giorgia meloni – matteo salvini - piantedosi – raffaele fitto – ursula von der leyen

LA VIA TRUCIS DI GIORGIA MELONI - SALVINI VUOLE OSCURARLA APPROFITTANDO DEI SUOI VIAGGI ISTITUZIONALI ALL’ESTERO - GENTILONI L’HA AVVISATA DI COSTRUIRE UN’ALLEANZA CON LA GERMANIA E NON SOLO CON LA FRANCIA (MACRON E’ UNO SCALTRO OPPORTUNISTA) - IL DIVIDE ET IMPERA DELLA DUCETTA E' UN GIOCO PERICOLOSO: VUOLE ISOLARE FORZA RONZULLI STRINGENDO A SE’ SALVINI E CONTENERE IL "CAPITONE" USANDO GIORGETTI (FINIRA’ PER PRENDERE SCHIAFFI DA TUTTI E DUE) - FITTO S’AGITA: LA MACCHINA BUROCRATICA STA ASFALTANDO IL PNRR - GLI SCAZZI SU CONTANTE, MIGRANTI E RAVE SONO LE PRIORITA’ DI UN GOVERNO APPENA INSEDIATO CHE E' NEL MIRINO DI BRUXELLES?

matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT

 

Giorgia Meloni sta cercando di tenere strette le redini del governo. Non è un’operazione scontata. Intorno a lei ci sono due alleati inaffidabili che, pur di guadagnare spazio e visibilità, non esiterebbero ad azzopparla per ridimensionarla.

 

Sconfitto dalle urne, con la Moratti alle porte che vuole strappare la Lombardia al Carroccio, come ogni animale ferito Matteo Salvini è pericolosissimo: ogni giorno scalpita per riprendere la scena, guadagnare qualche voto con titoli su tv e giornali e social, cavalcando un’immaginaria emergenza migranti, come avvenne già ai tempi del governo Conte-1.

piantedosi salvini meloni tajani

 

Il “Capitone” ha fiutato l’opportunità per tornare alla ribalta nelle lunghe assenze dall’Italia di Giorgia Meloni, impegnata nei viaggi istituzionali all’estero. Dopo la conferenza Cop-27 in Egitto, la Ducetta volerà al G20 di Bali.

 

Prima di rifare la valigia, deve definire le deleghe dei due vicepremier, cioè Salvini e Tajani. Anche per dare un perimetro chiaro all’azione dei due alleati, evitando esondazioni fuori luogo.

alfredo mantovano giorgia meloni

 

Di norma i due vicepremier non hanno alcun potere. Ma se non c’è lei, chi presiederà il Consiglio dei ministri, Salvini o Tajani? Di certo non il sottosegretario di Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano.

 

L’ex magistrato non ha l’autorevolezza per tenere a bada la squadra di governo. Idem con patate, il sottosegretario all’attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari. Non hanno, per capirci, il carisma che sfoggiava Gianni Letta ai tempi del governo Berlusconi. Né quello di Enrico Letta ai tempi di Prodi.

MIGRANTI SBARCATI A CATANIA DALLA GEO BARENTS

 

Capita l'antifona, Meloni non vuole farsi fagocitare dal protagonismo di Salvini: sullo sbarco dei migranti dalle navi Geo Barents e Humanity, e tramite il suo consigliere diplomatico Francesco Talò, ha contattato l’Eliseo.

 

Grazie alla sponda francese (la decisione di Parigi di accogliere la nave Ocean Viking), Meloni ha messo la mordacchia al ministro dell’Interno Piantedosi (che ha vergognosamente parlato dei disgraziati a bordo delle navi come di “carichi residuali”) e aperto allo sbarco dei migranti.

 

La Ducetta è stato costretta a fare uno shampoo al ministro (non ha parlato della questione con Salvini) facendogli capire che bisognare stare calmi e non agitare le acque con Bruxelles. Della serie: siamo appena arrivati, non creiamo subito pastrocchi. Occorre un approccio pragmatico e non ideologico.

giorgia meloni paolo gentiloni

 

Anche perché Giorgia Meloni è preoccupata per il rapporto con l’Unione Europea. Partita tra mille diffidenze, anche a causa delle scorie della campagna elettorale, la relazione tra la leader di Fratelli d’Italia e Bruxelles va ancora messa a punto.

 

Bisogna costruire quel minimo di fiducia, anche personale, per - dal lato europeo - coinvolgere l’Italia nelle partite che contano. Dal lato italiano, evitare inutili schermaglie, tipo quella su migranti e le ong (ma vale anche per le leggi ad minchiam anti-rave, polemiche anti-aborto o baggianate tipo tetto ai contanti e ponte sullo Stretto), che intossicano i rapporti tra le cancellerie e gettano cattiva luce sull’Esecutivo.

 

MACRON E SCHOLZ

Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha recapitato un “pizzino” a Giorgia Meloni. Le ha fatto capire che non può pensare di intrattenere un rapporto esclusivo con la Francia trascurando completamente la Germania.

 

Le conseguenze possono essere nefaste, come si è visto nella bocciatura da parte di Germania e Olanda della proposta Gentiloni per la riforma del Patto di stabilità. Scholz e Rutte hanno alzato un muro contro l'ipotesi di un ampio spazio di manovra per la Commissione nei negoziati con i singoli Paesi per garantire finanze pubbliche sostenibili.

 

giorgia meloni ursula von der leyen 3

Affiancare Parigi in alcune battaglie in Europa può essere utile ma non bisogna dimenticare che Macron è un tattico, altri direbbero opportunista, che per i suoi interessi ti sorride oggi e ti accoltella domani.

 

A proposito di Francia: gli addetti ai livori fanno notare che il duro comunicato con cui i transalpini hanno attaccato l’Italia (“Comportamento inaccettabile, accogliete la Ocean Viking”) arriva dal portavoce del governo francese e non dall’Eliseo di Macron. Con un cortocircuito di poteri, tutto interno alla Francia, che genera altra confusione.

 

MACRON - DRAGHI - SCHOLZ A KIEV

In ogni caso, per l’Italia è necessaria un’alleanza - e non un semplice rapporto di buon vicinato - che tenga dentro sia Parigi che Berlino, sulla scia di quanto aveva iniziato a fare Mario Draghi. La Ducetta ha anche avuto modo di chiacchierare con il cancelliere Scholz al Cop-27 in Egitto, ma è stato un incontro diplomatico che si è risolto in uno scambio di convenevoli. Risultato, zero.

 

D’altronde anche il cancelliere tedesco ha le sue gatte da pelare: i suoi alleati, i verdi e i liberali, lo tengono sotto schiaffo su tutto, dall’invio di armi all’Ucraina all’emergenza energetica fino ai discutibili rapporti con la Cina. Non ha l’autonomia politica per dare risposte nette e definitive. Sulla questione del tetto al prezzo del gas, quindi, Giorgia Meloni dovrà darsi da fare in autonomia, pungolando Bruxelles, come aveva già fatto Draghi, senza aspettare aiuti esterni.

 

giorgia meloni ursula von der leyen 2

Per dare un segnale di distensione alla Commissione europea, è stato consigliato alla Ducetta di lasciare la poltrona di presidente dei Conservatori europei, il gruppo Ecr, che guida dal settembre 2020.

 

Con l’impegno a palazzo Chigi, “Io sono Giorgia” ha ben altre rogne da smazzare. E poi il gruppo, che può contare su una cinquantina di europarlamentari sui 750 totali, è fuori dalla maggioranza costituita da popolari, socialisti e liberali. Ecr non ha neanche votato a favore dell’elezione di Ursula Von der Leyen a presidente della Commissione…

 

Le seccature legate all’Europa non finiscono qui. L’Italia, a parte il suo colossale debito pubblico, ha un altro grattacapo: la cronica incapacità di spendere i fondi che arrivano dall’Unione europea. Mettere a terra un progetto, a causa delle lungaggini burocratiche e della farraginosa macchina dello Stato, diventa un’utopia.

RAFFAELE FITTO GIORGIA MELONI

 

La scelta del nuovo ministro della Pubblica amministrazione non lascia sperare in un cambio di marcia. Mentre Renato Brunetta, conoscendo bene la macchina dello Stato, aveva iniziato un lavoro organico per agevolare la semplificazione amministrativa, il neo ministro Paolo Zangrillo ha un background professionale diverso: si è occupato di risorse umane e gestione del personale nelle grandi aziende private. Il settore pubblico, però, ha un’articolazione differente, piena di trappole e furboni.

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN

Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, che ha anche la delega al Pnrr, ha messo in guardia Giorgia Meloni: è in grave difficoltà nel farsi dare dai ministeri i piani di avanzamento interni per i progetti legati al Pnrr. Tra un'autorizzazione e l'altra, la burocrazia ci mette del suo, le lobby infilano lo zampino: aumenta il rischio di ritrovarsi un Piano azzoppato già nei prossimi mesi.

 

Ps 1: si vocifera che il discorso del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti alla riunione dei ministri delle Finanze a Bruxelles non sia stato così efficace come raccontato da alcuni giornali italiani. Pare che il leghista, dopo aver rassicurato i suoi colleghi (“Saremo prudenti e realisti, nessun scostamento di bilancio”), abbia squadernato senza dare troppe spiegazioni le tabelle preparate dal suo predecessore Daniele Franco con alcune correzioni. Pare che i suoi colleghi ministri abbiano mugugnato, un po’ stupiti davanti a cifre prive di spiegazioni…

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

Ps 2: Meloni vuole tenersi stretto Salvini per isolare Forza Italia. Allo stesso tempo è convinta di poterlo “contenere” giocando di sponda con Giorgetti. Non ha capito che in questo gioco di rimbalzi finirà per prendere schiaffoni da tutti e due. Il ministro dell’Economia, anche se nominato fuori dalla quota-poltrone che spettava alla Lega, è un sottoposto di Salvini, a cui non riesce a opporre mezzo “no”.

 

La sudditanza psicologica di Giorgetti “cuor di melone” al Truce del Papeete, alla lunga, può diventare un fattore di destabilizzazione per Giorgetta della Garbatella. Intanto “Kiss Me" Licia Ronzulli ha fatto pulizia degli uomini di Tajani nelle Commissioni parlamentari, affila gli artigli e usa i suoi fedelissimi Sisto e Mulé per sganciare, un giorno sì e uno pure, siluri contro il governo…

salvini giorgettimatteo salvini e giancarlo giorgetti 8LICIA RONZULLI GIORGIA MELONIRAFFAELE FITTO GIORGIA MELONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”