno emergendo in vista dei congressi provinciali del partito a Padova, Treviso e Verona. Volano accuse reciproche su regole e tessere finte. «C'è un brutto clima, si respirano rabbia e rassegnazione - conferma un amministratore locale della Marca -. Andando avanti così il partito più che esplodere rischia di afflosciarsi. Alcuni miei colleghi stanno pensando di passare con Fratelli d'Italia». Il prosecco, in molti, l'anno messo in fresco per il trevigiano Carlo Nordio (FdI) ministro della Giustizia.

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