LA VIA DELLA SETA E’ LASTRICATA DI GUAI - GLI STATI UNITI MANDANO UN MESSAGGIO AL GOVERNO: “L’ACCORDO CON LA CINA SULLA “BELT AND ROAD INITIATIVE” METTE A RISCHIO IL RUOLO DELL’ITALIA NELLA NATO E CAMBIEREBBE LE NOSTRE POSSIBILITA' DI INVESTIMENTO DA VOI...PECHINO CERCA DI ENTRARE NEI NUOVI MERCATI EUROPEI PER DIVIDERE OCCIDENTE E ORIENTE” - ECCO IN COSA CONSISTE IL “BRI” E LA SUGGESTIONE PECHINESE DEI GRILLINI (CON LA BENEDIZIONE DI D’ALEMA)

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1 - GLI USA: NO AL PATTO ITALIA -CINA

Paolo MAstrolilli per “la Stampa”

 

XI JINPING DONALD TRUMP XI JINPING DONALD TRUMP

«Siamo molto preoccupati che quando il presidente cinese Xi visiterà Roma, l' Italia firmi la Belt and Road Initiative, perché legittimerebbe un progetto politico, inviando il messaggio sbagliato a Pechino». L'amministrazione Trump usa un linguaggio molto diretto per recapitare questo avvertimento al nostro governo, aggiungendo che l'adesione alla Bri minerebbe la collaborazione tra le aziende americane e italiane, e «l'interoperatività della Nato», mettendo in sostanza a rischio la nostra funzionalità nell' Alleanza.

 

L' iniziativa per questo colloquio di background con «La Stampa» è stata presa dalla Casa Bianca. Due alti funzionari hanno spiegato nei dettagli le riserve dell' amministrazione: «L' Italia così si separa dal resto del G7, e consente alla Bri di penetrare in Europa nel momento sbagliato, perché lo sforzo cinese di condurre la sua diplomazia del debito non sta funzionando.

 

CINA - LA NUOVA VIA DELLA SETA CINA - LA NUOVA VIA DELLA SETA

Negli ultimi due anni abbiamo visto una preoccupante corrispondenza tra il finanziamento e lo sviluppo delle infrastrutture secondo il modello cinese, e i problemi emersi nei Paesi partecipanti, incluso l' aumento del debito insostenibile e l' inefficienza dei progetti. In molti casi, come Gibuti, Sri Lanka, Kenya, Pakistan, Venezuela, la Cina ha collateralizzato il debito impossessandosi di asset sovrani. Infine c' è stato anche un effetto deleterio sulla trasparenza, la corruzione, e la governance economica ed istituzionale».

 

michele geraci matteo salvini michele geraci matteo salvini

SCELTE GEOPOLITICHE

Quindi la Casa Bianca aggiunge: «L'Italia è un Paese del G7, uno degli alleati più stretti e di lunga data degli Usa. È un grande player economico e un brand globale. Firmando la Bri, darebbe il sostegno ufficiale a un approccio che sta avendo un impatto negativo sulla governance economica globale. Noi non abbiamo mai detto alle compagnie americane di non vendere i loro prodotti alla Bri, ma il timbro di approvazione di un governo legittimerebbe questo approccio allo sviluppo economico che è antitetico a quello del mercato e del settore privato». Il sottosegretario Geraci ha detto a «La Stampa» che la firma non avrebbe valore geopolitico.

 

«È l' esatto opposto. Non c'è alcun significato economico, perché la Cina investirebbe comunque in Italia e in Europa. Ha bisogno di farlo perché sta perdendo soldi nei Paesi in via di sviluppo, e deve usare le sue riserve di moneta straniera. La motivazione è solo geopolitica. La ragione per cui vuole che l'Italia firmi è ottenere una vittoria politica per una iniziativa che sta perdendo legittimità ovunque, anche nella stessa Cina. Se possono farlo con un membro del G7, rompendo la solidarietà nella Ue e allontanando gli Usa dai loro alleati, tanto meglio».

VIA FERROVIARIA DELLA SETA VIA FERROVIARIA DELLA SETA

 

Geraci nota che hanno già firmato Portogallo, Grecia, Polonia e Ungheria: «La Grecia ci ha contattati, perché dopo l' acquisto del Pireo i cinesi ostacolano l' ingresso delle navi europee. Quanto alla Polonia e il patto economico "16+1", Pechino cerca di entrare nei nuovi mercati europei per dividere Occidente e Oriente. Firmando ora l' Italia perderebbe il treno due volte: prima, perché non ha aderito subito, e ora perché lo fa quando Bri si sta dimostrando un imbroglio».

 

Fonti di Intelligence dicono che il documento prevede anche di condividere il modello socialista cinese: «Non ci sorprenderebbe, perché la sua natura è politica, non economica». Ieri anche Garret Marquis assistente speciale del presidente ha twittato: «L'Italia è un' importante economia globale. Non serve che il governo dia legittimità al progetto di vanità cinese per le infrastrutture».

 

LUIGI DI MAIO IN CINA CON MICHELE GERACI LUIGI DI MAIO IN CINA CON MICHELE GERACI

I RISCHI PER LA SICUREZZA

Gli Usa si oppongono anche all' uso di Huawei per costruire il sistema 5G, ma Roma chiede di chiarire i rischi per la sicurezza: «Primo, tutte le compagnie cinesi sono legate allo Stato e promuovono gli obiettivi del Partito comunista. Secondo, i servizi di Pechino sono tra gli attori più cattivi nella comunicazione cyber. Parleremo delle smoking gun, ma le prove esistenti sulle cattive azioni di Huawei dovrebbero bastare per scoraggiare qualunque economia e Paese che tenga alla propria sicurezza ad affidarsi a loro».

 

La firma di Bri avrebbe un impatto sui rapporti bilaterali: «Non ci sarà un downgrade, però noi vorremmo migliorare le relazioni economiche con l' Italia. Abbiamo appena parlato di allineare meglio gli acquisti per la Difesa, ma la firma di Bri potrebbe limitare la nostra capacità di investire. Abbiamo tante joint venture con compagnie italiane, civili e militari, come Leonardo, beni finiti, e componenti che vengono da entrambe le sponde dell' Atlantico. Se i cinesi penetreranno queste aree, c' è il rischio che ciò impedisca alle joint venture di approfondirsi.

f35 e f16 f35 e f16

 

Sulla sicurezza poi siamo preoccupati dagli investimenti in tecnologia e infrastrutture critiche. Ciò può avere un impatto sulla interoperatività della Nato». Il governo però sta pensando di interrompere gli acquisti degli aerei F35: «Non è un prodotto americano o italiano, ma comune, e crea lavoro italiano».

 

Se Roma rinunciasse a Bri, si porrebbe il problema di come compensare i mancati investimenti: «Non possiamo promettere che gli investitori americani correrebbero da voi, ma questo è il quadro generale». Infine «c'è un forte significato simbolico. Il club a cui l' Italia si unirebbe non è proprio augusto: Sri Lanka, Kenya, Pakistan, economie di tutto il mondo in difficoltà. Sarebbe un grave danno per la vostra reputazione globale».

 

2 - IL CAMBIO DI ROTTA DEI CINQUE STELLE ORA PUNTANO SULLA "NUOVA VIA DELLA SETA"

Francesco Grignetti per “la Stampa”

LUIGI DI MAIO IN CINA LUIGI DI MAIO IN CINA

 

La conversione sulla via di Pechino è davvero completa. Era solo qualche anno fa quando l' eurodeputata Tiziana Beghin, M5S, diceva: «Da anni la Cina invade il nostro mercato con prodotti a basso costo che hanno già mandato in rovina migliaia di aziende, ma adesso Pechino sta preparando l' attacco finale». Oppure il suo collega David Borrelli: «Il Paese del Dragone si è sempre affacciato al nostro mercato adottando pratiche sleali».

Tutto dimenticato.

 

Nel frattempo Luigi Di Maio è andato in missione in Cina un paio di volte e ora la vede in maniera diametralmente diversa. Al punto che si è spinto a presiedere da vicepremier un convegno della società Huawei e recentemente li ha sdoganati sul versante G5. Il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, esperto di cyber-sicurezza, che anche lui era stato tra gli ospiti d' onore di Huawei, volendo minimizzare l' allarme giunto dagli Usa (al contrario della Lega che chiede di attivare la procedura di «golden power»), si è spinto oltre: «I rischi di affidarsi ad aziende non alleate - ha detto Tofalo - sono gli stessi che corriamo se ci mettiamo nelle mani di quelle "amiche"».

DI MAIO INSTAGRAM STORY SULLA CINA DI MAIO INSTAGRAM STORY SULLA CINA

 

Dopo che Di Maio ha dettato la linea, gli altri si sono adeguati. Il presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, M5S, ha appena portato una delegazione parlamentare a Pechino: «Si è parlato delle grandi opportunità economiche per entrambe le parti derivanti dal progetto Nuova Via della Seta». Vede «grandi vantaggi soprattutto per le regioni italiane più in difficoltà».

 

Il business tra Italia e Cina in effetti sta decollando. È di qualche giorno fa il varo di una prima nave da crociera che i cinesi hanno commissionato a Fincantieri. Altre due mega-navi saranno prossimamente costruite in joint-venture a Shangai: una commessa da 1,5 miliardi di dollari che potrebbe triplicare in breve tempo.

 

michele geraci sottosegretario allo sviluppo economico michele geraci sottosegretario allo sviluppo economico

Anche Finmeccanica sta stipulando contratti con i cinesi. «Non è tutto merito della nostra task-force, però è innegabile una certa accelerazione grazie al nostro lavoro, vanta il sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci. È lui, di cui l' economista Claudio Borghi dice essere «persona competentissima sulla Cina; un onore per la Lega averlo indicato per il governo», il vero regista di questa svolta verso la Cina.

 

Nell' agosto scorso, Geraci ha dato vita a una task-force interministeriale con due gruppi di lavoro stabili, uno in Italia e l' altro in Cina. La task-force raccoglie segnalazioni, dei problemi come delle opportunità, che vengono comunicate sia alle aziende, sia al governo. Dice Geraci: «Dopo un inizio lento, che scontava il tradizionale scetticismo italiano verso la Cina, le cose hanno cominciato a camminare».

 

massimo dalema al vinitaly massimo dalema al vinitaly

I singoli dossier, dall' agroalimentare al turismo, alle cooperazione industriale o infrastrutturale, restano in capo alle singole amministrazioni o società partecipate. «Ma l' operatività passa per la task-force. E quando si deve negoziare su 15 dossier alla volta, è più facile trovare le soluzioni». Il negoziato in corso, però, quello sul memorandum che il presidente Xi dovrebbe firmare tra due settimane in Italia, potrebbe essere il più complicato di tutti perché c' è la contrarietà di Washington e di Bruxelles. O no?

 

«Quando il testo sarà noto, si vedrà che è nell' interesse italiano e alleato. Abbiamo ricevuto alcune osservazioni dagli Stati Uniti e abbiamo risposto. Il governo è unito, al di là delle ricostruzioni giornalistiche». Chi spinge fortemente per l' adesione italiana alla Via della Seta è Massimo D' Alema, di cui si segnalano gli ottimi rapporti con Pechino. Lo stesso Geraci, però, nutre dubbi sulla Via della Seta: «Sotto il profilo economico, trasportare le merci via mare dalla Cina costa dieci volte di meno della ferrovia. Ma ora apriremo anche una Via della Seta aerea e una spaziale».

 

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